“Tranqui, sono sempre qui per te”. Un messaggio whatsapp accompagnato da dei cuori rosa e una foto delle due sorelle sorridenti da piccole. È il ricordo che Elena Cecchettin ha affidato al suo profilo Instagram a un anno dal femminicidio di sua sorella Giulia.
Era l’11 novembre 2023 quando la giovane studentessa di Vigonovo venne uccisa a coltellate dall’ex fidanzato Filippo Turetta, prima di essere caricata esanime nel bagagliaio dell’auto e successivamente abbandonata in un canalone vicino al lago di Barcis, in provincia di Pordenone. Qui, una squadra della Protezione civile ritroverà il cadavere di Giulia, prossima alla laurea, la mattina del 18 novembre. Il suo assassino, nel mentre, era fuggito a bordo di una Fiat Punto nera in Germania, dove venne arrestato il giorno stesso del ritrovamento del cadavere, dopo che su di lui pendeva un mandato di arresto europeo.
Il ricordo all’università di Padova
Oggi, a un anno dalla morta di Giulia, anche l’Università di Padova ha voluto ricordare la studentessa con un minuto di silenzio (o meglio di rumore) al quale ha partecipato anche il padre della 22enne, Gino Cecchettin. “Grazie a tutti di essere qui in ricordo di Giulia – le sue parole – ma io vorrei estendere il vostro tempo e la vostra commozione a tutte le vittime di femminicidio”. Poi l’invito a vivere “sempre e nell'amore” ricordando come la figlia su questo gli abbia insegnato tantissimo. E ancora: “Io sono molto commosso nel vedervi così numerosi e spero che da qui possa partire un messaggio di benevolenza, affinché non si possano vivere momenti come quelli che abbiamo vissuto l'anno scorso”.
La rabbia degli studenti
Il femminicidio di Giulia Cecchettin ha scosso profondamente il nostro Paese, con centinaia di manifestazioni e iniziative promosse da Nord a Sud volte a tenere sempre acceso il faro sul tema della violenza di genere che purtroppo ancora oggi rappresenta una delle piaghe più profonde della nostra società. Anche alla Sapienza di Roma, alcuni componenti di Sinistra Universitaria hanno voluto ricordare la studentessa di Vigonovo con un minuto di rumore, riempendo i cortili delle facoltà di Psicologia, Lettere e Scienza politiche.
“Oggi – dicono – è l'anniversario del femminicidio di Giulia Cecchettin, un evento che ci ha scosso nel profondo e che ha acceso tutta la nostra rabbia, siamo stati marea. Eravamo ovunque e ci siamo mobilitate per dire basta alla violenza che ogni giorno viviamo sulla nostra pelle. Nonostante il grido di rabbia che si è alzato un anno fa in tutto il Paese, i casi di femminicidi non sono diminuiti. È passato un anno, eppure continuiamo a morire di patriarcato: secondo l'osservatorio di Non Una Di Meno sono 104 i casi di femminicidi e violenze contro le donne e la comunità Lgbtqia+. I numeri che aumentano ogni giorno di più ci ricordano che tutt'ora esiste un sistema e una classe politica che permettono che queste violenze accadano, strizzando l'occhio a chi vuole esercitare un controllo sulle nostre vite e sui nostri corpi”.