Mari d'Italia più puliti con i pescatori-spazzini. Dopo anni di rimpalli legislativi, è più vicina l'approvazione definitiva della legge Salvamare, su cui è arrivato l’ok della Commissione Ambiente della Camera e che aspetta ora il via libera definitivo da parte del Senato. "La legge Salvamare aiuterà i pescatori ad assumere un ruolo importante per la qualità delle nostre acque", spiega Rossella Muroni, deputata di FacciamoEco e già presidente nazionale di Legambiente. E aggiunge: "Lo scopo del testo, che prende spunto dalla mia proposta di legge sul 'fishing for litter', è consentire ai pescatori di portare e conferire a terra i rifiuti che recuperano in mare, nei fiumi, nei laghi o nelle lagune, senza doverne sostenere i costi di smaltimento, e promuovere il riciclo dei materiali 'pescati'. Considerando che i rifiuti plastici che finiscono in mare si scompongono in parti sempre più piccole, che vengono ingerite dai pesci entrando nella catena alimentare, si tratta di un’arma in più a tutela di ambiente e salute".
Un sacchetto di plastica galleggia in mare © Shutterstock Mohamed Abdulraheem WWF
La legge Salvamare contro l'inquinamento da plastica
L'inquinamento da plastica nel Mediterraneo è responsabile del 90% dei danni provocati alle specie marine
In pratica, con la nuova legge, si pone fine a un'assurdità normativa per cui i pescatori che raccolgono i rifiuti finiti nelle loro reti (finora classificati come 'speciali')
ne diventano produttori, assumendosene gli oneri economici e giuridici. Al momento, dunque, la normativa nazionale prevede che un pescatore che raccoglie questi rifiuti con le reti ne diventa poi responsabile e ne debba pagare lo smaltimento, se vuole riportarli a terra anziché lasciarli a inquinare il mare.
"È sempre più vicino il momento in cui il nostro Paese sarà dotato di uno strumento, come la legge Salvamare, che porrà un argine efficace innanzitutto all’inquinamento da plastica, che nel Mediterraneo è responsabile del 90% dei danni provocati alle specie marine, con un pacchetto di norme che finalmente, cogliendo le richieste del Wwf e del mondo della pesca, classifica i rifiuti accidentalmente pescati come rifiuti solidi urbani, favorisce l’economia circolare e rafforza la collaborazione tra istituzioni e società civile nell’organizzazione di campagne di pulizia e di sensibilizzazione" commenta il Wwf in una nota. L'organizzazione aggiunge inoltre: "Si preveda di varare entro sei mesi un decreto del ministero della Transizione ecologica che favorisca il riciclo della plastica e degli altri materiali recuperati in mare, stabilendo criteri e modalità per cui questi rifiuti cessano di essere classificati come tali".
Fishing for litter: i dati e i progetti in Italia
Anche in assenza di una normativa nazionale, in molte zone d'Italia non mancano i pescatori-spazzini. E le varie iniziative di 'fishing for litter' condotte con successo lungo le nostre coste offrono già dati importanti sulle possibili modalità di gestione di questi rifiuti marini. Dei rifiuti raccolti con questa modalità lungo il litorale laziale, per esempio, il 34% è costituito da imballaggi in plastica (8% bottiglie, 8% film, 1% polistirolo, 17% altri imballaggi) mentre il restante 66% è costituito da residui organici, reti da pesca e da cantiere, stracci e corde in canapa e altri materiali; una volta raccolto, quel 34% di rifiuti è stato tutto avviato a riciclo o a recupero energetico. In circa due anni (tra il 2020 e il 2021) 26 pescherecci hanno raccolto oltre 25 tonnellate di rifiuti in mare.
Ci sono vari progetti attualmente attivi in Italia per ripulire fiumi, laghi e mari dai rifiuti
L’esperienza maturata dalla Toscana con l’analogo progetto "Arcipelago pulito" (lanciato nella primavera 2018) mostra dati simili: su 18 quintali di rifiuti recuperati, il 20% circa è composto da plastiche riciclabili mentre il restante 80% è stato avviato a recupero energetico o smaltito in discarica. Nel corso del 2019, in 10 mesi, i pescatori-spazzini di Chioggia hanno pulito l’Adriatico da 14 tonnellate di rifiuti. Il progetto è stato realizzato in collaborazione con l’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) che ha analizzato i materiali raccolti: nel 66% dei casi si tratta di plastica, e in 2 casi su 3 di rifiuti da attività legate al mare e alla navigazione. E in attesa della nuova legge Salvamare, è appena entrato nel vivo "Termoli Sea Cleaners", progetto avviato a gennaio 2022, della durata di 18 mesi, per la “Protezione e ripristino della biodiversità e degli ecosistemi marini e dei regimi di compensazione nell’ambito di attività di pesca sostenibile“ finanziato dalla Regione Molise, che prevede la partecipazione di tutta la marineria del porto di Termoli: pesca a strascico, vongolari, piccola pesca e acquacoltura.