È stata accusata di omicidio, uno dei crimini più atroci che esistano. Ma quella nei suoi confronti è un’accusa ancora più tremenda perché la sua colpa sarebbe quella di aver addirittura ucciso il (futuro) figlio, ovvero di aver abortito.
La protagonista di questa vicenda è una donna in Texas che, dopo essersi sottoposta alla pratica di interruzione di gravidanza ha dovuto trascorrere due notti in prigione. Ora Lizelle Gonzalez ha citato in giudizio il pubblico ministero e il giudice coinvolti nel caso, prima che l'accusa fosse archiviata qualche giorno dopo i fatti.
A darne notizia è il Guardian: la denuncia, presentata in un tribunale federale giovedì 28 marzo, arriva un mese dopo che l'ordine degli avvocati dello stato del Texas ha multato e disciplinato il procuratore distrettuale della contea rurale di Starr, Gocha Ramirez, per il caso del 2022, quando la donna fu accusata di omicidio per “la morte di un individuo a seguito di un aborto autoindotto”.
La vicenda di Lizelle Gonzalez
In base alla restrittiva legge texana, però, le donne che cercano di abortire sono esenti da accuse penali. Perciò Gonzalez sostiene di aver subito un danno con l'arresto e la successiva copertura mediatica del suo caso e ora chiede un risarcimento di 1 milione di dollari. “Le conseguenze delle azioni illegali e incostituzionali degli imputati hanno cambiato per sempre la vita della querelante”, si legge nella causa.
Nella denuncia si spiega che nel 2022 Lizelle era incinta di 19 settimane quando ha assunto misoprostolo, uno dei due farmaci usati negli aborti farmacologici. Dopodiché si è sottoposta a una visita ostetrica al pronto soccorso ed è stata dimessa con diagnosi di dolori addominali. Il giorno successivo è tornata con un'emorragia in corso e l’ecografia ha rilevato che non c’era più battito cardiaco nel feto. I medici le hanno quindi praticato un parto cesareo per farlo nascere ed evitare complicazioni. Ma secondo i suoi legali l'ospedale ha violato la privacy della paziente quando ha segnalato l'aborto all'ufficio del procuratore distrettuale, che ha poi svolto le indagini e ha formulato un'accusa di omicidio contro Gonzalez.
Il procuratore della contea di Starr: “Ho commesso un errore”
Cecilia Garza, avvocata della querelante, sostiene che i pubblici ministeri hanno perseguito un’accusa nonostante sapessero che una donna che abortisce non può essere incriminata per omicidio secondo la legge statale. Il procuratore distrettuale della contea di Starr ha annunciato che le accuse sarebbero state ritirate pochi giorni dopo l'arresto, ma non prima di aver fatto trascorrere due notti in carcere alla donna e di essere stata identificata per nome come sospettata di omicidio.
A febbraio Ramirez ha accettato di pagare una multa di 1.250 dollari e di sospendere la sua licenza per 12 mesi, in un accordo raggiunto con l'Ordine degli Avvocati del Texas. All'epoca aveva dichiarato all'Associated Press di aver “commesso un errore” e di aver accettato la punizione perché ciò gli consentiva di continuare a gestire il suo ufficio.