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Home » Lifestyle » “Le ragazze salveranno il mondo”, Annalisa Corrado spiega il legame tra femminismo e ambientalismo

“Le ragazze salveranno il mondo”, Annalisa Corrado spiega il legame tra femminismo e ambientalismo

Nel libro della 49enne, co-portavoce di Green Italia e Rinascimento Web, verranno ripercorse le storie di cinque figure femminili potenti che hanno cambiato il corso della storia

Elsa Toppi
18 Novembre 2022
Annalisa Corrado, l'autrice del libro 'Le ragazze salveranno il mondo'

Annalisa Corrado, l'autrice del libro 'Le ragazze salveranno il mondo'

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Il legame fra la Terra e il femminile è profondo. La terra è da sempre madre. Una connessione potente che ha radici nella mitologia greca. Bastasse questo a spiegare perché sono soprattutto le donne ad essere in prima linea per la tutela del Pianeta. C’è ben altro, ovviamente. Ma non c’è dubbio sul fatto che saranno proprio loro ad imprimere la svolta al mondo per un futuro più green. E questo perché emancipazione femminile e salvaguardia della Terra hanno sempre camminato vicine. Un cammino iniziato decenni fa’ e che ancora prosegue. A ripercorrerlo è stata Annalisa Corrado, ingegnera meccanica di Roma, ambientalista, nel suo libro Le ragazze salveranno il mondo, edito da People. Nel libro si passano in rassegna cinque figure femminili potenti che hanno cambiato il corso della storia dell’ambientalismo ma che non sempre hanno ottenuto il giusto riconoscimento. Cinque protagoniste, mai sole al comando, che hanno fatto delle loro fragilità i loro punti di forza e che raccontano come lo sguardo femminile sul mondo sia sempre inclusivo, capace di tenere insieme tutto e tutti.

Annalisa Corrado, ingegnera meccanica e ambientalista, nel suo libro ci racconta di cinque figure femminili potenti che hanno cambiato il corso della storia dell’ambientalismo senza però ricevere un giusto riconoscimento

Dottoressa Corrado sono tante le donne impegnate nei movimenti ecologisti come mai secondo lei?
“È innegabile che il fatto che le donne siano state relegate all’occupazione e alla cura della famiglia, delle comunità, dei territori abbia comunque fatto sviluppare un’attitudine ad occuparsi dei più fragili. E questo è un talento fondamentale per comprendere quello che stiamo facendo al pianeta. Sviluppa un attaccamento alla terra e alle altre persone che consente meno di infischiarsene delle conseguenze delle azioni. Questo approccio sistemico e trasversale è tipico delle donne”.

La prima ragazza che racconta è Rachel Carson (biologa, scrittrice e ambientalista marina americana) perché lei e non un’altra?
“Beh… io sono una ingegnera e l’approccio scientifico mi fa sentire più a casa. Lei è la madre dell’ambientalismo scientifico ed ha segnato una discontinuità nella storia. Le istituzioni che si sono occupate della tutela dell’ambiente sono nate a seguito dei suoi studi sull’utilizzo indiscriminato del DDT. La Carson ha mostrato e dimostrato, in maniera scientifica, le  responsabilità dell’industrializzazione selvaggia  rispetto alla distruzione dell’ecosistema. Tant’è che poi il DDT è stato messo al bando. E’ stata una grande scienziata e una grande divulgatrice della natura, ed ha dimostrato quanto empatia ed emozione siano importanti nel metodo scientifico. Eppure ha subito un trattamento allucinante perché donna: dicevano fosse isterica, la chiamavano zitella etc. L’educazione anti-empatica dei maschi fa si che si pensi di poter gestire il potere senza empatia”.

Empatia e fragilità per una leadership inclusiva

Corrado qual è il legame che unisce ecologia e femminismo?
“C’è una corrente del femminismo, intersezionale, che racconta molto bene quello che è stato ben dipinto dagli obiettivi dello sviluppo sostenibile del 2030. Ci sono dei temi che non possono più essere affrontati senza considerarli nel loro insieme, nella loro interconnessione. Ad esempio, il riconoscimento dei talenti, dei diritti delle donne a livello economico, sociale e politico è una conditio sine qua non per l’affermarsi dello sviluppo sostenibile e della tutela dell’ambiente. L’ecofemminismo si basa su questo tipo di postulato e l’obiettivo 5 dell’agenda 2030 dell’Onu lo ratifica. Tra l’altro poi, le donne sono, in tanti Paesi del mondo, le più esposte ai pericoli dei cambiamenti climatici e della distruzione dell’ecosistema, quindi c’è anche un legame da questo punto di vista. Non per niente sono tantissime le attiviste che rischiano la vita affinché questo ecosistema venga protetto”.

Quali sono i talenti delle donne che fanno bene alla salvaguardia della terra?
“Nella cultura patriarcale c’è un danno enorme che si fa ai maschietti nell’educazione ed è l’allontanamento della fragilità, dell’empatia e delle relazioni. Ai bambini non si regalano bambole. Loro non vengono allenati ad essere padri o a stare in relazione con i piccoli e non devono piangere. Questo fa enormi danni nella società, che si manifestano anche con declinazioni violente. Invece alle donne questa cosa non viene tolta. Ci lasciano empatia ed emozione ma ci tolgono l’ambizione, perché per una donna  è negativo essere ambiziosa. Tutti siamo vittime della sindrome dell’impostore. Ogni volta che abbiamo un obiettivo alto o ricopriamo un incarico importate, sembra sempre che l’abbiamo tolto a qualcuno che ne aveva diritto più di noi. Alla fine però questa cosa è una molla evolutiva, nel senso che se tu ti senti inadeguata continui a crescere, fai rete, chiedi aiuto, perché non senti di poter dare da sola tutte le risposte. In qualche modo possiamo fare di questa fragilità intrinseca un super potere. La famosa sorellanza è un po’ questo: guardarsi intorno, cercare di capire quali sono i talenti delle persone e metterle a sistema. La capacità empatica e relazionale, non l’arroganza, è la chiave di una leadership inclusiva”.

Annalisa, nel suo libro, racconterà anche dell’incontro avvenuto con Greta Thunberg a Roma

Il super potere di Greta è la sua diversità

La più mediatica è Greta Thunberg. La ragazzina svedese che con il suo super potere, la sindrome di Asperger, ha smosso il mondo sfidando i grandi della politica. Lei ha fatto delle sue diversità un punto di forza
“Lei stessa ha chiamato super potere la sua sindrome che, tra le altre cose, le da problemi di socialità. A ben pensare, potrebbe sembrare paradossale che proprio questa ragazzina, nonostante ciò, abbia smosso milioni di persone in tutto il mondo. E invece, anche in questo caso, alcuni ostacoli servono a sviluppare dei talenti impensati. Lei non riesce a vedere le sfumature tra bianco e nero: vede solo bianco o nero. Così quando qualcuno le spiega i cambiamenti climatici non riesce a comprendere perché non tutti si occupino di questo che è un problema vitale per la sopravvivenza dell’essere umano sul pianeta Terra. Lei racconta che nessuno è troppo piccolo per fare la differenza. Insomma di questa sua consapevolezza, che non le consente di scendere a compromessi, ha fatto la sua grandezza. Io l’ho vista da vicino, quando è venuta a Roma, e posso assicurare che questa sua fragilità non è minimamente camuffata: dice cose dure e precise ma, mentre lo fa, si morde il labbro, si tormenta le mani. E anche questo la rende potentissima”.

Ora però ha dichiarato che passerà il megafono ad altri… una resa?
“Tutt’altro. Praticamente lo ha già ceduto ed io lo trovo molto bello. Nel libro racconto di donne che non sono mai sole al comando ma che anzi promuovo l’emersione di altre persone e di altre donne. E anche questo fa parte della leadership inclusiva. Lei non ha mai voluto essere lei la protagonista: il protagonista è l’oggetto del suo attivismo”.

È vero che Greta Thunberg ha cambiato la vita di Jane Fonda?
“Si è vero. Mentre scrivevo il libro mi sono arrivate le foto di Jane Fonda mentre si faceva arrestare davanti a Capitol Hill, per aver manifestato contro le politiche di Trump sui cambiamenti climatici. Lei, oltre ad essere una super fan di Noemi Klein (ndr. giornalista, scrittrice e attivista), ha detto che la radicalità di Greta l’ha cambiata profondamente”.

L’internazionale dell’odio contro i diritti

Che tipo ostracismo hanno subito queste attiviste? Nel libro parla di internazionale dell’odio: di cosa si tratta?
“È questo gruppo di potenti come Trump, Bolsonaro, Putin, Erdogan etc. figure che fanno alleanze buffe, perché essendo tutti sovranisti non riescono ad accordarsi su linee comuni, ma in comune hanno il maschilismo, il riferimento al patriarcato, la riduzione dei diritti sociali delle donne, il totale sfregio delle questioni ambientali e dei diritti civili. In loro si incarnano gli anti-valori che, negli ultimi decenni, l’evoluzione dell’umanità sembrava aver messo dalla parte sbagliata della storia. Patriarcato, dominio delle fonti fossili e industrializzazione selvaggia si fondono in un unico approccio estrattivo e aggressivo, tanto con le viscere della terra quanto con i corpi delle donne”.

In America Latina ci sono stati diversi casi di quella che viene definita violenza mineraria contro le donne
“La cultura estrattiva non si pone alcun tipo di limite né di salvaguardia delle comunità locali, né dell’ecosistema. E’ un’aggressività che non si ferma neanche con le persone. E anche qui l’aggancio fra donne e territorio fa si che siano proprio loro le persone più toccate, e quindi anche le prime che si mettono in movimento”.

A quale di queste cinque figure femminili che racconta nel suo libro è più affezionata?
“Domanda difficilissima. Il mio aggancio empatico è con Wangari Muta Maathai: ha una potenza e un carisma incredibile. Sembra che abbia vissuto 18 vite. La sua è una azione a 360 gradi per l’ecosistema, per la giustizia sociale contro la dittatura. Ha partecipato alla resistenza locale, è stata incarcerata, picchiata eppure era una donna di una potenza positiva incredibile. Ha vinto il premio Nobel nel 2004. Io confesso di essere follemente innamorata di lei. Ma in verità tutte mi hanno segnato e insegnato molto”.

E allora si, le ragazze salveranno il mondo. O forse lo stanno facendo già.

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  • Passa anche da un semplice tasto la possibilità per una donna, vittima di stalking, di salvarsi da chi vuole farle del male. Il tasto di uno smartwatch che, una volta premuto, lancia un’immediata richiesta di aiuto alle forze di polizia. E grazie a questo orologio, Marta (il nome è di fantasia) potrà ora vedere la sua vita cambiata in meglio. La donna aveva smesso di vivere, a causa della relazione asfissiante e malata con il suo ex marito violento che aveva promesso di sfregiarla con l’acido e poi ucciderla e seppelire il suo corpo in un terreno. Ma venerdì scorso a Marta è stato consegnato il primo di 45 smartwatch che saranno distribuiti ad altrettante vittime. L’orologio è collegato con la centrale operativa del comando provinciale dei carabinieri di Napoli: appena arriva l’Sos, la vittima viene geolocalizzata e arrivano i soccorsi.

E così Marta ha ripreso la sua vita interrotta per paura dell’ex e delle sue minacce. «Posso uscire più serena e tranquilla dopo mesi e mesi trascorsi rintanata in casa. Grazie a questo orologio mi sento protetta. È vero, devo rinunciare alla mia privacy, ma è un prezzo che sono disposta a pagare.»

Lo scorso 30 novembre i carabinieri del Comando provinciale di Napoli, la sezione fasce deboli della Procura partenopea coordinata dal procuratore aggiunto Raffaello Falcone, la Fondazione Vodafone Italia e la Soroptimist international club Napoli hanno annunciato l’avvio del progetto pilota "Mobile Angel", che prevede, appunto, la consegna di questo orologio salvavita alle vittime di maltrattamenti. Il progetto è stato esteso anche alle città di Milano e Torino. Lo smartwatch affidato a Marta è il primo nel Sud Italia. Il mobile angel, spiegano i Carabinieri, rientra in un progetto ad ampio respiro che ha come punto focale le vittime di violenza. Un contesto di tutela all’interno del quale è stata istituita anche la "stanza tutta per sé", un ambiente dove chi ha subìto vessazioni può sentirsi a suo agio nel raccontare il proprio vissuto. 

#lucenews #lucelanazione #mobileangel #napoli
  • Se nei giorni scorsi l’assessore al Welfare del Comune di Napoli, papà single di Alba, bambina affetta da Sindrome di Down, aveva ri-scritto pubblicamente alla premier Giorgia Meloni per avere un confronto sull’idea di famiglia e sul tema delle adozioni, stavolta commenta quanto sta accadendo in Italia in relazione ai diritti dei figli delle famiglie arcobaleno. 

Ricordiamo, infatti, che lo scorso 12 marzo il Governo ha ordinato, in merito ad una richiesta pervenuta al Comune di Milano di una coppia dello stesso sesso, lo stop a procedere alla registrazione del loro figlio appena nato e impedendo, di fatto, la creazione di una famiglia omogenitoriale. Il veto della destra compatta boccia il certificato europeo di filiazione che propone agli Stati membri di garantire ai genitori residenti in Unione Europea il diritto ad essere riconosciuti come madri e padri dei propri figli nello stesso modo in tutti i Paesi Ue.

“In tutta Europa i figli di coppie gay avranno il riconoscimento degli stessi diritti degli altri bambini. In Italia il Senato, trascinato da Fratelli d’Italia, fortemente contrario, ha appena bocciato la proposta – dice Trapanese in un lungo post sulla sua pagina Instagram -. Quindi, i figli delle coppie omosessuali non sono, per il nostro Paese, figli come gli altri. Questo hanno deciso e detto chiaramente”. Così facendo, “resteranno bambini privi di tutele complete, i cui genitori dovranno affrontare battaglie giudiziarie, sfiniti da tempi lunghissimi, solo perché il loro bimbo venga considerato semplicemente un figlio”. 

Trapanese attacca chiaramente questa decisione: “L’Italia è l’unico paese europeo con un governo che lavora per togliere diritti invece che per aggiungerli. Se la prende con bambini che esistono e vivono la loro quotidianità serenamente in famiglie piene d’amore, desiderati sopra ogni cosa, ma considerati in Italia figli di un dio minore”. Per Trapanese “stiamo continuando a parlare di ciò che dovrebbe essere semplicemente attuato. I diritti non si discutono, si riconoscono e basta. Ma come fate a non rendervene conto?”.

#lucenews #diritti #coppieomogenitoriali
  • Il nuovo progetto presentato dal governatore Viktor Laiskodat a Kupang, in Indonesia, prevede l’entrata degli alunni a scuola alle 5.30 del mattino. Secondo l’alto funzionario il provvedimento servirebbe per rafforzare la disciplina dei bambini.

Solitamente nelle scuole del Paese le lezioni iniziavano tra le 7 e le 8 del mattino: anticipando l’orario d’ingresso i bambini sono apparsi esausti quando tornano a casa. La madre di una 16enne, infatti, è molto preoccupata da questa nuova iniziativa: “È estremamente difficile, ora devono uscire di casa mentre è ancora buio pesto. Non posso accettarlo. La loro sicurezza non è garantita quando è ancora notte. Inoltre mia figlia, ogni volta che arriva a casa, è esausta e si addormenta immediatamente.”

Sulla vicenda è intervenuto anche Marsel Robot, esperto di istruzione dell’Università di Nusa Cendana, che ha spiegato come a lungo termine la privazione del sonno potrebbe mettere in pericolo la salute degli studenti e causare un cambiamento nei loro comportamenti: “Non c’è alcuna correlazione con lo sforzo per migliorare la qualità dell’istruzione. Gli studenti dormiranno solo per poche ore e questo è un grave rischio per la loro salute. Inoltre, questo causerà loro stress e sfogheranno la loro tensione in attività magari incontrollabili”. Anche il Ministero per l’emancipazione delle donne e la Commissione indonesiana per la protezione dei minori hanno espresso richieste di revisione della politica. Il cambiamento delle regole di Kupang è stato anche contestato dai legislatori locali, che hanno chiesto al governo di annullare quella che hanno definito una politica infondata.

Tuttavia il governo centrale ha mantenuto il suo esperimento rincarando la dose ed estendendolo anche all’agenzia di istruzione locale, dove anche i dipendenti pubblici ora inizieranno la loro giornata alle 5.30 del mattino.

#lucenews #lucelanazione #indonesia #scuola
  • Quante ore dormi? È difficile addormentarsi? Ti svegli al minimo rumore o al mattino rimandi tutte le sveglie per dormire un po’ di più? Soffri d’insonnia?

Sono circa 13,4 milioni gli italiani che soffrono di insonnia, secondo le ultime rilevazioni di Aims - l

Il legame fra la Terra e il femminile è profondo. La terra è da sempre madre. Una connessione potente che ha radici nella mitologia greca. Bastasse questo a spiegare perché sono soprattutto le donne ad essere in prima linea per la tutela del Pianeta. C’è ben altro, ovviamente. Ma non c’è dubbio sul fatto che saranno proprio loro ad imprimere la svolta al mondo per un futuro più green. E questo perché emancipazione femminile e salvaguardia della Terra hanno sempre camminato vicine. Un cammino iniziato decenni fa’ e che ancora prosegue. A ripercorrerlo è stata Annalisa Corrado, ingegnera meccanica di Roma, ambientalista, nel suo libro Le ragazze salveranno il mondo, edito da People. Nel libro si passano in rassegna cinque figure femminili potenti che hanno cambiato il corso della storia dell’ambientalismo ma che non sempre hanno ottenuto il giusto riconoscimento. Cinque protagoniste, mai sole al comando, che hanno fatto delle loro fragilità i loro punti di forza e che raccontano come lo sguardo femminile sul mondo sia sempre inclusivo, capace di tenere insieme tutto e tutti.

Annalisa Corrado, ingegnera meccanica e ambientalista, nel suo libro ci racconta di cinque figure femminili potenti che hanno cambiato il corso della storia dell’ambientalismo senza però ricevere un giusto riconoscimento

Dottoressa Corrado sono tante le donne impegnate nei movimenti ecologisti come mai secondo lei? "È innegabile che il fatto che le donne siano state relegate all’occupazione e alla cura della famiglia, delle comunità, dei territori abbia comunque fatto sviluppare un’attitudine ad occuparsi dei più fragili. E questo è un talento fondamentale per comprendere quello che stiamo facendo al pianeta. Sviluppa un attaccamento alla terra e alle altre persone che consente meno di infischiarsene delle conseguenze delle azioni. Questo approccio sistemico e trasversale è tipico delle donne".

La prima ragazza che racconta è Rachel Carson (biologa, scrittrice e ambientalista marina americana) perché lei e non un’altra? "Beh… io sono una ingegnera e l’approccio scientifico mi fa sentire più a casa. Lei è la madre dell’ambientalismo scientifico ed ha segnato una discontinuità nella storia. Le istituzioni che si sono occupate della tutela dell’ambiente sono nate a seguito dei suoi studi sull’utilizzo indiscriminato del DDT. La Carson ha mostrato e dimostrato, in maniera scientifica, le  responsabilità dell’industrializzazione selvaggia  rispetto alla distruzione dell’ecosistema. Tant’è che poi il DDT è stato messo al bando. E’ stata una grande scienziata e una grande divulgatrice della natura, ed ha dimostrato quanto empatia ed emozione siano importanti nel metodo scientifico. Eppure ha subito un trattamento allucinante perché donna: dicevano fosse isterica, la chiamavano zitella etc. L’educazione anti-empatica dei maschi fa si che si pensi di poter gestire il potere senza empatia".

Empatia e fragilità per una leadership inclusiva

Corrado qual è il legame che unisce ecologia e femminismo? "C’è una corrente del femminismo, intersezionale, che racconta molto bene quello che è stato ben dipinto dagli obiettivi dello sviluppo sostenibile del 2030. Ci sono dei temi che non possono più essere affrontati senza considerarli nel loro insieme, nella loro interconnessione. Ad esempio, il riconoscimento dei talenti, dei diritti delle donne a livello economico, sociale e politico è una conditio sine qua non per l’affermarsi dello sviluppo sostenibile e della tutela dell’ambiente. L’ecofemminismo si basa su questo tipo di postulato e l’obiettivo 5 dell’agenda 2030 dell’Onu lo ratifica. Tra l’altro poi, le donne sono, in tanti Paesi del mondo, le più esposte ai pericoli dei cambiamenti climatici e della distruzione dell’ecosistema, quindi c’è anche un legame da questo punto di vista. Non per niente sono tantissime le attiviste che rischiano la vita affinché questo ecosistema venga protetto".

Quali sono i talenti delle donne che fanno bene alla salvaguardia della terra? "Nella cultura patriarcale c’è un danno enorme che si fa ai maschietti nell’educazione ed è l’allontanamento della fragilità, dell’empatia e delle relazioni. Ai bambini non si regalano bambole. Loro non vengono allenati ad essere padri o a stare in relazione con i piccoli e non devono piangere. Questo fa enormi danni nella società, che si manifestano anche con declinazioni violente. Invece alle donne questa cosa non viene tolta. Ci lasciano empatia ed emozione ma ci tolgono l’ambizione, perché per una donna  è negativo essere ambiziosa. Tutti siamo vittime della sindrome dell’impostore. Ogni volta che abbiamo un obiettivo alto o ricopriamo un incarico importate, sembra sempre che l’abbiamo tolto a qualcuno che ne aveva diritto più di noi. Alla fine però questa cosa è una molla evolutiva, nel senso che se tu ti senti inadeguata continui a crescere, fai rete, chiedi aiuto, perché non senti di poter dare da sola tutte le risposte. In qualche modo possiamo fare di questa fragilità intrinseca un super potere. La famosa sorellanza è un po’ questo: guardarsi intorno, cercare di capire quali sono i talenti delle persone e metterle a sistema. La capacità empatica e relazionale, non l’arroganza, è la chiave di una leadership inclusiva".

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Il super potere di Greta è la sua diversità

La più mediatica è Greta Thunberg. La ragazzina svedese che con il suo super potere, la sindrome di Asperger, ha smosso il mondo sfidando i grandi della politica. Lei ha fatto delle sue diversità un punto di forza "Lei stessa ha chiamato super potere la sua sindrome che, tra le altre cose, le da problemi di socialità. A ben pensare, potrebbe sembrare paradossale che proprio questa ragazzina, nonostante ciò, abbia smosso milioni di persone in tutto il mondo. E invece, anche in questo caso, alcuni ostacoli servono a sviluppare dei talenti impensati. Lei non riesce a vedere le sfumature tra bianco e nero: vede solo bianco o nero. Così quando qualcuno le spiega i cambiamenti climatici non riesce a comprendere perché non tutti si occupino di questo che è un problema vitale per la sopravvivenza dell’essere umano sul pianeta Terra. Lei racconta che nessuno è troppo piccolo per fare la differenza. Insomma di questa sua consapevolezza, che non le consente di scendere a compromessi, ha fatto la sua grandezza. Io l’ho vista da vicino, quando è venuta a Roma, e posso assicurare che questa sua fragilità non è minimamente camuffata: dice cose dure e precise ma, mentre lo fa, si morde il labbro, si tormenta le mani. E anche questo la rende potentissima".

Ora però ha dichiarato che passerà il megafono ad altri… una resa? "Tutt’altro. Praticamente lo ha già ceduto ed io lo trovo molto bello. Nel libro racconto di donne che non sono mai sole al comando ma che anzi promuovo l’emersione di altre persone e di altre donne. E anche questo fa parte della leadership inclusiva. Lei non ha mai voluto essere lei la protagonista: il protagonista è l’oggetto del suo attivismo".

È vero che Greta Thunberg ha cambiato la vita di Jane Fonda? "Si è vero. Mentre scrivevo il libro mi sono arrivate le foto di Jane Fonda mentre si faceva arrestare davanti a Capitol Hill, per aver manifestato contro le politiche di Trump sui cambiamenti climatici. Lei, oltre ad essere una super fan di Noemi Klein (ndr. giornalista, scrittrice e attivista), ha detto che la radicalità di Greta l’ha cambiata profondamente".

L’internazionale dell’odio contro i diritti

Che tipo ostracismo hanno subito queste attiviste? Nel libro parla di internazionale dell’odio: di cosa si tratta? "È questo gruppo di potenti come Trump, Bolsonaro, Putin, Erdogan etc. figure che fanno alleanze buffe, perché essendo tutti sovranisti non riescono ad accordarsi su linee comuni, ma in comune hanno il maschilismo, il riferimento al patriarcato, la riduzione dei diritti sociali delle donne, il totale sfregio delle questioni ambientali e dei diritti civili. In loro si incarnano gli anti-valori che, negli ultimi decenni, l’evoluzione dell’umanità sembrava aver messo dalla parte sbagliata della storia. Patriarcato, dominio delle fonti fossili e industrializzazione selvaggia si fondono in un unico approccio estrattivo e aggressivo, tanto con le viscere della terra quanto con i corpi delle donne".

In America Latina ci sono stati diversi casi di quella che viene definita violenza mineraria contro le donne "La cultura estrattiva non si pone alcun tipo di limite né di salvaguardia delle comunità locali, né dell’ecosistema. E’ un’aggressività che non si ferma neanche con le persone. E anche qui l’aggancio fra donne e territorio fa si che siano proprio loro le persone più toccate, e quindi anche le prime che si mettono in movimento".

A quale di queste cinque figure femminili che racconta nel suo libro è più affezionata? "Domanda difficilissima. Il mio aggancio empatico è con Wangari Muta Maathai: ha una potenza e un carisma incredibile. Sembra che abbia vissuto 18 vite. La sua è una azione a 360 gradi per l’ecosistema, per la giustizia sociale contro la dittatura. Ha partecipato alla resistenza locale, è stata incarcerata, picchiata eppure era una donna di una potenza positiva incredibile. Ha vinto il premio Nobel nel 2004. Io confesso di essere follemente innamorata di lei. Ma in verità tutte mi hanno segnato e insegnato molto".

E allora si, le ragazze salveranno il mondo. O forse lo stanno facendo già.

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