Di lei non si hanno più notizie, da quando è stato annunciato il suo internamento in un ospedale psichiatrico dopo l’arresto. Ma quell’immagine simbolo di lei in intimo e senza velo è riapparsa ora davanti al Consolato dell’Iran di Milano.
L'artista aleXsandro Palombo ha ritratto Ahoo Daryaei, la studentessa iraniana che ha sfidato, il 1° novembre scorso, la legge che impone l’obbligo del velo e con questa l’autorità del regime, con una nuova opera intitolata “Freedom”, inserendosi nel coro internazionale di voci che ne chiede l’immediata liberazione. Nel murale la giovane donna indossa un reggiseno stampato con la bandiera tricolore dell’Iran e sullo slip rosso appare la scritta “Freedom”. Lo sguardo appare fiero e coraggioso, a dimostrazione della forza di una donna che ha usato il suo corpo per sfidare il regime in nome della libertà.
Anche il sostegno dell’artista alla coraggiosa ragazza è una forma di protesta contro l’oppressione delle autorità islamiche: secondo il Ministro della Scienza iraniano, infatti, la studentessa “ha infranto le norme e il suo comportamento è immorale e contrario ai costumi” ma allo stesso tempo “Coloro che hanno ripubblicato queste riprese diffondono la prostituzione e non dovrebbero essere incoraggiati in quanto non sono né moralmente né religiosamente giustificati”.
Di ben altro parere l’artista: “Ahoo Daryaei ci ha donato il suo corpo come atto d'amore universale per farne un'arma pacifica con cui sfidare il regime islamico degli Ayatollah –ha dichiarato Palombo –. Il suo gesto è profondo, il suo sacrificio è dirompente, Ahoo Daryaei ci invita a diffondere il messaggio attraverso il suo corpo e a portare avanti l'urlo di libertà e di coraggio delle donne iraniane. Un monito a non voltarci dall'altra parte – aggiunge –, a lottare insieme a loro per non essere complici e indifferenti”. L'azione dell’universitaria, che sui social media viene riconosciuta appunto come Ahoo Daryaei, era rivolta ai metodi coercitivi e violenti della polizia morale che impone alle cittadine un rigido codice di abbigliamento, fatto rispettare con la violenza più brutale.
Il coraggio della ragazza, di mostrarsi pubblicamente libera da quegli abiti che sono come catene, ha riportato sotto i riflettori la drammatica situazione vissuta dalle donne nella Repubblica islamica, fin da adolescenti. E il fatto che, dopo l’arresto, la studentessa di letteratura francese sia stata portata in un ospedale psichiatrico conferma l’usanza delle autorità di delegittimare le donne che manifestano descrivendole come mentalmente instabili: una tecnica ampiamente utilizzata per sopprimere la loro libertà e i loro diritti.
Da sabato scorso di Daryaei non si hanno notizie e nel mondo cresce la preoccupazione per la sua sorte. Il suo gesto l’ha resa una nuova eroina delle libertà negate e sono tante le mobilitazioni di solidarietà che in queste ore prendono vita grazie ai movimenti femministi. Palombo, che non è nuovo a certe iniziative, ha voluto dare il suo contributo, che va ad aggiungersi alla serie di tre opere che hanno fatto il giro del mondo dal titolo “The Cut", “The Cut 1” e "The Final Cut” con Marge Simpson che tagliava i suoi iconici capelli per celebrare Mahsa Amini.