Vivere in un mondo a 50 gradi: tra negazioni(sti) e realtà

Nei giorni scorsi in molti hanno sperimentato la crisi climatica sulla propria pelle, ma in Italia c’è chi dice che sono tutte falsità. L’estate che tarda ad arrivare viene presa come pretesto da chi preferisce voltarsi dall’altra parte. Ricordate il film “Don’t look up”? La realtà è peggio

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
2 luglio 2024
Farà caldo a luglio? (Foto Ansa)

Farà caldo a luglio? (Foto Ansa)

Immaginate di vivere in un mondo in cui il termometro segna trecentosessantacinque giorni all’anno 50 gradi Celsius. Le conseguenze sarebbero disastrose: incendi incontrollabili, c

Arabia Saudita, 1.301 i pellegrini morti durante l'hajj
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oltivazioni devastate, infrastrutture messe a dura prova. Ebbene, nelle scorse settimane, varie regioni del pianeta hanno sperimentato temperature così estreme. Eppure, in Italia c'è ancora chi sostiene che si abbia a che fare con esagerazioni o, addirittura, falsità. Come in un contemporaneo "Don’t look up", il geniale film che, con intelligenza e ironia, critica l'indifferenza della società di fronte alle catastrofi imminenti, il Bel Paese è diviso tra chi guarda in faccia la realtà e chi invece preferisce distogliere lo sguardo. Il punto è che basterebbe accendere la TV per scoprire che, ad esempio, l’Arabia Saudita ha recentemente oltrepassato la temperatura record di 50°C.

Le ondate di caldo non sono più eventi eccezionali, stanno diventando la nuova normalità e, come se non bastasse, gli esperti avvertono che saranno sempre più frequenti e intensi. Nonostante l’evidenza, in Italia c'è chi continua ostinatamente a negare l’esistenza della crisi climatica. L’estate che tarda ad arrivare viene presa come pretesto per minimizzare la gravità della situazione. I negazionisti dicono: "Se fa freddo qui, in Italia, non è pensabile parlare di riscaldamento globale". Un’argomentazione drammaticamente comune, miope e del tutto incapace di tenere conto del quadro complessivo. Anche in Italia, tra l’altro, non mancano di certo le prove tangibili della crisi climatica. Gli eventi estremi che nelle scorse ore si sono abbattuti sul Nord dello Stivale ne dimostrano tutta la violenza, primi fra tutti quelli che hanno colpito il Piemonte. Piogge torrenziali e venti fortissimi hanno causato allagamenti in diverse zone della regione, creando disagi e danni ingenti. Non solo: le temperature letteralmente impazzite, con sbalzi repentini tra caldo e freddo, stanno mettendo a dura prova anche l'agricoltura, gettando nel panico produttrici e produttori.

Una scena di 'Don't look up' dal profilo Twitter ufficiale del film
Una scena di 'Don't look up' dal profilo Twitter ufficiale del film

Chi nega la realtà lo fa deliberatamente, decidendo di chiudere gli occhi di fronte a una verità a loro giudizio scomoda. Ignorare il problema appare più semplice che affrontarlo, esattamente come nel film “Don’t look up” in cui, nonostante l’affanno dei protagonisti per cercare di mettere in guardia l'umanità sull'imminente impatto di una cometa, la popolazione e i decisori politici fanno finta di non sentire né vedere. La situazione per gli scienziati e gli ambientalisti non è affatto diversa: nell’indifferenza generale, lottano per farsi ascoltare e combattono a viso aperto contro chi fa spallucce e guarda altrove.

Negare l’esistenza del cambiamento climatico, però, porta con sé conseguenze reali e pericolose. Ritardare la messa in atto di azioni di contrasto significa aggravare le condizioni della crisi e renderne più difficile la mitigazione. Politiche inadeguate, cattiva informazione e mancanza di consapevolezze rischiano di essere la diretta causa dell’aumento del numero delle vittime, dei danni economici e delle perdite irreversibili per l’ecosistema.

Per evitare un futuro in cui vivere a 50° diventi la norma, è necessario un cambio radicale e drastico di paradigma. Ogni singolo cittadino deve, per prima cosa, riconoscere la realtà e immediatamente dopo agire di conseguenza. Questo implica un impegno importante da parte della politica in termini di investimenti in energie rinnovabili e politiche di riduzione delle emissioni, ma serve anche una più ampia consapevolezza da parte dei singoli.

L'estate che tarda ad arrivare in Italia non può certo essere l’alibi perfetto per ignorare il riscaldamento globale. Le temperature altissime e i fenomeni estremi sono solo alcuni dei chiarissimi segnali che il cambiamento climatico è adesso. Guardare in alto, come suggerisce la metafora del film di Adam McKay, è l’unica via per affrontare la realtà con coraggio e determinazione. Solo così potremo tornare a sperare di costruire un qualsivoglia futuro.