“Troppi stranieri a scuola”: genitori trasferiscono i loro figli e nascono le classi ghetto. Il caso di Fondi

Nell’Istituto Alfredo Aspri, le famiglie degli studenti italiani hanno chiesto in massa i nulla osta per i loro figli perché in classe c’erano “troppi” bambini pakistani, indiani e albanesi

di MARCO PILI
18 settembre 2024
Il caso della scuola elementare di Fondi (foto di repertorio)

Il caso della scuola elementare di Fondi (foto di repertorio)

Settembre è giunto per tutti e, in seguito alla fine del caldo torrido che per mesi ha attanagliato l’Italia, oltre sette milioni di studenti e studentesse hanno aspettato il suono della prima campanella in tutta la penisola provando sentimenti contrastanti. Un momento, quello del rientro a scuola, ormai contraddistinto da malinconia dell’estate e da innumerevoli discussioni riguardanti, in particolar modo, la data di inizio delle lezioni. Ma a Fondi, in provincia di Latina, questo inizio di anno scolastico è stato decisamente più movimentato dei precedenti.

Nell’istituto Alfredo Aspri, infatti, sta facendo discutere a livello nazionale la composizione delle classi elementari, apparentemente suddivise in base alla nazionalità degli alunni e delle alunne. Una vicenda sulla quale, ad oggi, non è ancora stata fatta completa chiarezza. Ciò che è chiaro, invece, è il quadro che i figli e le figlie degli oltre 4mila membri della comunità indiana di Fondi si sono trovati a dover fronteggiare, al netto della loro giovane età, una volta varcate le soglie delle rispettive classi: una classe composta unicamente da alunni indiani e bengalesi, una da bambini e bambine albanesi e pakistane e, infine, una di soli italiani e italiane.

La situazione, incredibilmente discriminatoria e inaudita per un sistema scolastico che, tra i suoi principi fondanti, prevede uguaglianza e inclusione, ha scatenato la rabbia dei rappresentanti della comunità indiana e delle sigle sindacali. “Oggi i ragazzi sono andati regolarmente a scuola, ma devono mischiare le classi: fino ad allora non ci fermeremo”, ha commentato Gurmukh Singh, presidente della comunità indiana del Lazio. E ancora: “Si parla tanto di integrazione, ma qui si sta tornando indietro. Non ci fermeremo finché non verranno mischiate le classi”. Una richiesta precisa e assolutamente legittima, rilanciata anche da Ivana Barbacci, segretaria di Cisl scuola: “Mai si può consentire di strutturare le classi secondo l'estrazione sociale, la religione, né tantomeno la cittadinanza”.

La risposta della preside

Non si è fatta attendere la risposta della dirigente scolastica, Adriana Izzo, la quale si è detta profondamente amareggiata e dispiaciuta dell’accaduto, provando a ricostruire le motivazioni per le quali l’istituto sia arrivato a garantire l’inizio delle lezioni in una condizione così discriminatoria per tutti gli studenti e le studentesse coinvolte.

"Gli eventi verificatisi mi hanno profondamente rattristato per i principi ed i valori che ispirano il mio operato come persona prima e come dirigente scolastico nella pratica quotidiana", ha dichiarato la preside. "In questo anno scolastico il numero degli studenti di diverse etnie iscritti alla classe prima di scuola primaria ha superato il 50%. Nelle prime settimane di settembre si è verificato un improvviso e significativo trasferimento di studenti di nazionalità italiana verso altri istituti, che ha determinato classi con la sola presenza di alunni stranieri, alterando la precedente e più equilibrata composizione delle classi prime". Una non ammissione di colpe alla quale, in seconda battuta, è seguito l’auspicio di una rapida risoluzione della problematica: "Le criticità saranno superate attraverso la riorganizzazione dei gruppi classe e l'attuazione di modelli organizzativi e didattici aperti e collaborativi".

Il ruolo dei genitori e l’intervento dell’Ufficio Scolastico Regionale

A contribuire ad una ben più chiara ricostruzione dei fatti, inoltre, sono state le parole della preside dell’istituto comprensivo Amato, che divide l’edificio con l’istituto Alfredo Aspri: “I genitori degli studenti italiani hanno paura che la presenza di molti stranieri in classe rallenti le lezioni a causa della comprensione della lingua. Molti ragazzi di entrambi gli istituti sono extracomunitari. Nella mia scuola, ad esempio, rappresentano circa il 30% del totale. Alla Aspri prima le classi erano miste, ma alcuni genitori, visti i tanti stranieri, hanno deciso di chiedere il nulla osta per spostare i propri figli in una sezione o in un istituto diverso”.

La causa di questo disequilibrio, dunque, andrebbe imputata proprio ai genitori degli alunni e delle alunne che, non cogliendo i lati positivi della multiculturalità e dell’integrazione, avrebbero richiesto in massa di far cambiare classe o direttamente istituto ai propri figli. Una serie di domande alle quali, secondo la versione della preside, l’istituto non è riuscito a rispondere correttamente, avallando le richieste dei genitori. La speranza è che, grazie all’intervento dell’ente regionale, le classi vengano riequilibrate il prima possibile, permettendo ad alunni e alunne di godere della bellezza della diversità.