Dal Golfo del Messico allo Stretto di Magellano, situato nell’estremo sud del Cile, questa parte del continente americano vive da decenni episodi di terribile instabilità sociale, in molti casi indotta da esperienze politiche dittatoriali e autoritarie. Un contesto nel quale le violenze legate a gruppi armati criminali, spesso connessi ai cartelli del narcotraffico, attuano un vero e proprio contropotere, assumendo una valenza para istituzionale.
Anche le dittature sanguinarie che, nel corso del ‘900, si sono succedute nell’America latina e non solo, hanno decisamente innalzato il livello e il quantitativo di violenze. Contesti che spesso hanno visto la ferma opposizione di donne che, noncuranti del contesto che le circondava e che le circonda, hanno deciso di lottare per denunciare o cambiare queste ingiustizie.
Chi ha scelto di non piegarsi a questi fenomeni ma, altresì, di combatterli, è la neopresidente del Messico Claudia Sheinbaum. Ingegnera energetica candidata di Morena – partito di centrosinistra del presidente uscente Andrés Manuel López Obrador – ha ottenuto quasi il 30% delle preferenze in più rispetto alla sua diretta rivale. Un programma di governo netto, che pone ai primi posti la lotta alla corruzione, il recupero di aree in mano alla criminalità organizzata e la riduzione dell’inquinamento. Temi già capisaldi del suo mandato come sindaca di Città del Messico, metropoli ai primi posti per violenza e inquinamento. Una prospettiva che conferma la sua volontà, già manifestata negli ultimi sei anni di mandato amministrativo, di attuare un profondo cambiamento in Messico nel quale, ancora oggi, l'avversione verso le istituzioni è dilagante.
Claudia Sheinbaum, la fisica prima “Presidenta” del Messico
A poche ore dalla sua elezione, difatti, ben due sindaci sono già stati uccisi per mano delle bande armate. Yolanda Sánchez Figueroa, prima cittadina del comune di Cotija, è stata raggiunta dai colpi di mitra esplosi da un commando che ha raggiunto la stessa Figueroa e gli uomini della scorta nella piazza principale del paese. La sindaca era già stata rapita lo scorso anno dai gruppi criminali che operano nella zona, a testimonianza della pericolosità che donne e uomini delle istituzioni devono affrontare in un clima denso di criminalità come quello Messicano.
Nora "Norita" Cortiñas, madre simbolo della Resistenza argentina
Nelle scorse ore, a 94 anni, si è spenta un’altra donna simbolo della lotta alla violenza in Sud America. Nora Cortiñas, emblema delle Madri di Plaza de Mayo e co-fondatrice della stessa associazione, è sempre stata in prima linea per chiedere che venisse fatta luce sulla tragedia dei desaparecidos argentini. Norita, come veniva chiamata abitualmente, ha lottato fin dal 1977 per cercare i migliaia di ragazzi e ragazze uccisi dalla dittatura argentina che, dal 1976 al 1983, imperversò nel paese. Anche suo figlio Carlos Gustavo, scomparso il 15 aprile 1977, fu una delle vittime della guerra sporca atta a reprimere il dissenso per mano del regime argentino di Jorge Rafael Videla.
Una storia di dolore, di lotta e di ricerca che, nelle parole e nei gesti di Cortiñas, si è tramandata negli anni, diventando un vero e proprio vessillo di libertà in nome della lotta alla violenza e alla repressione.