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Trentenne e single, l’identikit della donna che si affida al social freezing

L’esperta: “Dopo i 30 anni, senza un partner, molte donne sentono la pressione del tempo che passa e con esso l’eventuale possibilità di fare figli. La crioconservazione degli ovociti aiuta ad eliminare queste ansie e ad aprirsi una strada in più, al di là se si scelga o meno di intraprenderla”

di Redazione Luce!
12 marzo 2024

L'identikit di chi pratica il social freezing (foto di repertorio)

“Il social freezing è un tema su cui c’è ancora troppa disinformazione e chi lo critica arriva addirittura a sostenere che sia una medicalizzazione del concepimento. Non è vero. Si tratta di un vero e proprio jolly per la donna, che ha così modo di preservare la propria fertilità. Ecco perché è importante parlarne”.

Marina Bellavia, ginecologa, direttrice sanitaria di Next Fertility Procrea e specialista in medicina della riproduzione,  inquadra così il tema del cosiddetto social freezing, cioè una tecnica di preservazione della fertilità che si basa sul congelamento degli ovociti in età fertile per poter posticipare la gravidanza. E’ con lei che Bianca Balti ha affrontato la tematica sul suo profilo Instagram.

Chi effettua il social freezing

“La stragrande maggioranza delle donne che si rivolgono a noi sono ragazze che, passata la soglia dei 30 anni non hanno ancora un partner con cui creare la propria famiglia e cominciano ad avvertire il timore del tempo che passa e di trovarsi con una riserva ovarica ridotta -riprende la dottoressa Bellavia-. Con il passare degli anni, infatti, la capacità riproduttiva di una donna tende a ridursi perché è strettamente legata all’età biologica delle ovaie. Crioconservare i propri ovociti toglie così l’ansia del “fattore tempo”, perché a quel punto la donna sa che se anche passerà ancora qualche anno per trovare il partner giusto con cui costruirsi la famiglia, in caso di eventuali problemi di procreazione potrà giocarsi il jolly che ha preservato al momento giusto”.

Grazie al congelamento ultrarapido, infatti, vengono mantenute intatte le proprietà degli ovociti fino all’eventuale momento dell’uso in un trattamento di riproduzione assistita, perché quando vengono “scongelati” mantengono “l’età” che avevano al momento della vitrificazione, aumentando così le possibilità di una gravidanza di successo.

In cosa consiste

“Il percorso della crioconservazione degli ovociti viene effettuato in tutta sicurezza -riprende Marina Bellavia-. Una serie di esami sulla donna ci consentono infatti di creare una stimolazione ormonale mirata e personalizzata, quindi ben tollerata e priva di effetti secondari non sopportabili. Poi procediamo con il prelievo degli ovociti, che vengono crioconservati con la speranza che non debbano mai essere utilizzati, perché ciò vorrebbe dire che la ragazza ha trovato il partner della vita ed è riuscita a procreare naturalmente. Viceversa, avrà una concreta possibilità di coronare il proprio sogno di diventare madre”.