Reddito alimentare, ecco perché può aiutare a combattere la povertà in Italia (e lo spreco del cibo)

di ETTORE MARIA COLOMBO
16 aprile 2022
Reddito alimentare

Reddito alimentare

Ha già raccolto quasi 75.000 firme sotto forma di petizione popolare. Il reddito alimentare potrebbe diventare un diritto, riconosciuto al pari di altri strumenti d'integrazione al reddito alle persone in condizioni di indigenza. A differenza però di altre misure, come ad esempio il reddito di cittadinanza, il reddito alimentare non eroga denaro, bensì alimenti. In pratica, il reddito alimentare è un progetto sociale che prevede lo sviluppo nazionale di un rapporto di collaborazione tra istituzioni, privati e terzo settore per la preparazione di pacchi alimentari attraverso il recupero del cibo che rischia di essere sprecato dalla distribuzione e la loro successiva erogazione nei comuni. La proposta è figlia dell’ingegno di un social influencer che naviga dalle parti del Partito democratico, Leonardo Cecchi.

Una proposta che ha trovato due main sponsor molto importanti. L’associazione Ali (Associazione autonomie italiane, circa 1500 comuni di matrice politica progressista e di area centrosinistra, presidente Matteo Ricci) e della Rete dei comuni sostenibili (presidente Valerio Lucciarini De Vincenzi) che lavora sul fronte delle politiche di sostenibilità ambientale, sociale, culturale ed economica sulla base dei 17 obiettivi di Sostenibilità delle Nazioni Unite e dei 12 obiettivi del Benessere Equo e Sostenibile e che è nata a gennaio 2021 su iniziativa della stessa Ali, di Leganet (la società di Ali per consulenze e servizi di innovazione tecnologica per Enti Locali e Aziende a partecipazione pubblica) e di Città del Bio (l’associazione che unisce i comuni e gli enti territoriali che promuovono l’agricoltura biologica). Con un comunicato, i tre enti – ALI, Rete dei comuni sostenibili e Città del Bio – spiegano il perché dell’adesione al progetto del reddito alimentare.

Un clochard a Napoli. In Italia la fame e la povertà alimentare sono in aumento (Foto Ansa)

Quanti sono gli italiani in povertà (e quelli in povertà assoluta)

"In Italia la fame e la povertà alimentare sono in aumento – sottolinea il presidente nazionale di Ali, Matteo Ricci –, per questo occorrono aiuti a sostegno delle famiglie. Nel nostro Paese sono circa 9 milioni le persone in povertà, 5 milioni in povertà assoluta, distribuite su oltre 7mila comuni. Le Amministrazioni e gli Enti del terzo settore stanno facendo sforzi enormi per cercare di arginare l’emergenza, grazie anche al sostegno dello Stato. Ma occorrono anche strumenti per creare una distribuzione capillare ed evitare lo spreco alimentare: pensiamo alla parte logistica, di ritiro merci, mezzi, uomini".

Ali, con l’Associazione Città del Bio e la società di servizi Leganet, ha dunque promosso il progetto della Rete dei Comuni Sostenibili, associazione che ha l’obiettivo di contribuire al raggiungimento dei 17 obiettivi di sostenibilità delle Nazioni Unite che indirizzano le scelte dell’Unione Europea e costituiscono l’Agenda 2030: tradurre quindi a livello locale gli obiettivi del BES – Benessere Equo e Sostenibile definiti dall’Italia. "L’iniziativa del reddito alimentare va proprio in questa direzione: uno strumento in più per contribuire a contrastare la povertà e la fame, i primi due goals dell’Onu. Con lo scopo di raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione, promuovere un’agricoltura sostenibile, a sostegno delle famiglie in difficoltà", conclude la sua nota Ricci.

Il presidente nazionale di Ali, Matteo Ricci: "Nel nostro Paese sono circa 9 milioni le persone in povertà, e 5 milioni quelle in povertà assoluta"

Reddito alimentare, come funziona

Il reddito alimentare ideato da Leonardo Cecchi funziona, spiega l’ideatore, come "uno strumento a sostegno delle persone indigenti. Si riconosce a chi è in difficoltà economica il diritto ad avere generi alimentari equivalenti ad una data cifra (tra i 300 e i 500 euro). Attraverso una card simile ad una prepagata, il percettore può andare direttamente nei supermercati e prelevare l’invenduto, "pagando" poi con la card. I supermercati ci guadagnano perché per ogni genere alimentare donato hanno benefici fiscali derivanti dalla legge anti-spreco del 2016".

L’infrastruttura che fa funzionare il meccanismo è una semplice app dove i supermercati inseriscono le disponibilità dell’invenduto, e i percettori possono così vederle per poi andare a ritirarle. E il tutto a un costo contenuto per lo Stato. Cecchi spiega che “ogni giorno buttiamo via tonnellate di cibo in ottimo stato. Invenduto, per lo più. E mentre accade questo, ci sono milioni di persone in condizioni di povertà assoluta o semi-assoluta che si riducono a dover rinunciare a un pasto al giorno o anche peggio. Con il reddito alimentare possiamo porre fine a questa assurdità. L’invenduto potrà esser dato a chi ha bisogno, a chi non arriva a fine mese. Facendoglielo avere direttamente dentro i supermercati e i negozi alimentari, il tutto con un certo anonimato”.

Una coda di persone in fila davanti alla Onlus Pane Quotidiano, a Milano (Foto Ansa, 2021)

Reddito alimentare, quanto costerebbe allo Stato

Ma da quale ragionamento parte l’idea del reddito alimentare? La fame e la povertà alimentare anche in Italia sono in aumento e una misura di sostegno, al di là del reddito di cittadinanza, ci vuole. Spiega sempre Leonardo Cecchi, coordinatore dell’iniziativa, ma anche militante e social influencer del Pd, che basta avere la volontà politica per farlo. È sufficiente un emendamento alla prossima finanziaria, con un costo non particolarmente oneroso – 10 o 15 milioni di euro – che serve a coprire le cosiddette spese logistiche, e le 200mila tonnellate di sprechi alimentari che si riscontrano solo nella grande distribuzione, possono essere indirizzate a sfamare chi ne ha bisogno.

E ad averne bisogno - in anni critici prima per la pandemia, poi per l’aumento dei prezzi che la guerra della Russia all’Ucraina provoca – sono milioni di famiglie. Il comitato, da cui deriva la petizione di firme, fornisce alcuni dati: 5 milioni e 600 mila persone in povertà, 220mila tonnellate di generi alimentari buttati via ogni anno solo nei supermercati e negli ipermercati. E quindi – rilancia Cecchi – riordinando il rapporto tra terzo settore e istituzioni si possono risolvere molti problemi.

Leonardo Cecchi, ex social media manager e vice responsabile della comunicazione nazionale del Partito democratico, ha ideato lo strumento del reddito alimentare

Reddito alimentare, come realizzare lo strumento

In concreto lo Stato dovrebbe individuare la platea tramite Inps di tutti quei cittadini e famiglie fragili, i quali potranno aderire al piano del reddito alimentare registrandosi sulla app che consentirà loro di prenotare pacchi alimentari, anche se ci saranno cittadini a cui la spesa va consegnata a casa. Sono le associazioni o lo Stato con il servizio civile, i comuni a farsene carico. I partner logistici vanno individuati, ma anche solo mettere insieme i tasselli di questo cambio di passo sia dal punto di vista dello spreco che dell’inclusione, è un obiettivo fattibile a breve. Chiude Cecchi: “Il reddito alimentare è uno strumento di inclusione sociale, non una elemosina. Se do a un cassintegrato un grosso pacco alimentare, faccio in modo che possa liberare una piccola parte del suo reddito”. La questione della povertà alimentare non si può ignorare.

In Italia, per l'Istat, poco meno di 1 famiglia su 10 vive in povertà assoluta (Foto Ansa)

Italia, poco meno di 1 famiglia su 10 vive in povertà assoluta

D’altra parte, al netto dei rincari delle bollette, dovute alla guerra in Ucraina, dei prezzi delle materie prime, all’impennata dell’inflazione e alla costante perdita di potere d’acquisto delle famiglie, il numero delle famiglie italiane in povertà assoluta è destinato, purtroppo, a crescere e, da questo punto di vista, la ‘fotografia’ che l’Istat fa, nel 2022, della povertà italiane (dati del 2021) è, ovviamente, destinata solo a peggiorare.

Nel 2021 le famiglie in povertà assoluta in Italia erano il 7,5%, in lieve calo rispetto al 7,7% nel 2020 per un numero di individui pari a circa 5,6 milioni. Secondo l’Istat, gli individui in povertà assoluta sono circa 5,6 milioni (9,4% del totale, come lo scorso anno). "Senza la crescita dei prezzi al consumo registrata nel 2021 (+1,9%) - sottolinea l’Istituto - l’incidenza di povertà assoluta sarebbe stata al 7,0% a livello familiare e all’8,8% a livello individuale, in lieve calo, quindi, rispetto al 2020". Dati, ora, però, destinati a subire una forte impennata, a causa della guerra e della ripresa dell’inflazione.

La sostanziale stabilità della povertà assoluta delle famiglie italiane nel 2021 si colloca nel contesto di una "marcata ripresa" della spesa per consumi (su cui si basa l'indicatore di povertà). Secondo le stime preliminari, infatti, la spesa media mensile delle famiglie residenti in Italia è pari a 2.439 euro in valori correnti, in crescita del 4,7% rispetto ai 2.328 euro dell’anno precedente (+2,8% al netto dell'inflazione), con evidenti differenze tra le famiglie più abbienti (+6,2%) e quelle meno abbienti (+1,7%). Si tratta di una crescita molto accentuata, osserva l’Istat, che però non compensa il crollo del 2020. Rispetto ai 2.560 euro del 2019, infatti, la spesa media è ancora inferiore del 4,7%. Solo considerando la dinamica inflazionistica (+1,9% la variazione dell'indice armonizzato dei prezzi al consumo, Ipca), la crescita in termini reali rispetto al 2020 risulta più contenuta (+2,8%).

Per l'Istat nel 2021 la spesa media mensile delle famiglie italiane è pari a 2.439 euro, in crescita del 4,7% rispetto al 2020

Sud Italia, più di 1 famiglia su 10 vive in povertà assoluta

Nel Mezzogiorno, evidenzia l’Istat, dove le persone povere sono 195mila in più rispetto al 2020, si confermano le incidenze di povertà più elevate: il 12,1% per gli individui (in crescita dall’11,1%), il 10,0% per le famiglie. Al Nord si registra invece un miglioramento a livello sia familiare (da 7,6% del 2020 a 6,7% del 2021) sia individuale (da 9,3% a 8,2%). Nel 2021 si è registrata anche una sostanziale stabilità dell’incidenza della povertà per le diverse tipologie familiari. Segnali di miglioramento si rilevano per le famiglie di 2 componenti (da 5,7% a 5,0%) e 3 componenti (da 8,5% a 7,1%). Ma è la presenza di figli minori che continua ad essere un fattore che espone maggiormente le famiglie al disagio: l’incidenza di povertà assoluta si conferma elevata (11,5%) per le famiglie con almeno un figlio minore e nel caso di famiglie formate da coppie con 3 o più figli sale al 20%. La percentuale è decisamente più bassa e pari al 5,5% tra le famiglie con almeno un anziano (5,6% nel 2020, valore sostanzialmente stabile) a conferma del ruolo di protezione economica che i trasferimenti pensionistici assumono in ambito familiare. Anche sulla base di questi dati, l’idea del reddito alimentare sarebbe, di questi tempi, un sollievo e un aiuto concreto alle famiglie italiane più povere.