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Dante in versione queer, a Firenze la Divina Commedia diventa street art contro i pregiudizi

di MAURIZIO COSTANZO -
22 maggio 2022
dante queer

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Messaggi di inclusione e libertà passano anche attraverso i muri decorati ad arte. Lo sanno bene gli street artists, che in questi anni si stanno adoperando per realizzare murales dedicati al tema dell’uguaglianza e dei diritti, contro gli stereotipi di genere. A Firenze ultimamente è spuntata una piccola grande opera di street art gay che rappresenta il Sommo Poeta in versione queer. Nella città culla del Rinascimento e della cultura per eccellenza, Firenze, Dante Alighieri rappresenta il poeta simbolo dell’amore e della passione, a cui ancora oggi ispirarsi. E la Divina Commedia è a tutti gli effetti il poema del trionfo di questo sentimento, che del resto pervade tutta la letteratura dantesca.

Dante in versione queer comparso nel Chiasso di Manetto a Firenze

A Firenze un Dante queer per rompere gli schemi

La street art gay attinge ancora una volta all’Olimpo dei grandi per rompere gli schemi e suscitare una riflessione: ecco allora che il Sommo Dante perde il lucco, ossia la caratteristica veste rossa, e il vaio bianco, per sfoggiare un disinibito décolleté. Riposto il copricapo a punta lunga dell’epoca, con cui siamo abituati a riconoscerlo, e imparruccato a dovere, il Dante queer porta un caschetto alla moda. Dante in versione gay perde tutto del suo vecchio aspetto, tranne l’espressione rigorosa e la corona d’alloro, ossia l’essenza del suo essere poeta, che prescinde l’aspetto. Il messaggio è chiaro: l’identità sessuale minimamente intacca la grandezza di un essere umano. Immagine oltraggiosa? Non si direbbe, visto che all’Alighieri sono spuntate un bel paio di candide ali. Come accessorio, a completare l’immagine Dante versione trans, non possono mancare i guanti, che tanto ricordano quelli sexy fino al gomito, perfetto mix di stravaganza ed eleganza. Questo Dante così particolare ha anche un “nome d’arte” alquanto accattivante: la collanina al collo che mette in risalto con malizia parla chiaro, si fa chiamare ‘La Divina’. Infine, a uno sguardo attento non sfugge un dettaglio: a incorniciare il seno ci pensa un messaggio che riporta un celebre verso della Commedia del III Canto dell'Inferno, con cui Virgilio descrive gli 'ignavi', ossia i vili. Che risuona come un invito a non farsi fermare dalle calunnie, a non badare alle malignità e ai pregiudizi altrui, ad andare oltre: “Non ragioniam di loro ma guarda e passa”.

Da Frida Khalo a Margherita Hack, le street artists Lediesis hanno omaggiato le figure femminili rendendole 'Superdonne'

I murales Lgbt, dalle street artist Lediesis a Banksy

Quello di Firenze, comparso nel Chiasso di Manetto, è solo uno dei tanti murales che stanno spuntando da anni nelle città di tutto il mondo per abbattere le barriere e lottare contro i pregiudizi. Se le street artist Lediesis hanno omaggiato le figure femminili rendendole ‘Superdonne’ – da Frida Kahlo a Nefertiti a Margherita Hack – sono tante le opere dedicate all’universo LGBT+. Appena un anno fa era comparso a Roma quello, a firma di Laika, del bacio omosessuale tra due guardie svizzere, con tanto di cuore arcobaleno sullo sfondo e a due passi da San Pietro. Sempre a Roma la gay street art aveva omaggiato Raffaella Carrà col messaggio “Meno silenzio più rumore”: all’epoca si era nel pieno della discussione sul ddl Zan e quest’immagine fece il giro dei social.

Il bacio dei poliziotti è stato realizzato da Banksy nel 2004 a Brighton

Enorme quello realizzato nel 2020 a San Paolo dal titolo ‘Outside In’ di ben 250 metri quadrati sull’istituto Armellini di Largo Beato Placido Riccardi dedicato a La Karl Du Pignè. In ogni parte del mondo sono spuntati ultimamene murales gay, che vogliono essere un inno all’amore, alla libertà e alla felicità: a cominciare dalla celebre immagine di Banksy, che ha suscitato tante polemiche, del bacio tra due poliziotti apparso a Brighton. A Philadelphia un inno all’amore è stato realizzato sull’enorme edificio della William Way; a Dublino un’immagine ha celebrato per prima il matrimonio egualitario all’ingresso del locale gay The George. Tante le opere a New York, dove molto prolifico è lo street artist Keith Haring. A Melbourne si può ammirare un’immagine simbolo della battaglia dei diritti, ad opera di David Lee Pereira, che ha dipinto un enorme ‘Yes’ coi colori dell’arcobaleno in occasione del referendum, per dire sì ai matrimoni gay. L’artista Edes invece preferisce sottopassi e vagoni di treni per unire arte e omosessualità. Il quartiere gay di Bruxelles è tappezzato di immagini per i diritti, così come hanno fatto negli anni gli ‘omini rosa’ a Milano. Opere minuscole o giganti, a bordi delle strade o sulle facciate dei palazzi, tutte con lo stesso obiettivo: invitare i passanti a riflettere sulla diversità, a familiare con essa, accettarla. Perché un altro modo per abbattere i muri, è colorarli.