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Gender pay gap nei dati Inps: una donna guadagna 8 mila euro in meno di un uomo

La ricerca dell'Inps dimostra che il gender pay gap è aumentato, numerose le cause alla base di questo fenomeno: le donne sono quelle che si occupano della cura domestica e lavorano part time

di LISA GIORNI -
12 dicembre 2023
In media le donne guadagnano il 12,7% in meno rispetto agli uomini (Instagram)

In media le donne guadagnano il 12,7% in meno rispetto agli uomini (Instagram)

I dati dell'osservatorio Inps, resi pubblici lo scorso novembre, rivelano che il gender pay gap è aumentato in Italia nell'ultimo anno. Quali sono le cause alla base di questo divario? Ma soprattutto i dati rispecchiano davvero la realtà? L'unica certezza è che ancora la strada da fare è lunga e tortuosa per raggiungere la tanto agognata parità salariale tra uomini e donne.

I dati sul gender pay gap

Cos'è il gender pay gap? Sostanzialmente si tratta della differenza media di retribuzione lorda oraria tra donne e uomini. Il divario salariale risulta essere ancora molto elevato in Italia. Gli ultimi dati Inps sui lavoratori dipendenti del settore privato rivelano che le donne guadagnano 8 mila euro l'anno in meno degli uomini. Nello specifico, lo stipendio medio annuo per gli impiegati é 26.227 euro mentre per le colleghe scende a 18.305 euro. Come se non fosse abbastanza, il gender pay gap sembra in aumento, infatti nel 2021 era di 7.908 euro mentre nel 2022 raggiungeva i 7.922.
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Differenze salariali tra uomini e donne nella maggior parte dei settori lavorativi

Alla base del divario: molti contratti part time

Quali sono le cause del gender pay gap? Una è sicuramente la maggior presenza di lavoratrici con un contratto part time. Ad avvalorare questa tesi non mancano i dati, infatti nel 2022 le impiegate con un contratto lavorativo con orario ridotto sono state 3,5 milioni contro i 2 milioni di colleghi uomini. Questa formula, caratterizzata tra l'altro da pause significative tra un rinnovo e l'altro, porta ad un divario pensionistico del 40%. Ad aggravare ulteriormente la situazione ci sono sicuramente altri due fattori piuttosto rilevanti: l'età e la regione dove si lavora. Altra piaga sociale, se così si può dire, gli stipendi dei giovani che si affacciano al mondo lavoro, magari dopo anni di studio, sono decisamente bassi rispetto al costo della vita, che invece dall'altra parte, aumenta. Addirittura, probabilmente dopo la gavetta non riusciranno comunque a raggiungere le retribuzioni dei loro predecessori. Regione che vai stipendio che trovi, si può pensare al solito divario tra nord e sud, ma non solo, a sorpresa ci sono differenze anche tra le stesse regioni settentrionali. I dati dell'Osservatorio Inps rivelano che le retribuzioni medie delle aziende meridionali sono di 16.959 euro e nelle Isole 16.641. Mentre, la media al nord ovest raggiunge i 26.933 euro annui, al nord est scende a 23.947. Gli stipendi al centro si attestano a 22.115 euro, 5.000 in meno rispetto al nord.

Oltre i dati statistici

Come al solito quando si parla di dati questi necessariamente si scontrano con la realtà. La docente Costanza Hermanin, esperta di discriminazione spiega: "Finora siamo sempre stati piazzati nella parte alta delle classifiche europee sulle disparità salariali, ma solo perché come riferimento prendevamo i contratti collettivi del settore pubblico e in particolare, come spesso ha spiegato anche la dirigente Istat Linda Laura Sabbadini, quelli dei contratti dirigenziali dove ci sono molte donne superistruite".
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Donna manager

La dottoressa precisa con questi nuovi dati è stata fatta chiarezza: "misure più verosimili e precise del divario enorme che esiste in Italia basate anche sulle tipologie dei contratti, che per le donne sono molto più spesso part time che per gli uomini, quindi retribuiti meno in assoluto e in media oraria". Se da una parte, quindi, i dati di quest'anno sembrano fotografare in maniera più veritiera la realtà italiana, dall'altra invece trascurano un dato fondamentale per capire tutti gli altri. Infatti nell'analisi condotta dall'osservatorio Inps non viene considerato il "lavoro non retribuito". La Presidentessa di Equall, iniziativa che ha come scopo quello di opporsi a tutte le forme di discriminazione e disparità nel mercato del lavoro, sottolinea: "Siamo stabilmente il Paese d’Europa con il più basso tasso di partecipazione femminile e con il più grande scarto tra uomini e donne (circa 60-40) che lavorano o sono alla ricerca d’impiego".

Ancora oggi è la donna a occuparsi della cura di anziani, figli e casa

La Dottoressa aggiunge: "Invece, quando si tratta di lavoro di cura non retribuito siamo in testa alle classifiche: fino a quattro volte in più il tempo dedicato dalle italiane ad anziani, figli e casa rispetto agli uomini". Inoltre è interessante sottolineare che vi è una sovra-rappresentanza delle donne, rispetto agli uomini, in settori lavorativi generalmente a basso salario come ad esempio: assistenza, sanità, istruzione. Infine, c'è un divario anche nelle posizioni dirigenziali. Anche quando le donne diventano manager guadagnano comunque meno dei colleghi maschi. Il gender pay gap è un problema di tutti, infatti, la riduzione di quest'ultimo e la conseguente maggiore uguaglianza di genere che ne deriverebbe, ridurrebbe la povertà e stimolerebbe l'economia. Infatti, stando alle stime dell’Unità di valutazione del valore aggiunto europeo, la riduzione di un punto percentuale del gender pay gap comporterebbe un aumento del prodotto interno lordo dello 0,1%.