“C'è troppa frociaggine”. Cosa avrebbe detto Papa Francesco sull'ingresso dei seminaristi gay al sacerdozio

La frase sarebbe stata pronunciata durante l’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana, che si è tenuta a porte chiuse in Vaticano il 20 maggio scorso, nella vecchia aula del Sinodo alla presenza degli oltre 200 vescovi italiani

di CHIARA CARAVELLI
27 maggio 2024
Papa Francesco, 87 anni

Papa Francesco, 87 anni

“C’è troppa frociaggine”. Sono queste le parole attribuite a Papa Francesco in un incontro a porte chiuse con i vescovi, riportate dal sito Dagospia e poi riprese da vari organi di informazione. La frase, secondo quanto emerso, sarebbe stata pronunciata durante l'incontro a porte chiuse con gli oltre 200 vescovi italiani, che lunedì scorso ha aperto nell'Aula del Sinodo l'assemblea generale della Cei. Un incontro nel quale il Pontefice si sarebbe lanciato in serratissimi richiami verso una maggiore selezione negli accessi ai seminari richiamando appunto l’attenzione sull’eccesso di “frociaggine”.

Bergoglio, durante un discorso sulla crisi di vocazioni, avrebbe così ribadito la sua nota contrarietà ad ammettere al sacerdozio candidati con tendenze omosessuali. Nonostante il Papa si sia sempre espresso, nei limiti del suo ruolo, positivamente rispetto all’apertura della Chiesa su questi temi, stavolta si sarebbe lasciato andare a una, secondo molti, ‘battuta’ di dubbio gusto (che ci aspetteremmo forse da altri personaggi pubblici, ma non da lui).

Il tema è oggetto di dibattito da molti anni e già un'istruzione del dicastero vaticano per il Clero del 2005 – sotto il pontificato di Benedetto XVI – confermata nel 2016 quando era Papa Francesco, stabiliva che “la Chiesa, pur rispettando profondamente le persone in questione, non può ammettere al seminario e agli ordini sacri coloro che praticano l'omosessualità, presentano tendenze omosessuali profondamente radicate o sostengono la cosiddetta cultura gay”.

I vescovi italiani, da parte loro, nell'ultima assemblea svoltasi ad Assisi avevano dibattuto sulla possibilità di restrizioni più sfumate, sentendosi incoraggiati proprio dalle passate aperture di Bergoglio sul tema dell'omosessualità, il famoso ‘chi sono io per giudicare’ ne è un valido esempio. Pur tra molte contestazioni, era stato quindi approvato un emendamento che si limitava a distinguere tra ‘atti’ e ‘tendenze’, ribadendo l'obbligo del celibato per tutti i seminaristi, omosessuali ed eterosessuali, e aprendo così la porta dei seminari ai candidati gay al sacerdozio impegnati però nell'opzione del celibato.

Ma nel confronto di un’ora e mezza con i presuli, di fatto il Papa avrebbe sbarrato la strada: quindi rispetto, sì, per la persona gay che bussa alle porte del seminario, ma ponendo dei fermi paletti all’accesso per evitare che l’omosessuale che sceglie il sacerdozio finisca per fare una doppia vita.