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"La violenza sulle donne riguarda noi uomini, prendiamoci le nostre responsabilità"

A Livorno esiste l'associazione "Lui", una realtà fatta di uomini femministi per uomini che vogliono mettersi in discussione

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI -
26 novembre 2023
QN per le donne

QN per le donne

La lotta alla violenza sulle donne deve essere combattuta con gli uomini, lo ripetiamo in ogni contesto. Un esercizio necessario ma troppo spesso non praticato o poco dibattuto, se non a colpi di slogan o post sui social. Eppure, qualcosa nella società si sta muovendo nel verso giusto e a questo cambiamento in positivo contribuiscono anche loro, gli uomini.

L'associazione

A Livorno, opera un’associazione, la LUI aps, nata nel 2010 e presentatasi ufficialmente al mondo il 25 novembre del 2011. Un’intuizione arrivata prima della Convenzione di Istanbul, entrata in vigore in Italia solo nell’agosto del 2014. L’associazione è un luogo aperto, orizzontale, capace di accogliere. Un’opportunità per tutti gli uomini che vogliono confrontarsi sul proprio ruolo nella società.

Per perseguire questa missione, mette a disposizione un servizio telefonico, il sito internet www.associazionelui.it, partecipa a eventi pubblici, promuove occasioni di approfondimento per innescare una contaminazione relazionale, lavora a progetti nazionali e internazionali e organizza gruppi di autocoscienza tutti al maschile per uomini che non hanno necessariamente commesso violenza, ma che sentono il bisogno di mettersi in discussione e condividere le proprie esperienze. Ci sono poi i corsi pre-parto e lo sportello rivolto a uomini con comportamenti violenti.

Un percorso innovativo, che ha visto la luce in un’epoca in cui di violenza sulle donne se ne parlava poco e male. Per questo, lo staff della LUI decise di formarsi all’estero, in America, a Boston, presso il primo centro mondiale, Emerge, partecipando a percorsi di formazione specifica. Al ritorno del viaggio ha preso il via PUM - Programma Uomini Maltrattanti, un acronimo onomatopeico che si rivolgeva agli uomini che riconoscevano di aver avuto comportamenti violenti all’interno delle proprie relazioni. Dal 14 settembre 2022, nella LUI esiste il CUAV, Centro per Uomini Autori (o potenziali tali) di Violenza domestica sessuale di genere. Una realtà riconosciuta e replicata a livello nazionale.

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Jacopo Piampiani, cofondatore dell’associazione

"Mia madre mi ha insegnato a essere femminista"

Della LUI ne abbiamo parlato con Jacopo Piampiani, quarantatreenne cofondatore dell’associazione, psicologo, cofacilitatore, mediatore familiare, psicoterapeuta ed esperto di genere. “Il mio avvicinamento alla LUI è avvenuto grazie a mia madre. Negli anni Novanta, frequentava il Centro donne del Comune di Livorno. Luogo nato per le donne, con le donne, in cui si parlava di femminismo. Sono cresciuto in un contesto familiare che mi ha sensibilizzato nei confronti della questione di genere e mi ha educato al rispetto.

Da giovanissimo, non lo nego, l’ho vissuto talvolta addirittura come un limite, un peso. Un occhio sul mondo diverso da quello dei miei coetanei. Con il tempo, ho saputo farne tesoro, soprattutto dopo aver conosciuto mia moglie e la sua cerchia di conoscenze. Con una persona in particolare, l’avvocato Gabriele Lessi, è scattata la scintilla dell’approfondimento, della voglia di capire se da qualche parte ci fosse qualcuno come noi, pronto a mettersi in gioco e a fare la propria parte. Da lì è partito tutto.”

Piampiani non ha dubbi: “Il punto di vista è pro-femminista. Il movimento femminista ha cambiato la società in ogni suo aspetto. Al cospetto di questa enorme rivoluzione culturale, gli uomini non sono riusciti a stare al passo. Che ci piaccia o no, la questione è ancora attualissima e servono oggi più che mai un’assunzione di responsabilità e un confronto a faccia aperta con il tema della violenza. Il 90% delle donne che muore, muore per mano di un uomo. L’80% delle donne vengono uccise da uomini a loro vicini".

"La violenza sulle donne riguarda noi uomini"

"L’equazione è semplice: si tratta di un fenomeno che riguarda noi, gli uomini. Dobbiamo sentirci costretti a capire cosa ci sta succedendo e perché. Non basta dire che la violenza non ci riguarda, che non commetteremmo mai gesti sconsiderati, che siamo quelli che le donne le difendono. Le donne non hanno bisogno della nostra difesa d’ufficio. Siamo noi ad avere bisogno di metterci in discussione a partire dagli stereotipi legati al genere maschile.”

Il presupposto del ragionamento della LUI è semplice: gli uomini che agiscono violenza nella maggior parte dei casi non sono affetti da patologie. Piuttosto, sono vittime di un sistema culturale che svilisce il ruolo della donna, la relega a oggetto. “Per far comprendere meglio la dimensione del fenomeno basta soffermarsi sul linguaggio. Quante parole declinate al femminile assumono un’accezione volgare? L’architettura culturale è racchiusa nella risposta a questa domanda ed è da qua, dalle piccole cose, che dobbiamo partire per scardinare retaggi che durano da secoli.”

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PRESSPHOTO Firenze, piazza della Signoria. QN per le donne (New Press Photo)

Il ruolo del contesto sociale

Le variabili che concorrono alla violenza sono molte e variegate e la fragilità individuale è, per la LUI, una componente importante, ma non l’unica. “I contesti sociali, familiari e culturali - ha spiegato Piampiani - incidono moltissimo sul comportamento degli uomini. Per fare fronte a questa deriva serve una multidisciplinarietà di fatto. Le parole non bastano. Serve un’azione su più vasta scala.”

In questa ottica, la LUI mette in gioco vari professionisti, stando alla larga da semplificazioni e approcci superficiali. Il problema è personale e collettivo e come tale viene affrontato, senza compromessi a ribasso. “La violenza di genere indubbiamente si incardina nella struttura sociale e culturale patriarcale - ha aggiunto Piampiani - ma serve non lasciare zone d’ombra: il patriarcato si è evoluto nel tempo, oggi non è più rappresentato dallo stereotipo dell’uomo che lavora e della donna che cucina.

Si traduce in piccoli, talvolta impercettibili, privilegi di cui gli uomini godono. Se un uomo si ubriaca nessuno lo sanziona socialmente, se a farlo è una donna più di qualcuno ha da dire qualcosa sulla sua reputazione. Un esempio significativo che dovrebbe far accendere più di qualche campanello d’allarme. Un altro privilegio? Camminare da soli in piena notte. Un uomo può farlo tranquillamente. Una donna se vede un uomo andarle incontro cambia strada.”

Metterci la faccia

Uno squilibrio di fatto che genera vuoti che la cultura e il lavoro di associazioni come questa hanno la responsabilità di colmare, parlando principalmente a loro, i privilegiati, gli uomini. Un approccio che si riverbera - o almeno dovrebbe - nella vita quotidiana di ciascun uomo che si avvicina all’associazione. “Io per primo - ha spiegato il cofondatore - ci metto la faccia. Partecipo alla gestione familiare. Non delego la responsabilità dell’educazione di mia figlia a mia moglie. Non lascio che il peso della gestione domestica sia tutto sulle sue spalle.

Mi assumo la responsabilità di esserci da uomo responsabile e non da privilegiato. Con la LUI tentiamo di fare lo stesso percorso, cercando di sensibilizzare gli uomini attraverso letture, film, documenti. Andiamo nelle scuole e nelle università, perché i giovani custodiscono il futuro. Andiamo nelle case circondariali a parlare con uomini violenti. Ci siamo, ascoltiamo, parliamo, apriamo le nostre porte, lavoriamo per fare gruppo, per cambiare la cultura. Il cambiamento epocale si fa passo dopo passo e la LUI ha l’orgoglio di poter dire che di quel cambiamento ne è stata e ne è parte.”

“Se io posso cambiare e voi potete cambiare, tutto il mondo può cambiare”, sosteneva Rocky Balboa. Serve il coraggio di farlo, aggiungerebbe Gandhi. La LUI lo ha trovato. Anche per gli uomini che non sanno di averlo.