Arezzo, 28 novembre 2024 – Franco ha capito. Chiude il percorso di recupero e apre una nuova vita. La vita sospesa, che ora si è ripreso, dopo quella notte di violenza che ha rovesciato tutto: famiglia, certezze, lavoro. Ha cinquant’anni, operaio, vive in un paese della provincia e oggi dice: “Bisogna far sapere che c’è la possibilità di capire che si può star bene senza essere violenti”. E si rammarica di “non aver capito prima che avevo bisogno di essere aiutato”. La mano tesa è quella degli operatori del Prav (Prevenzione recupero e assistenza autori di violenza) operativo da un anno, grazie al contributo del Centro italiano femminile specializzato in consulenza familiare e al Comune che attraverso la Fondazione Arezzo Comunità ha messo a disposizione i locali in piazza San Domenico dove gli uomini cominciano il cammino di rinascita.
Franco, qual è la sua storia?
“Non accade tutto in un momento. Nel mio caso ciò che è esploso quella notte sedimentava dentro di me da anni. Incomprensioni con mia moglie, silenzi. Mi sentivo trascurato, non considerato all’interno della famiglia. Così si è creata una situazione di tensione che ha cominciato a ribollire interiormente”.
Fino a quando?
“Quella sera mia figlia stava guardando una partita di calcio in tv con il fidanzato che frequentava spesso la nostra casa. All’improvviso tra loro è scoppiata una lite molto accesa. Mi sono preoccupato, non era la prima volta. Ne ho parlato a mia moglie ma lei mi ha risposto che non era affare mio. Sono sceso sotto casa per fumare una sigaretta, lei mi ha raggiunto e abbiamo discusso, poi siamo risaliti ma davanti alla porta, mio figlio chiedeva conto della discussione e lo faceva in maniera aggressiva contro di me. È stata quella la molla: mi sono arrabbiato e ho preso a botte lui e mia moglie. Una vicina ha chiamato i carabinieri”.
Come si è sentito in quel momento?
“Ero annebbiato dalla rabbia, mi sentivo quasi un estraneo in casa e non capivo perché venivo aggredito in quel modo per essermi preoccupato di ciò che stava accadendo tra mia figlia e il suo fidanzato”.
Poi cosa è successo?
“Sono stato denunciato, ho dovuto consegnare ai carabinieri le chiavi di casa e rispettare un decreto di allontanamento. Il giudice ha poi stabilito per me l’obbligatorietà di un percorso di recupero, alternativo alla misura restrittiva, in un centro per uomini autori di violenza. Ho lasciato la città del nord dove vivevo con la famiglia, mi sono trasferito in provincia di Arezzo nella prima fase ospite di un amico. Non avevo niente con me se non un borsone con pochi indumenti”.
Come ha affrontato questa fase?
“Ho dovuto ricominciare da zero e provvedere al mantenimento di figli e moglie. E alla mia età non è stato facile far fronte a tutto. Per molto tempo non ho avuto contatti con i miei figli, non potevo chiamarli o vederli e questo mi ha fatto molto male. Solo oggi, ho timidi segnali con uno dei due”.
Come è iniziata la sua rinascita. Cosa ha capito?
“Ho incontrato operatori competenti, con una preparazione specifica. Fin da subito, non mi sono sentito giudicato ma accolto. È stato come riconoscersi interiormente, dopo un atto tanto grave che oggi faccio fatica a pensare di averlo compiuto. Ho provato vergogna, poi ho sentito che potevo aprirmi. È stato un anno impegnativo ma necessario a ricostruirmi. Ho capito quello che ho fatto, ne ho misurato la gravità, ho imparato a modificare il mio comportamento. Mi sono messo in discussione, oggi sono una persona nuova”.
Con quali obiettivi?
“Una vita normale. Ho un lavoro, una casa, la speranza di poter riallacciare un rapporto con i figli. La mia vita è qui: nel paese dove vivo ho amici, tutti mi conoscono e mi vogliono bene. Nei momenti liberi adoro camminare in campagna. La mia passione? Il calcio e la squadra del cuore: il Napoli”.
Ripensa mai a quella notte di botte?
“Sì e vorrei non fosse mai accaduta. Ma fa parte del mio passato, ora voglio guardare avanti. Ho lavorato a fondo su me stesso e sono contento del percorso che sto concludendo. L’esito positivo sarà comunicato a breve al giudice e per me rappresenta un traguardo, dal quale ripartire”.