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Home » Attualità » Zuppa della Bontà, raccolta fondi per garantire pasti caldi per tutto l’inverno ai senzatetto

Zuppa della Bontà, raccolta fondi per garantire pasti caldi per tutto l’inverno ai senzatetto

Oggi nelle principali piazze italiane i volontari di "Progetto Arca" con le loro Cucine mobili. Donazioni online aperte fine a metà novembre

Maurizio Costanzo
22 Ottobre 2022
I volontari di Progetto Arca oggi nelle principali piazze italiane (Facebook)

I volontari di Progetto Arca oggi nelle principali piazze italiane (Facebook)

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In strada, i mesi invernali sono i più duri: il freddo è pungente, la fame diventa insopportabile e un po’ di calore, un pasto nutriente possono davvero fare la differenza. Dunque, pensando all’arrivo dei primi freddi, cosa c’è di meglio di una zuppa calda a chi è povero e solo? La “Zuppa della Bontà” è il tradizionale evento di raccolta fondi di Progetto Arca per garantire pasti caldi per tutto l’inverno ai senzatetto.

Quest’anno l’evento torna nelle piazze delle principali città italiane – Milano, Roma, Torino, Bari e Napoli – il 22 ottobre, ma la “Zuppa della Bontà” è anche online, perché in questo periodo di grave crisi economica, occorre moltiplicare gli sforzi: fino a metà novembre la “Zuppa della Bontà” è online su “Rete del dono” dove ogni euro donato diventerà una zuppa calda per una persona senza dimora.

La "Zuppa della Bontà", un pasto caldo per i senzatetto (Facebook)
La “Zuppa della Bontà”, un pasto caldo per i senzatetto (Facebook)

La povertà è in aumento e le persone che i volontari incontrano ogni sera in coda alle “Cucine mobili” per avere un pasto caldo sono sempre di più. C’è dunque un bisogno di un aiuto straordinario per non lasciare nessuno da solo questo inverno. L’obiettivo iniziale era garantire 10.000 zuppe calde ai senzatetto, obiettivo già raggiunto tanto che è stato rilanciato il tetto delle 20mila zuppe.

L’emergenza alimentare nelle fasce più fragili delle popolazione è una delle conseguenze della crisi economica, che pandemia e guerra russo-ucraina hanno aggravato. Una risposta concreta è nel viaggio della Cucina mobile che continua: dopo Milano, Varese, Torino, Roma, Napoli e Bari, è la volta di Padova dove una nuova mensa su ruote qualche giorno fa ha acceso i fornelli per andare incontro alle persone più fragili della città. La nuova Cucina mobile distribuirà, direttamente in strada, oltre 100 cene calde e complete a settimana. Un servizio che sarà potenziato ulteriormente in vista degli imminenti mesi invernali, i più difficili per chi è senza un riparo e non ha la possibilità di assicurarsi un pasto quotidiano.

L’acquisto del foodtruck e l’approvvigionamento continuo delle materie prime è sostenuto da Jti Italia che ha finanziato anche l’avvio della Cucina mobile inaugurata questa estate a Bari. A Padova il servizio viaggerà sulle strade cittadine insieme ai volontari della cooperativa sociale Cosep e dell’associazione di volontariato “Noi sulla Strada”, partner locali di progetto Arca. Cuore dell’intervento è come sempre la cura della relazione. Oltre ad alleviare il disagio materiale di chi vive una condizione di povertà estrema, la Cucina mobile svolge un ruolo di antenna sociale, monitorando i casi di maggiore fragilità, e di primo contatto con le persone che incontra. Attenzione, vicinanza e ascolto sono gli ingredienti fondamentali di questo servizio dove ogni cena è molto più di una semplice cena. Esserci con continuità, attraverso gesti di cura che rispondono a bisogni primari concreti come quello del cibo: è questo il primo passo per instaurare una relazione di fiducia, avvicinare le persone ai servizi di accoglienza e provare così ad affrancarle dall’esclusione della strada.

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  • Nino Gennaro cresce in un paese complesso, difficile, famigerato per essere stato il regno del boss Liggio, impegnandosi attivamente in politica; nel 1975 è infatti responsabile dell’organizzazione della prima Festa della Donna, figura tra gli animatori del circolo Placido Rizzotto, presto chiuso e, sempre più emarginato dalla collettività, si trova poi coinvolto direttamente nel caso di una sua amica, percossa dal padre perché lo frequentava e che sporse denuncia contro il genitore, fatto che ebbe grande risonanza sui media. Con lei si trasferì poi a Palermo e qui comincia la sua attività pubblica come scrittore; si tratta di una creatività onnivora, che si confronta in diretta con la cronaca, lasciando però spazio alla definizione di mitologie del corpo e del desiderio, in una dimensione che vuole comunque sempre essere civile, di testimonianza.

Nel 1980 a Palermo si avviano le attività del suo gruppo teatrale “Teatro Madre”, che sceglie una dimensione urbana, andando in scena nei luoghi più diversi e spesso con attori non professionisti (i testi si intitolano “Bocca viziosa”, “La faccia è erotica”, “Il tardo mafioso Impero”), all’inseguimento di un cortocircuito scena/vita. Già il logo della compagnia colpisce l’attenzione: un cuore trafitto da una svastica, che vuole alludere alla pesantezza dei legami familiari, delle tradizioni vissute come gabbia. Le sue attività si inscrivono, quindi, in uno dei periodi più complessi della storia della città siciliana, quando una sequenza di delitti efferati ne sconvolge la quotidianità e Gennaro non è mai venuto meno al suo impegno, fondando nel 1986 il Comitato Cittadino di Informazione e Partecipazione e legandosi al gruppo che gestiva il centro sociale San Saverio, dedicandosi quindi a numerosi progetti sociali fino alla morte per Aids nel 1995.

La sua drammaturgia si alimenta di una poetica del frammento, del remix, con brani che spesso vengono montati in modo diverso rispetto alla loro prima stesura.

Luca Scarlini ✍

#lucenews #lucelanazione #ninogennaro #queer
  • -6 a Sanremo 2023!

Questo Festival ha però un sapore dolceamaro per l
  • Era il 1° febbraio 1945, quando la lotta per la conquista di questo diritto, partita tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento, sulla scorta dei movimenti degli altri Paesi europei, raggiunse il suo obiettivo. Con un decreto legislativo, il Consiglio dei Ministri presieduto da Ivanoe Bonomi riconobbe il voto alle donne, su proposta di Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi. 

Durante la prima guerra mondiale le donne avevano sostituito al lavoro gli uomini che erano al fronte. La consapevolezza di aver assunto un ruolo ancora più centrale all’interno società oltre che della famiglia, crebbe e con essa la volontà di rivendicare i propri diritti. Già nel 1922 un deputato socialista, Emanuele Modigliani aveva presentato una proposta di legge per il diritto di voto femminile, che però non arrivò a essere discussa, per la Marcia su Roma. Mussolini ammise le donne al voto amministrativo nel 1924, ma per pura propaganda, poiché in seguito all’emanazione delle cosiddette “leggi fascistissime” tra il 1925 ed il 1926, le elezioni comunali vennero, di fatto, soppresse. Bisognerà aspettare la fine della guerra perché l’Italia affronti concretamente la questione.

Costituito il governo di liberazione nazionale, le donne si attivarono per entrare a far parte del corpo elettorale: la prima richiesta dell’ottobre 1944, venne avanzata dalla Commissione per il voto alle donne dell’Unione Donne Italiane (Udi), che si mobilitò per ottenere anche il diritto di eleggibilità (sancito da un successivo decreto datato 10 marzo 1946). Si arrivò così, dopo anni di battaglie per il suffragio universale, al primo febbraio 1945, data storica per l’Italia. Il decreto prevedeva la compilazione di liste elettorali femminili distinte da quelle maschili, ed escludeva però dal diritto le prostitute schedate che esercitavano “il meretricio fuori dei locali autorizzati”.

Le elezioni dell’esordio furono le amministrative tra marzo e aprile del 1946 e l’affluenza femminile superò l’89%. 

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  • La regina del pulito Marie Kondo ha dichiarato di aver “un po’ rinunciato” a riordinare casa dopo la nascita del suo terzo figlio. La 38enne giapponese, considerata una "Dea dell’ordine", con i suoi best seller sull’economia domestica negli ultimi anni ha incitato e sostenuto gli sforzi dei comuni mortali di rimettere in sesto case e armadi all’insegna del cosa “provoca dentro una scintilla di gioia”. Ma l’esperta di decluttering, famosa in tutto il mondo, ha ammesso che con tre figli da accudire, la sua casa è oggi “disordinata”, ma ora il riordino non è più una priorità. 

Da quando è diventata madre di tre bambini, ha dichiarato che il suo stile di vita è cambiato e che la sua attenzione si è spostata dall’organizzazione alla ricerca di modi semplici per rendere felici le abitudini di tutti i giorni: "Fino a oggi sono stata una organizzatrice di professione e ho dunque fatto il mio meglio per tenere in ordine la mia casa tutto il tempo”, e anche se adesso “ci ho rinunciato, il modo in cui trascorro il mio tempo è quello giusto per me in questo momento, in questa fase della mia vita”.

✍ Marianna Grazi 

#lucenews #lucelanazione #mariekondo

In strada, i mesi invernali sono i più duri: il freddo è pungente, la fame diventa insopportabile e un po’ di calore, un pasto nutriente possono davvero fare la differenza. Dunque, pensando all'arrivo dei primi freddi, cosa c'è di meglio di una zuppa calda a chi è povero e solo? La "Zuppa della Bontà" è il tradizionale evento di raccolta fondi di Progetto Arca per garantire pasti caldi per tutto l’inverno ai senzatetto.

Quest'anno l'evento torna nelle piazze delle principali città italiane - Milano, Roma, Torino, Bari e Napoli - il 22 ottobre, ma la "Zuppa della Bontà" è anche online, perché in questo periodo di grave crisi economica, occorre moltiplicare gli sforzi: fino a metà novembre la "Zuppa della Bontà" è online su "Rete del dono" dove ogni euro donato diventerà una zuppa calda per una persona senza dimora.

La "Zuppa della Bontà", un pasto caldo per i senzatetto (Facebook)
La "Zuppa della Bontà", un pasto caldo per i senzatetto (Facebook)

La povertà è in aumento e le persone che i volontari incontrano ogni sera in coda alle "Cucine mobili" per avere un pasto caldo sono sempre di più. C’è dunque un bisogno di un aiuto straordinario per non lasciare nessuno da solo questo inverno. L’obiettivo iniziale era garantire 10.000 zuppe calde ai senzatetto, obiettivo già raggiunto tanto che è stato rilanciato il tetto delle 20mila zuppe.

L'emergenza alimentare nelle fasce più fragili delle popolazione è una delle conseguenze della crisi economica, che pandemia e guerra russo-ucraina hanno aggravato. Una risposta concreta è nel viaggio della Cucina mobile che continua: dopo Milano, Varese, Torino, Roma, Napoli e Bari, è la volta di Padova dove una nuova mensa su ruote qualche giorno fa ha acceso i fornelli per andare incontro alle persone più fragili della città. La nuova Cucina mobile distribuirà, direttamente in strada, oltre 100 cene calde e complete a settimana. Un servizio che sarà potenziato ulteriormente in vista degli imminenti mesi invernali, i più difficili per chi è senza un riparo e non ha la possibilità di assicurarsi un pasto quotidiano.

L’acquisto del foodtruck e l’approvvigionamento continuo delle materie prime è sostenuto da Jti Italia che ha finanziato anche l'avvio della Cucina mobile inaugurata questa estate a Bari. A Padova il servizio viaggerà sulle strade cittadine insieme ai volontari della cooperativa sociale Cosep e dell’associazione di volontariato "Noi sulla Strada", partner locali di progetto Arca. Cuore dell’intervento è come sempre la cura della relazione. Oltre ad alleviare il disagio materiale di chi vive una condizione di povertà estrema, la Cucina mobile svolge un ruolo di antenna sociale, monitorando i casi di maggiore fragilità, e di primo contatto con le persone che incontra. Attenzione, vicinanza e ascolto sono gli ingredienti fondamentali di questo servizio dove ogni cena è molto più di una semplice cena. Esserci con continuità, attraverso gesti di cura che rispondono a bisogni primari concreti come quello del cibo: è questo il primo passo per instaurare una relazione di fiducia, avvicinare le persone ai servizi di accoglienza e provare così ad affrancarle dall'esclusione della strada.

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