Stupro di gruppo a Palermo: il branco dei 7 voleva aggredire ancora

Fra i responsabili della violenza sessuale ai danni della 19enne c'è chi parla di raid punitivo per farle rimangiare la denuncia: "Le do una testata nel naso". Corteo di solidarietà lungo le vie dell'orrore

di LETIZIA CINI
20 agosto 2023
Corteo di solidarietà per la vittima a Palermo

Corteo di solidarietà per la vittima a Palermo

Stupro di gruppo a Palermo, nessuna traccia di pentimento. Anzi. Fra i responsabili della violenza sessuale ai danni di una 19enne, alcuni avevano anche pensato di punire la vittima per farle rimangiare la denuncia di stupro. L'orrore si aggiunge all'orrore leggendo l’ordinanza del Gip di Palermo che ha portato all’arresto di sette giovani -  Angelo Flores, Gabriele Di Trapani, Cristian Barone, Christian Maronia, Samuele La Grassa, Elio Arnao e hanno tra i 18 e i 22 anni (sul web circolano anche le loro foto che abbiamo scelto di non pubblicare, ndr) - per l'aggressione avvenuta la notte del 7 luglio scorso in un cantiere abbandonato sulla costa del capoluogo siciliano.
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Il cantiere abbandonato dove è avvenuta la violenza sessuale (foto Ansa)

La spedizione punitiva

L’idea di una spedizione punitiva era venuta a 2 dei 4 assalitori finiti in manette soltanto ieri, dopo che altri tre complici erano stati arrestati il 3 agosto. I carabinieri, proprio in questa data, hanno intercettato due degli indagati, fino ad allora a piede libero, Samuele La Grassa ed Elio Arnao, che secondo il giudice coltivavano "una volontà punitiva" nei confronti della persona offesa. Una volontà che si somma alle minacce fatte arrivare alla ragazza affinché non rivelasse quanto accaduto quella notte di luglio al Foro Italico. I due, convocati in caserma, discutono del rischio che Angelo Flores, il ragazzo che filmò lo stupro, avesse fatto i loro nomi. Su Whatsapp La Grassa scrive: "Ti giuro, stasera mi giro tutta la via Libertà e mi porto la denuncia nella borsetta... gli dico guarda che cosa mi hai fatto e poi gli do una testata nel naso", riporta nel messaggio. Lunedì 21 agosto in tribunale a Palermo ci saranno gli interrogatori dei 7 arrestati, tutti accusati di violenza di gruppo.

L'aggressione

Dopo avere fatto ubriacare la giovane durante una serata trascorsa nei locali della movida, nel mercato storico della Vucciria, l’avrebbero trascinata a forza in una zona isolata, dove l’hanno violentata. Tra di loro anche un ragazzo che fino a un mese fa era ancora minorenne. Dopo lo stupro, il branco ha abbandonato la vittima per strada, prima di andare a mangiare in una rosticceria sul lungomare.
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L'articolo 609 ter del codice penale stabilisce che sia un'aggravante della violenza sessuale quando questa è commessa "con l’uso di sostanze alcoliche"

Stupro di gruppo, le reazioni

Intanto, oltre alla Regione siciliana, che ieri attraverso il governatore Renato Schifani aveva annunciato la costituzione di parte civile al processo, oggi anche il vicesindaco Carolina Varchi ha spiegato che il Comune di Palermo farà la stessa cosa. Il presidente della Regione è tornato sulla vicenda, spiegando che nonostante sia un garantista - "la mia posizione liberale è nota agli italiani" "In presenza di reati di allarme sociale in cui la prova è acquisita in modo inoppugnabile, sia sotto il profilo documentale sia sotto quello delle intercettazioni delle conversazioni tra questi ragazzi prima di essere ascoltati dalla forze dell’ordine, occorrerebbe allungare o raddoppiare i termini della carcerazione preventiva", sottolinea. Lo dico assumendomi la piena responsabilità. Così si impedirebbe che con la scadenza dei termini possano essere presto rimessi fuori e magari ripetere così efferati comportamenti".

Castrazione chimica

L'efferatezza dell'episodio ha colpito profondamente gli inquirenti e la comunità, tanto che la Lega Sicilia ha lanciato una raccolta firme: "Castrazione chimica per stupratori e pedofili: firma anche tu".  Inizia così la petizione diffusa sui social da Annalisa Tardino, eurodeputata e coordinatrice regionale in Sicilia.
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Le chat choc: "Voleva farsi tutti, alla fine gli abbiamo fatto passare il capriccio"

La chat dell’orrore

“Eravamo cento cani sopra una gattauna cosa così l’avevo vista solo nei video porno”, ha scritto uno degli arrestati in un messaggio successivamente alla violenza. Quel film hard “pronto al consumo” nelle disponibilità di giovani e giovanissimi incapaci di gestirlo è motivo di emulazione, quasi di sfida, come dimostrano queste parole. Una gioco aberrante tra loro in cui la ragazza è solo un mezzo per mostrare l’uno l’altro il proprio “potere”, sesso di gruppo per infliggere violenza e sentirsi dei duri. A incastrare gli stupratori sono state le frasi dei ragazzi in caserma intercettate dalle telecamere di sicurezza mentre attendevano di essere interrogati. Una vera e propria confessione: “Le ho fatto male – le parole raccolte – . Lei non voleva, faceva ‘no, basta'”. “I pugni che le davano e pure gli schiaffi, non respirava”, commenta uno di loro.

Corteo di solidarietà per la vittima a Palermo

Lo stupratore non è malato è figlio sano del patriarcato». Con questo striscione ieri sera è stata organizzata dall’associazione «Non una di meno" a Palermo una manifestazione dopo la notizia della violenza di gruppo che si è consumata nella zona del Foro Italico. Un corteo ha attraversato le strade percorse dal branco che ha trascinato la vittima, dalla Vucciria fino al cantiere abbandonato del collettore fognario dove si è consumato lo stupro. "È bastato un semplice passaparola - dicono gli organizzatori - per dare vita a un bellissimo e prezioso momento di rabbia collettiva e rumore in solidarietà alla giovane stuprata da 7 giovani uomini e contro il sistema patriarcale che normalizza la violenza di genere e continua a sfornare i suoi figli, uomini per i quali noi non siamo altro che carne da macello, prede da cacciare. Un momento in cui ci siamo riconosciute come sorelle e ci siamo riappropriate delle strade e della città senza paura alcuna per dire che siamo libere di viverci come vogliamo e che respingiamo qualsiasi forma di militarizzazione dello spazio pubblico. Non importa quanto e cosa si è bevuto, cosa indossiamo, dove andiamo, a che ora ci muoviamo per le vie della città, che atteggiamenti abbiamo. Il sesso senza consenso è stupro". “Era importante vedersi, riconoscersi fra alleati e alleate contro un sistema violento e patriarcale, discutere l’accaduto e farsi sentire!“ spiegano gli organizzatori. Il corteo per esprimere solidarietà “alla giovane donna stuprata e a tutte coloro subiscono quotidianamente violenza di genere“ è stato contrassegnato da striscioni e slogan come “Ti rissi no! (ti ho detto di no, ndr)“, “L’indifferenza è complicità“. “È stato un momento - sottolineano le promotrici della manifestazione - in cui ci siamo riconosciute come sorelle e ci siamo riappropriate delle strade e della città senza paura alcuna per dire che siamo libere di viverci come vogliamo e che respingiamo qualsiasi forma di militarizzazione dello spazio pubblico“.