Bianca Balti parla di “social freezing”: il lato educativo dei social

La modella, in una diretta su Instagram, intervista una ginecologa ed elimina molti dubbi di chi la segue. Della possibilità di conservare gli ovociti in età fertile se ne parla troppo poco e soprattutto non se ne parla né a scuola, né dal medico, né in famiglia

di TERESA SCARCELLA
9 marzo 2024
Bianca Balti in diretta su Ig

Bianca Balti in diretta su Ig

Lo sapete che potete congelare i vostri gameti e quindi preservare la vostra fertilità? Io personalmente non lo sapevo fino all’anno scorso, nessuno me ne aveva parlato e né mi era mai capitato di leggerlo da qualche parte. Probabilmente non me lo sarei potuto permettere, visti i costi, ma avrei preferito sapere di avere questa possibilità che, al contrario, ho escluso a priori per ignoranza. 

Sicuramente è in parte “colpa” mia, ma è anche vero che quando ero più giovane io (ora ho 34 anni) non c’erano gli strumenti di comunicazione come quelli di oggi, i social erano contenitori diversi e l’informazione era meno ampia. Ma molto banalmente se ne parlava poco anche negli studi medici (ancora meno di adesso), la tendenza era quella di rimandare, di pensare “perché parlare di certe tematiche a ragazzine di adolescenti o poco più che ventenni?”. Perché no in realtà? 

Il dibattito sul social freezing

E’ questo che ci si chiede oggi. Ed è da questo che si cerca in qualche modo di recuperare grazie anche all’utilizzo che molti influencer e personaggi pubblici fanno dei social. Come la modella Bianca Balti, che non perde occasione per sfruttare la sua popolarità per sdoganare tabù e trattare temi attuali. Come il “social freezing” appunto.

Cos’è? E’ la crioconservazione degli ovociti. Il congelamento dei gameti lo possono ovviamente effettuare anche gli uomini che, tra l’altro, sono ancora meno informati delle donne su questi temi. Sicuramente la loro fertilità senza tempo non li fa preoccupare più di tanto, né fa sentire loro la pressione riservata da sempre solo alle donne, ma sarebbe il caso di ricordare, ogni tanto, che l’infertilità può riguardare anche i maschietti. 

Ad ogni modo Bianca Balti, sul suo profilo Instagram, parla alle donne e affronta, insieme alla dottoressa Marina Bellavia, il tema del social freezing. L’intento, si capisce subito, è quello di far luce su una pratica di cui si sa ancora poco e di cui, quindi, spesso si ha paura o addirittura una cattiva considerazione. Una pratica che la stessa modella dice di aver effettuato due volte, a 37 e a 38 anni, e che sta pensando anche di regalare alla figlia: “Ho detto a mia figlia – racconta con il sorriso – a 21 anni ti regalo il ‘social freezing’ così ti fai la tua vita, senza pensieri e quando vorrai, se la gravidanza non venisse naturalmente, sai di averli lì”. 

Un calcio all’orologio biologico

Il social freezing, in parole povere, è una pernacchia all’orologio biologico. Quel ticchettio fastidioso che ad un certo punto ti fa sentire indietro, in ritardo, con l’acqua alla gola e potrebbe farti prendere scelte sbagliate, come quella del partner. Ti dà la possibilità di prenderti del tempo, di scegliere liberamente e di fare un figlio quando è il momento giusto per te e non per la società.

Naturalmente l’età, canaglia, influenza la riuscita della crioconservazione e dell’eventuale fecondazione assistita (che è il passo successivo):

“Idealmente andrebbero conservati tra i 20 e i 35 anni, sono di migliore qualità – spiega la dottoressa interrogata da Balti - Poi i casi sono soggettivi, a volte la riserva ovarica può essere buona anche a oltre quella fascia di età o magari essere cattiva fin da giovani. Nel primo caso è giusto parlare con la paziente delle chance di riuscita ridotte. Gli ovociti congelati, poi, possono essere conservati in teoria a vita. Il limite per il loro utilizzo sta nell’età della paziente. Si consiglia di usarli entro i 50 anni”. 

Bisogna parlarne in famiglia e nelle scuole

Da qui l’importanza di parlarne prima, in età “fertile” appunto. “Le informazioni vanno rivolte alle giovani, ma anche alle famiglie – continua la dottoressa – sono loro che devono supportarle in questa scelta. Deve passare anche nelle scuole, è importante che crescano con le informazioni corrette sulla fertilità, con un’educazione sullo stile di vita, sulle tempistiche e sulle chance rispetto alle fasce di età, per una consapevolezza sulla propria fertilità e così ridurre il rischio di avere brutte sorprese”. 

"E’ un qualcosa che si fa per sè stesse – è il commento di Bianca Balti - ci vuole coraggio e forza, anche perché la società non ha ancora accolto questa pratica. Per me è stata una scelta che mi ha donato libertà, soprattutto quella di non rimanere in una relazione solo per paura di non poter avere la mia terza maternità. Un investimento che facciamo su noi stesse. Il fatto è che noi donne non siamo abituate a farlo senza sensi di colpa”.