La Cassa dottori commercialisti ottiene la certificazione di parità di genere

Dopo l’Enpab è il secondo ente di previdenza privato a raggiungere questo risultato: con un organico in prevalenza femminile, il 45,24% dei ruoli di responsabilità è ricoperto da donne

10 luglio 2024
Parità di genere

Parità di genere

La Cassa dottori commercialisti (Cdc) ottiene la certificazione di parità di genere. È il secondo Ente di previdenza privato ad ottenerla, dopo l'Enpab (biologi), si legge in una nota, e «in un contesto come quello italiano, in cui il numero medio delle donne occupate è inferiore a quello degli uomini, la Cassa presenta un organico sostanzialmente equilibrato per genere in quanto composto prevalentemente da donne, che rappresentano il 57,46% del totale, con una presenza femminile distribuita trasversalmente in tutti i livelli aziendali”.

Poi, "con riferimento ai ruoli di responsabilità (dirigenti, quadri, responsabili di ufficio e referenti di funzioni a staff), l'Ente conta il 45,24% di donne e il 54,76% di uomini, a conferma del sostanziale raggiunto equilibrio di genere, e dal punto di vista retributivo la Cassa non presenta alcun gender pay gap”.

Per il presidente Stefano Distilli "è un risultato importante, che ci rende orgogliosi. In questa direzione, abbiamo sviluppato un piano triennale volto a garantire l'attuazione degli obiettivi e a sensibilizzare sempre più l'intera organizzazione sulle tematiche dell'inclusione e delle pari opportunità. Ringrazio, anche a nome del Consiglio di amministrazione, il personale della Cassa che da sempre è impegnato in un processo continuo di miglioramento. Ciò ci ha permesso di costruire un ampio sistema di gestione integrato che costituisce un elemento di garanzia per i nostri associati, assicurando il rispetto dei principi di legalità, di equità, di trasparenza e di efficienza”.

Con il raggiungimento di questo risultato, si precisa infine, "l'Ente si impegna ad adottare strumenti per prevenire ogni forma di discriminazione di genere e per contrastare qualsiasi atto lesivo della dignità del personale, indipendentemente dal ruolo ricoperto e dal livello di responsabilità”.