C’è una discriminazione subdola e sottile che serpeggia nelle aule delle università, nei laboratori scientifici, nelle sale delle industrie farmaceutiche e, da lì, arriva fino alle stanze dei reparti di oncologia. È una discriminazione che provoca delle morti che potrebbero essere evitate e le cui vittime hanno in comune solo una cosa: essere donne.
Decine di studi prodotti nell’arco di diversi decenni hanno dimostrato che la ricerca medica ha storicamente trascurato le specificità femminili, con conseguenze significative sulla diagnosi, il trattamento e l’aspettativa di vita delle donne a cui è stato diagnosticato un tumore. Questa disparità, che ha a che fare anche con la minore presenza di donne nel personale di ricerca, è evidente sia nella fase preclinica che in quella clinica degli studi scientifici. La Giornata mondiale contro il cancro, che si celebra il 4 febbraio, ha anche lo scopo di stimolare la riflessione su queste forme di disuguaglianza.
Donne sottorappresentate nei trial clinici
Nonostante i progressi compiuti, le donne continuano a essere sottorappresentate nei trial clinici sul cancro. Negli Stati Uniti, un’analisi di 5.157 pazienti coinvolti in studi clinici oncologici che hanno portato all’approvazione di 17 nuovi farmaci da parte della Food and Drug Administration nel 2018 ha rivelato che solo il 38% dei partecipanti era di sesso femminile. Questo squilibrio è particolarmente evidente negli studi sul cancro del colon-retto e del polmone, dove la partecipazione femminile è significativamente inferiore.
La revisione, che preso in esame i trial condotti tra il 2003 e il 2016, ha evidenziato una sottorappresentazione delle donne nei trial sui tumori polmonari, sul melanoma e sul tumore al pancreas, nonostante l’alta prevalenza di queste malattie tra le donne. Preoccupante è il fatto che, nel tempo, non siano stati osservati miglioramenti significativi nella partecipazione femminile.
Le preoccupazioni riguardanti potenziali gravidanze e le complessità legate al ciclo mestruale hanno portato all’esclusione delle donne in età fertile da molti trial clinici. Di conseguenza, i farmaci vengono sviluppati e dosati principalmente sulla base di dati maschili, aumentando il rischio di eventi avversi nelle donne. Ad esempio, le donne riportano il 52% in più di eventi avversi rispetto agli uomini per i farmaci approvati dal 2000 in poi.
Impatto delle disuguaglianze
Queste disuguaglianze si traducono in minori probabilità di sopravvivenza. Diversi studi dimostrano che alti livelli di disuguaglianza di genere sono associati a tassi di mortalità più elevati nei tumori della mammella, della cervice e dell’endometrio. Questo suggerisce che le norme sociali e i pregiudizi sistemici contribuiscono a ritardi nella diagnosi e a trattamenti meno efficaci per le pazienti. Affrontare queste disparità richiede interventi mirati per promuovere la parità di genere, migliorando così la diagnosi precoce e l’aspettativa di vita.
Minoranze sessuali e di genere
Per chi appartiene a minoranze sessuali e di genere, l’accesso alle curo oncologiche è un problema ancora più grande. Uno studio condotto nel 2023 ha rilevato che la paura della discriminazione e della stigmatizzazione spesso porta a ritardi nella ricerca di assistenza medica, con conseguenti diagnosi di cancro in stadi più avanzati, soprattutto per quando riguarda il tumore al seno. E questo succede a causa di esperienze negative pregresse con i professionisti sanitari. Le persone transgender, in particolare, affrontano ostacoli significativi, come la mancanza di programmi di prevenzione e trattamento specifici, aggravando ulteriormente le disuguaglianze sanitarie.
Ostacoli nelle carriere oncologiche
Il problema della discriminazione di genere nella ricerca parte da lontano. Nel campo dell’oncologia, le donne incontrano numerose difficoltà che limitano l’avanzamento professionale. Un vasto sondaggio condotto in Europa sul personale sanitario ha identificato, in tal senso, quali sono i principali ostacoli alla parità di genere: il difficile equilibrio tra vita privata e carriera (riportato dal 54% delle intervistate), la mancanza di opportunità di leadership per le donne (33%), i pregiudizi inconsci (35%), le pressioni sociali (32%) e la scarsità di modelli femminili di riferimento (21%). Questi fattori contribuiscono alla sottorappresentazione delle donne nelle posizioni di leadership in oncologia, limitando quindi la diversità di prospettive nella ricerca.
Disparità nella pubblicazione
Queste disparità si riflettono anche nella diffusione dei risultati scientifici. Un’analisi di due importanti conferenze oncologiche ha rivelato che solo il 28% degli autori e il 21% dei presentatori erano donne. Questa mancanza di visibilità può ostacolare il riconoscimento del contributo delle ricercatrici, ridurre le opportunità accademiche e limitare la diversità delle prospettive nella ricerca. Inoltre, studi con prime autrici donne vengono pubblicati in riviste con fattori di impatto inferiori, suggerendo la presenza di pregiudizi nella valutazione delle ricerche condotte dalle donne.