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Test dell’omosessualità a un poliziotto: sarà risarcito per “danno morale”

L’agente ha fatto ricorso al Tar del Piemonte nel 2022, dichiarando che l'amministrazione lo aveva “messo alla gogna” e i colleghi “deriso e isolato”. Ora il ministero gli deve 10mila euro di indennizzo

17 aprile 2024
Test dell'omosessualità a un agente di polizia penitenziaria. Il Tar condanna l'amministrazione giudiziaria

Test dell'omosessualità a un agente di polizia penitenziaria. Il Tar condanna l'amministrazione giudiziaria

Messo sotto esame per il suo “presunto” orientamento sessuale, dopo che due persone detenute nel carcere di Vercelli, dove presta servizio avevano avanzato una segnalazione nei suoi confronti, perché vittime di molestie sessuali da parte dell’agente. Segnalazione che si era poi rivelata falsa, fatta per chissà quale motivo.

Agente sottoposto a perizia psichiatrica per l’omosessualità

Ma nel frattempo, invece che accertare le ragioni di quelle dichiarazioni da parte dei carcerati, a finire sotto la lente degli accertamenti è stato il poliziotto, che è stato sottoposto a un esame psichiatrico per verificare se fosse omosessuale. Un’assurdità, a vederla da fuori: perché mai il fatto di essere o meno gay dovrebbe essere un problema per un agente di polizia? L’orientamento sessuale, che rimane – e dovrebbe essere come tale considerato – un aspetto privato, inerente alla sfera più intima della persona al di là del suo impiego, dovrebbe poi invece essere rivelato da uno psichiatra? Non si tratta mica di una malattia mentale! 

Messo alla gogna 

È per questo che un agente scelto di polizia penitenziaria ha presentato nel 2022 un ricorso al Tar del Piemonte. Nel rivolgersi ai giudici il poliziotto ha lamentato la condotta con cui l'amministrazione lo aveva “messo alla gogna”, raccontando come durante il procedimento disciplinare gli furono rivolte “domande ambigue” sul suo orientamento sessuale e che in seguito fu indirizzato per “accertamenti psichiatrici” alla Commissione medica ospedaliera di Milano.

I sanitari non rilevarono elementi da cui ricavare l'inidoneità al servizio e le contestazioni di carattere disciplinare vennero archiviate. L'agente ha affermato inoltre di essere stato deriso ed emarginato dai colleghi e di avere vissuto una “forte situazione di stress”. Ma su questo capitolo il Tar non ha riconosciuto il diritto a un risarcimento.

La condanna al risarcimento per “danno morale”

Il tribunale ha però condannato il ministero della Giustizia a risarcire il poliziotto con un indennizzo di 10 mila euro per “danno morale”. Nella sentenza si sileva che fu messa in dubbio l'idoneità al lavoro del poliziotto “veicolando l'idea per cui l'omosessualità attribuitagli potesse essere un disturbo della personalità”. Tra l’altro, come si legge, l’omosessualità era solo presunta, attribuita all’uomo dai detenuti e mai, anche giustamente, accertata. Ma l’amministrazione ordinò il test per “fare chiarezza” sulla personalità dell'agente, decisione che i giudici del Piemonte ritengono “arbitraria e priva di fondamento giuridico oltreché tecnico-scientifico”. Si trattò, infatti, di una “indebita sovrapposizione” tra orientamento sessuale e disturbo della personalità.