Suicidio assistito, il figlio di Sibilla Barbieri: “Mia madre obbligata all’esilio forzato”

Vittorio Parpaglioni racconta l’esperienza con la madre e spiega perché ha scelto di accompagnarla in Svizzera. “La disobbedienza per me è una delle poche forme non violente di rivoluzione”

di TERESA SCARCELLA -
6 maggio 2024
Sibilla Barbieri e il figlio Vittorio Parpaglioni

Sibilla Barbieri e il figlio Vittorio Parpaglioni

Rischia fino a 12 anni di carcere per aver aiutato la madre, l’attrice Sibilla Barbieri, ad accedere al suicidio medicalmente assistito. Vittorio Parpaglioni è uno dei tanti disobbedienti civili che commettono quello che è a tutti gli effetti un reato nel nostro Paese, per spirito di ribellione e soprattutto per amore. Qualche giorno fa era ospite del Forum studentesco della Scuola Normale di Pisa, per un incontro sulla legalizzazione dell'eutanasia e sull’autodeterminazione, insieme a Marco Cappato e Matteo Mainardi per l'associazione Luca Coscioni

“Mia madre ha deciso di voler ricorrere al suicidio assistito nel momento in cui le hanno detto che aveva meno di 3 mesi di tempo – ricorda Vittorio raccontando la sua esperienza – Inizialmente la scelta ci ha fatto riflettere molto, nonostante avessimo bene in mente cosa significasse. Una volta compresa la decisione io ho scelto di accompagnarla sia come figlio che come disobbediente civile. Siamo partiti per la Svizzera e una volta arrivati lì la situazione era chiara”.

La legge italiana e la procedura

Ma perché in Svizzera? Il motivo lo aveva spiegato la stessa Barbieri, nel video – diventato poi virale a novembre scorso – fatto poco prima di morire. Lo ha spiegato nuovamente il figlio, sia al convegno pisano che nelle varie interviste rilasciate.  

“Questa scelta deriva da un diniego da parte dell’Asl Roma 1. Perché in Italia è legale, è una possibilità, ma vanno soddisfatti quattro requisiti tra cui quello del sostegno vitale: la persona malata deve essere tenuta in vita, senza specificare la tipologia del sostegno – continua il ragazzo –. Mia madre non era dipendente da un sostegno vitale, o almeno non in quel momento. Ma un malato oncologico peggiora giorno dopo giorno, quindi la situazione cambia in modo veloce e questo il comitato medico non lo ha ben compreso. Si sono rifiutati di permetterle di morire a casa sua, obbligandola di fatto a un esilio forzato, perché per me si tratta di questo nel momento in cui non è possibile morire in casa propria. Un danno morale, psicologico e fisico, perché un viaggio per un malato terminale è un’odissea”.

Sibilla Barbieri non c’è più dal 31 ottobre 2023. Aveva 58 anni ed era una malata oncologica terminale. E’ morta in una clinica elvetica.

La pena che rischia

“Arrivati in Svizzera lei non riusciva più nemmeno a parlare, il 31 ottobre ha soddisfatto il suo diritto in un altro Paese – dice il figlio - Tornato a Roma mi sono autodenunciato ai carabinieri. Non abbiamo ancora notizie rispetto al tribunale, ma sappiamo che la legge prevede una pena dai 5 ai 12 anni. Una legge degli anni ‘30, quella che prevede l’istigazione e aiuto al suicidi. Non è mai stata modificata, nonostante la nostra Costituzione preveda il diritto all’autodeterminazione. Ad oggi, tra l’altro, nessuna parola da parte del governo, né riflessione sul tema in Parlamento”. 

E alla domanda: cos’è la disobbedienza per te, Vittorio Parpaglioni ha dato una risposta che smuove le coscienze o almeno dovrebbe: “Disobbedire per me significa evolversi, permettere alla società uno step superiore. E’ attraverso la disobbedienza che la società può cambiare, questo l’ho capito dopo. All’inizio era una motivazione puramente di amore. E’ una delle poche forme non violente di rivoluzione”.