Quant'è durato lo stupro? Una domanda agghiacciante, dalla cui risposta, però, potrebbe dipendere l'entità della condanna per l'aggressore. Almeno in Svizzera. È pur vero che anche in Italia abbiamo avuto decisioni simili da parte dei giudici, si pensi alla 'palpata' del bidello alla studentessa durata meno di 10 secondi, durata che ha 'giustificato' la sua assoluzione. Ma certo l'entità del reato, per quanto sia da considerarsi comunque una molestia, è ben diversa quando si parla di stupri.
Ed è sconcertante pensare che una violenza sessuale, di qualsiasi genere, venga condannata in base a quanto tempo ha impiegato l'aggressore a compierla. Che poi si potrebbe addirittura vedersi scontare la pena, se la violenza stessa è stata 'veloce'. Un metodo che non va certo a beneficio della vittima, che così facendo non solo non viene risarcita almeno moralmente ma si sente giudicata a sua volta per quanto denunciato magari, oltre che per quello che ha subito.
La sentenza in Svizzera
È quello che ha provato sulla propria pelle una donna di 33 anni. La vicenda risale al febbraio del 2020, quando la donna subì una violenza carnale da parte un coetaneo portoghese e di un 17enne all'ingresso dello stabile dove abitava. Dopo la denuncia e l'avvio del procedimento giudiziario, in prima istanza è stato il maggiore dei due a finire sul banco degli imputati: per lui la sentenza era stata di 4 anni e 3 mesi di reclusione. Il processo nei confronti dell'allora minorenne non si è invece ancora svolto. Io stupratore portoghese, però, non si è dato per vinto e, attraverso i suoi difensori, ha fatto ricorso in appello. La Corte svizzera ha deciso quindi per la riduzione di pena e la motivazione lascia senza parole: la violenza sessuale è stata di breve durata, "Appena 11 minuti", ha sancito il tribunale di seconda istanza. Se non bastasse questo, a infierire sulla vittima sono state poi le ulteriori motivazioni avanzate dai togati, come ha riportato Il Messaggero: "La vittima ha giocato con il fuoco, inviando dei cattivi segnali, mentre si trovava in un bar con il 33enne e il suo complice".La vittima e quei segnali all'aggressore
Eccola là, la solita storia: è la donna a 'essersela cercata', ad aver scatenato la reazione dei suoi stupratori lanciandogli messaggi o sguardi provocatori. Quella della corte svizzera non è altro che vittimizzazione secondaria della 33enne, che giustifica o comunque attenua la colpa dell'aggressore scaricando la responsabilità della violenza su chi la subisce e non su chi la compie. La sentenza, inaccettabile per molti, ha fatto ovviamente scattare la polemica. La reazione delle femministe, e di gran parte della società civile, è stata immediata tanto che già nel 2021 ci fu una grande manifestazione per le strade di Basilea.Stando ai dati di Amnesty International, inoltre, nel Paese elvetico il 22% delle donne dai 16 anni in su ha subito abusi o molestie e il 12% è stato costretto invece ad avere rapporti sessuali contro la propria volontà. Certo, magari non tutti sono durati abbastanza da essere poi considerati punibili dai giudici... Se questa si può chiamare giustizia!Visualizza questo post su Instagram