Negli ultimi anni, l'uso del braccialetto elettronico è cresciuto, ma sono aumentati anche i dubbi legati alla sua reale efficacia. Questo strumento è stato esteso per prevenire i reati legati alla violenza di genere, ma in conseguenza sono nate polemiche sui costi, sui malfunzionamenti e l'impatto limitato sul sistema penitenziario.
Ieri, durante il question time in Aula alla Camera, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha sottolineato il funzionamento efficace dei braccialetti elettronici sula violenza di genere: “I dati sul ricorso al braccialetto elettronico attestano un trend in costante aumento dal 2018. Il nuovo contratto stipulato dal ministero dell'Interno, esecutivo dal 1° gennaio 2023 per la durata di 45 mesi, prevede la messa a disposizione dell'autorità giudiziaria di 1.200 dispositivi elettronici al mese. Si tratta di un numero di scorte che il ministero della Giustizia ritiene adeguato alla richiesta di nuove attivazioni, anche considerando l'aumento delle attivazioni richieste dell'autorità giudiziaria in coincidenza con l'entrata in vigore della legge 168 del 2023, per il contrasto della violenza sulle donne".
Ma il braccialetto elettronico non è sempre la miglior soluzione per i casi di violenza contro le donne.
Cos’è il braccialetto elettronico?
Il braccialetto elettronico è uno strumento che permette di sorvegliare a distanza la persona a cui viene fatto indossare. In Italia viene imposto ai soggetti che si trovano agli arresti domiciliari in attesa di processo, o alle persone condannate con una pena minore di tre anni per le quali viene introdotta la possibilità di scontare la pena detentiva fuori dal carcere.
L’introduzione del braccialetto elettronico nasce con due principali obiettivi: da un lato ridurre i tassi di detenzione – in particolare l’uso della custodia cautelare – dall’altro contenere la spesa pubblica attraverso un’alternativa più economica alla reclusione.
Braccialetto elettronico e violenza di genere
Ingrandendo la lente sul tema della violenza di genere, è importante considerare come il braccialetto elettronico sia solo uno strumento di controllo, e non sempre efficace.
Certo, in Italia i braccialetti elettronici sono stati d’aiuto nel ridurre il numero di persone presenti nelle carceri in attesa di processo, ma bisogna cambiare strategia se si vuole contrastare la violenza di genere. Va riconosciuto il problema come strutturale e puntare alla rieducazione degli individui.