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Mundys esempio virtuoso di inclusione e parità di genere

In Mundys, società globale che opera nella mobilità sostenibile e integrata, comanda la meritocrazia. Sempre più professioniste nei ruoli di leadership: "Tra gli obiettivi, quello in merito alla rappresentanza femminile nei ruoli manageriali all’interno del Gruppo"

di REDAZIONE -
11 ottobre 2023
Mundys

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Dimenticatevi degli ambienti di lavoro ingabbiati nelle gerarchie dove, peraltro, troppo spesso a ricoprire i ruoli apicali sono soltanto uomini, e magari con team di professioniste che soltanto con grande fatica riescono poi a ritagliarsi posizioni di maggior responsabilità. Il mondo del lavoro non è ancora totalmente cambiato, a leggere dati e classifiche sulla famigerata parità di genere, ma è anche corretto dire che sull'onda dei cambiamenti culturali in corso, tematiche quali la sostenibilità e l'inclusione divengono sempre più prioritarie e iniziano a trovare anche una concreta realizzazione. È il caso di Mundys dove sia l’organizzazione che i singoli che la compongono sono un esempio virtuoso di come vecchi stereotipi possono essere lasciati alle spalle, guadagnandone oltretutto in valore e produttività.

Cos'è Mundys

È una società internazionale di investimenti che opera nel settore infrastrutturale e della mobilità sostenibile e integrata. Gestisce aeroporti, autostrade, intelligent transport system e infrastrutture, rispondendo alle nuove esigenze della società e rendendo unica l'esperienza di viaggio, attraverso le società del Gruppo. Il suo ambiente lavorativo è un fiore all'occhiello in termini di inclusione e condivisione, come racconta Enrica Marra, Internal Audit, Risk & Compliance Officer, insieme al suo team tutto al femminile.

Meritocrazia fa rima con inclusione

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Enrica Marra, Internal Audit, Risk & Compliance Officer

"È stata una selezione veramente casuale. Il nostro mantra è: la meritocrazia è sinonimo di inclusione. Nel momento in cui incroci delle persone preparate e con valori allineati a quelli aziendali, di fatto abbatti quelle barriere che sono proprie del pensiero tradizionale che ha inteso fin qui fare una distinzione tra uomini e donne. La meritocrazia per noi conta e si porta dietro l'inclusione. Il nostro è un settore che di fatto vede, se guardiamo le altre aziende che vi operano, una forte rappresentanza maschile. Anche questo è peculiare. Di recente abbiamo emesso un finanziamento legato ad una serie di obiettivi di performance di sostenibilità, tra cui quello in merito alla rappresentanza femminile nei ruoli manageriali all’interno del Gruppo, da raggiungere entro il 2030. Questo è solo una delle tante scelte che dimostrano che la nostra è una società che ci crede. Sono arrivata in Mundys nel 2020, con il ruolo di Risk Officer. Da quest'anno il team è cresciuto, è tutto al femminile". Insieme a lei, infatti, ci sono Alessandra Infantino – Head of Risk & Compliance, Alessandra Pietropaolo – Head of Internal Audit e Debora Cavatorta – Head of Insurance & Claims. Ognuna è a capo delle singole funzioni.

Una squadra vincente

"È una squadra composta da donne diverse, per esperienze ed età, però funziona molto bene. C'è un costante scambio di idee, riflessioni e pensieri. Condividiamo gli stessi principi e lo stesso approccio". Basta parlare con loro per capire che è veramente così. Tutte, tra l'altro, si dicono piacevolmente sorprese dal lavorare - è la prima volta per tutte - con una responsabile donna, ovvero Enrica Marra. "Sono nel settore assicurativo da più di 20 anni e qui in Mundys, per la prima volta, ho scoperto e apprezzato cosa vuol dire avere una responsabile donna - racconta Debora Cavatorta - Devo dire che è un'esperienza diversa e molto positiva.
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Debora Cavatorta – Head of Insurance & Claims

Ho iniziato questo lavoro anni fa, e sia per il ruolo che ricoprivo, sia per l’attività stessa, mi sono sempre confrontata con platee maschili, convincendomi che per dimostrare il mio impegno dovessi stare in ufficio tutto il giorno, rimanere fino a tardi, in tutto ciò gestendo anche una famiglia. Qui in Mundys ho potuto notare la differenza, quando la tua responsabile comprende e gestisce le medesime esigenze, lavori di più e meglio".

Le donne tra pregiudizi e stereotipi

"Il mondo del lavoro comincia a vedere le donne in posizioni di coordinamento e questo è molto positivo - aggiunge Alessandra Infantino - quando abbiamo avuto la necessità di integrare competenze nel nostro team, la scelta è ricaduta su professionalità femminili, non perché tali, ma perché semplicemente ci hanno convinto dal punto di vista dei valori e della preparazione.
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Alessandra Infantino – Head of Risk & Compliance

Abbiamo scelto quello che sembrava più in sintonia con il team, per know-how, filosofia e approccio, come naturalmente dovrebbe essere in un ambiente realmente paritario". "Sono da tredici anni in questo settore. In passato ho lavorato in ambienti dove ero l'unica donna. Soprattutto nel corso delle verifiche operative sui siti produttivi le donne venivano considerate come decontestualizzate - continua Alessandra Pietropaolo - Scontavamo un po' di pregiudizi. Sono stata anche in team misti, ma sempre con responsabili uomini. Adesso sto sperimentando una nuova esperienza. È stato casuale, ma è pur vero che stiamo assistendo ad un cambiamento culturale e normativo".

Le norme sulla parità di genere

Le normative, appunto. Dopo le famose e tanto discusse "quote rosa", il “Codice delle Pari Opportunità” è stato oggetto di recenti interventi legislativi come: il “Rapporto sulla situazione del personale” e la “Certificazione della parità di genere”. In parole povere si chiede alle aziende, pubbliche e private, di mettere in piedi e attestare, misure concrete per diminuire il “gender gap”. In termini di mansioni, ruoli, salari... "La spinta normativa è importante perché consente di incanalare il cambiamento culturale necessario e senza il quale la sola normativa poco può fare per raggiungere la vera parità di genere. Perché non avviene in modo naturale" concordano. Come dargli torto. Si tratta di norme e leggi che da un lato stimolano il cambiamento dall'altro obbligano ad una riflessione: senza l'obbligatorietà, questo cambiamento quanto sarebbe lento?
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Alessandra Pietropaolo – Head of Internal Audit

Inclusione è l'attenzione al benessere altrui

A guardare Mundys si avverte il cambiamento, ma c’è bisogno che realtà come la loro non siano una minoranza. "Qui viviamo un ambiente lavorativo che tiene molto all'inclusione, nel quotidiano - concordano le responsabili - Siamo sempre aperte al confronto, cerchiamo il parere dell'altro. C'è empatia. La nostra idea di inclusione è legata al riconoscimento, all’interesse sincero per il benessere personale di ognuno, all’attenzione verso la crescita personale e professionale. Ma una donna al comando ha ancora difficoltà in termini di credibilità? "Devo dire che fatico anche a ritrovarmi con la formulazione “donna al comando” perché in una leadership femminile forse cambia proprio il punto di vista su come esercitare un ruolo di responsabilità. Da quando sono in Mundys non ho mai avuto la percezione che il mio punto di vista potesse contare meno di quello maschile, né nei tavoli di confronto con gli altri colleghi, o con il top management, né di fronte all'Amministratore Delegato o con il CDA - testimonia Enrica Marra - la società ha creato un sistema valoriale condiviso, tale per cui non solo nessuna donna si è mai sentita sminuita ma, credo più giusto aggiungere, nessuna persona. All'interno di un contesto virtuoso, come quello raccontato, dove tutti hanno maturato la stessa consapevolezza, nessuno sente di conseguenza la necessità di prevaricare sull'altro, di alzare la voce pur di farsi sentire. Allo stesso modo una donna - ed è il rischio in cui a volte si incorre - non sente il bisogno di snaturarsi, finendo per imitare un atteggiamento maschile. "È un percorso che deve partire dalla società, dalle famiglie e dalle scuole - conclude Marra - Ci sono aspetti peculiari della donna che, se valorizzati, vanno ad annullare una serie di atteggiamenti che non sono più efficaci. È la meritocrazia alla base di tutto. Le nuove generazioni hanno un tipo di lettura di questi temi molto diversa".