Violenza di genere, il ruolo dei centri per uomini maltrattanti nel cambiamento culturale

In aumento le donne vittime di violenza. La battaglia al fenomeno culturale passa anche per i centri dedicati agli uomini violenti. Il primo nato in Italia è stato il Cam di Firenze

di GIORGIA BORGIOLI
5 ottobre 2023
violenza-donne

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L’ennesimo femminicidio, quello di Klodiana Vefa da parte dell’ex marito, lascia un amaro in bocca misto all’odore forte di polvere da sparo. Due anni fa il divorzio in Albania mai trascritto in Italia, poi i continui litigi per la gelosia di lui, fino alla sera di giovedì 28 settembre, quando Klodiana è uscita di casa intorno alle 20 per vedere un’amica. Ma l’uomo, che l’ha uccisa poco dopo con tre colpi di pistola, non riusciva proprio ad accettare che lei uscisse con le amiche. La loro condizione di separati in casa faceva sì che, già da molto tempo, per Klodiana le proprie mura fossero una gabbia fatta di gelosia estrema e violenza. Quella sera, Alfred Veda, prende la pistola, esce per strada e uccide l’ex moglie.

I dati: 90 donne uccise nel 2023 fino al 1 ottobre

Secondo l’ultimo report del Viminale, dal 1 gennaio al 1 ottobre 2023 le donne uccise quest'anno sono 90 (75 sono state uccise in ambito familiare/affettivo, 47 dal partner o dall'ex). Per Klodiana oramai da fare non c’è più niente, lascia una vita ancora tutta da esplorare e i suoi due figli di 17 e 14 anni. Ma quando si parla di uomini che uccidono le donne, il brusio delle persone sembra ripetere sempre e solo una frase: “Bisognava agire prima”, e si ripete sussurrata tra le labbra delle amiche che sapevano delle ripetute violenze, ma non avevano idea di come intervenire magari per paura, ritorna nei discorsi dei vicini che sentivano le urla rimbalzare tra le pareti, gli schiaffi rimbombare tra le mura.
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Secondo i dati Istat il 31% delle donne ha subito violenza fisica o sessuale almeno una volta nella vita. Il 50% ha subito violenza psicologica

Il 31% ha subito violenza fisica o sessuale, il 50% psicologica o economica

Secondo i dati Istat, Il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni e 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale; di queste, il 13,6% delle donne ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner, in particolare il 5,2% da partner attuale e il 18,9% dall’ex partner. I dati dimostrano che, la maggior parte delle donne che avevano un partner violento in passato, lo hanno lasciato proprio a causa delle violenza subita. Se poi consideriamo anche quella psicologica ed economica, cioè tutti quei comportamenti di umiliazione, controllo ed intimidazione, nonché di privazione o limitazione nell’accesso alle proprie disponibilità economiche o della famiglia, allora i dati sfiorano addirittura il 50%. A tal proposito, abbiamo parlato con la dott.ssa Stella Cutini, psicologa, psicoterapeuta e direttrice esecutiva del CAM, il Centro di Ascolto per Uomini Maltrattanti. Il CAM nasce nel 2009 a Firenze in collaborazione con il Centro Antiviolenza Artemisia di Firenze ed è il primo centro italiano ad occuparsi della presa in carico degli uomini violenti.

Il nodo culturale: un percorso per i maltrattanti

Nello stesso anno il CAM si costituisce in Associazione. Per poter garantire la sicurezza per le vittime è necessario che i programmi per uomini violenti siano separati dai Servizi per le vittime. Il programma previsto all’interno del percorso CAM comprende una prima fase di colloqui individuali con psicologici e psicoterapeuti, grazie ai quali viene rilevata la violenza e si cerca di comprendere gli episodi e le forme messe messi in atto. “Oltre alla rilevazione della violenza, durante i colloqui, valutiamo quanto i meccanismi di difesa che porta l’uomo ostacolino l’assunzione di responsabilità del proprio comportamento. Ad esempio quanto sia presente la colpevolizzazione della vittima: “l’ho fatto perché lei mi ha provocato”; quanto l’uomo che abbiamo davanti stia minimizzando l’impatto delle sue azioni sulla vittima”, spiega la dott.ssa Cutini.
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Stella Cutini, psicologa, psicoterapeuta e direttrice esecutiva del CAM, il Centro di Ascolto per Uomini Maltrattanti

Dopo questa prima fase di valutazione, l’uomo viene inserito in un percorso di gruppo di stampo psicoeducativo condotto da due operatori CAM. Gli incontri si svolgono ogni settimana per 9 mesi e toccano varie tematiche, come: la parità di genere, gli elementi culturali, le modalità educative non violente dei figli, l’impatto sulle vittime, ma anche la scoperta di strategie alternative di gestione della propria rabbia. Quando le chiediamo quanti soggetti portano effettivamente a termine il percorso, la dott.ssa Cutini ci risponde con un dato che sorprende, ma allo tesso tempo consente di vedere una luce in fondo a questo tunnel nero e continuo di violenze: “La maggior parte termina il percorso. Di solito- spiega la dottoressa- i maggiori drop out si hanno tra gli incontri individuali e l’inizio del percorso in gruppo. Ci sono uomini che si avviano ad un cambiamento, altri che mostrano più resistenze. La maggior parte comunque termina il percorso". Se la violenza fisica si interrompe quasi sempre durante i primi mesi di lavoro di gruppo, quella psicologica invece è un lavoro più lungo e complesso, nella quale i gradi di cambiamento sono molto variabili. E, se i dati Istat mostrano che oggi la violenza psicologica è più diffusa tra le donne più giovani, cioè il 35% per le 16-24enni rispetto ad una media del 26,5%), allora le parole della dott.ssa Cutini mostrano un futuro tutt’altro che rassicurante.

Le novità introdotte con il Codice Rosso

“I primi anni della nascita del CAM, gli uomini che arrivavano erano tutti volontari, poiché non c’era una giurisprudenza che li invitava a prendere contatto coi centri. Oggi, soprattutto dall’entrata in vigore del Codice Rosso, la legge che tutela le donne e i soggetti deboli che subiscono violenze, atti persecutori e maltrattamenti, i soggetti arrivano prettamente inviati dal magistrato o dai servizi di zona, alcuni su ammonimento del questore sulla base dei Protocolli Zeus. Il Centro di Ascolto Uomini Maltrattanti promuove il contrasto, l’intervento e la prevenzione tramite programmi di cambiamento specifici rivolti a uomini che agiscono con violenza nelle relazioni affettive. I programmi proposti dall’Associazione hanno lo scopo di eliminare l'atteggiamento violento maschile, con l’impegno di promuovere anche il cambiamento sociale.

In 186 hanno fatto accesso al centro: uomini tra i 25 e i 55 anni

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Ad oggi sono 186 i soggetti che hanno fatto accesso al Cam

Nel 2009 gli uomini presenti nel Centro erano 9, ad oggi se ne contano 186. La fascia di età va dai 20 anni agli oltre 70, con una fascia principale concentrata tra i 25 e i 55 anni. Oltre al servizio volto agli uomini violenti, il CAM porta avanti anche progetti di prevenzione con interventi nella scuole, con ragazzi che si trovano in difficoltà, e campagne per la sensibilizzazione, oltre che progetti per la presa in carico di detenuti nelle case circondariali. “I ragazzi hanno bisogno di spazi in cui parlare di relazioni, di rispetto e di affettività. Durante questi interventi volti ai giovani, parliamo di tematiche come il rispetto nei rapporti, la parità di genere, il controllo nelle relazioni, il consenso, e lo facciamo perché sono aspetti difficili da affrontare sia coi coetanei, che con le figure adulte”. Almeno 1 donna su 5 ha subito violenza. Questo vuol dire che tutti noi ci entriamo in contatto, a volte senza saperlo. Non fare finta di niente quando si riconoscono comportamenti aggressivi è importante, è il primo passo per salvare la vita di una donna, e ognuno di noi può contribuire a ciò anche con una semplice domanda: “va tutto bene?".