Carne coltivata, cosa è successo in questi giorni tra Ue e Italia

La legge di Lollobrigida aveva messo al bando la carne coltivata (o sintetica come amano chiamarla i detrattori), ma la Commissione Europea ha avuto da ridire sulle procedure

di DOMENICO GUARINO -
2 febbraio 2024
Mai come in questo caso le parole fanno la differenza. C'è chi la chiama carne 'coltivata', per sottolineare che nasce da una coltura cellulare, dunque sì in laboratorio ma come filiazione naturale. E chi preferisce invece l'espressione  carne 'sintetica', a mettere in evidenza le origini 'artificiali. Tra le due definizioni c'è tutto il dibattito che da mesi sta scuotendo il mondo agricolo, l'opinione pubblica e, naturalmente, la politica, sull'asse Roma Bruxelles. Ed è proprio su quest'asse che si è consumata l'ultima polemica: la Commissione Europea, con una nota stringata, il 29 gennaio ha informato il Governo italiano di aver archiviato in anticipo la notifica sulla legge che vieta la “carne sintetica” perché “il testo è stato adottato dallo stato membro prima della fine del periodo di sospensione” previsto dalle direttive europee. La Commissione invita pertanto l’Italia “a informarla del seguito dato, anche alla luce della giurisprudenza della Corte di giustizia”.
carne-coltivata-ue-lollobrigida

Il ministro Francesco Lollobrigida

Carne "sintetica", l'Ue boccia l'Italia

Cosa significhi questo esattamente, è oggetto di interpretazioni al momento. Secondo alcuni, la maggior parte degli osservatori, si tratta di una sonora bocciatura nei termini della norma. Secondo il Governo no. "La Commissione europea ha chiuso la procedura Tris, avviata a seguito della notifica della legge sulla carne coltivata - commenta in una nota il ministro dell'Agricoltura, Francesco Lollobrigida - La chiusura comporta che sia stata definitivamente accertata, da parte della Commissione europea, la compatibilità della legge con i principi del diritto dell'Ue in tema di mercato interno. Diversamente, la Commissione avrebbe proceduto con un parere circostanziato, a prescindere dalle modalità di notifica. Non ci sarà pertanto nessuna procedura di infrazione, né richiesta all'Italia di abrogare la legge. La Commissione chiede solo di essere informata sull'applicazione della legge da parte dei giudici nazionali. Come per tutti i provvedimenti che entrano in vigore in Italia, spetta ai giudici nazionali, in sede di applicazione, l'ulteriore vaglio di compatibilità con il diritto unionale".

Il dibattito

Chi ha ragione? Vedremo. Di fatto il tema rimane di grande attualità. Per i sostenitori, la carne coltivata risolve innumerevoli problemi: da quello etico, legato alla sofferenza e alla morte degli animali da cibo, a quelli ambientali in quanto si eliminano di netto gli allevamenti intensivi, all'inquinamento. Senza che il gusto ne risenta. In più la produzione di carne coltivata aiuterebbe la lotta alla fame nel mondo, quando sarà possibile produrla in scala adeguata.  Per i detrattori, il processo in laboratorio è, oltre che inquinante, molto dispendioso, non dà garanzie in termini di salute in quanto si tratta di un prodotto sintetico che utilizza additivi chimici (per far crescere le cellule in laboratorio vengono utilizzate diverse sostanze come zuccheri, amminoacidi e vitamine, ma anche ormoni e fattori di crescita, e, nella fase iniziale di coltivazione vengono anche utilizzati antibiotici) e va a devastare un settore economico vitale, come quello dell'allevamento e dell'agricoltura collegata, anche in termini ambientali, oltre che economici. Senza contare che la produzione sarebbe poco sostenibile in quanto richiederebbe il consumo di molta acqua. C'è poi il tema del gusto e del valore nutrizionale che è ancora da definire, anche se i sostenitori della carne coltivata ritengono che, con il miglioramento delle tecnologie e delle pratiche connesse alla produzione, questi come i problemi precedenti verranno comunque superati.
  Secondo uno studio pubblicato su Atroconsumo, fatto salvo il vantaggio etico, che evidentemente non è di poco conto, e il contributo che tale coltura può dare alla soluzione dei problemi di alimentazione su scala globale (secondo i dati FAO raggiungeremo i 10 miliardi entro il 2050). "Di conseguenza la richiesta di cibo e di proteine è in continuo aumento e bisogna trovare soluzioni sostenibili per far fronte a questa richiesta. Questa tecnologia è relativamente nuova e soprattutto in continua evoluzione, per cui non è ancora chiaro quanto sia importante il vantaggio di questa metodica sui singoli aspetti che definiscono l’impatto ambientale nel suo complesso". In particolare  "ad esempio in termini di consumo di energia, la carne coltivata è simile alla carne bovina e maggiore rispetto ad altre carni; i valori di emissioni di gas serra e di uso del terreno sono migliori rispetto ai diversi allevamenti di carne, mentre per quanto riguarda il consumo di acqua gli esiti del confronto dipendono dal tipo di allevamento di carne considerato. Per il pollo, ad esempio, il consumo di acqua è più basso rispetto a quello della carne coltivata".

Il divieto del governo

Sulla base di queste osservazioni nel novembre scorso il governo aveva vietato, con un testo di soli sette articoli, firmato dai ministri Francesco Lollobrigida e Orazio Schillaci, di produrre, consumare e mettere in commercio cibi e mangimi generati a partire da colture cellulari. Ora la nota dell'Ue. I prossimi giorni e le prossime settimane ci diranno cosa accadrà. Di certo il dibattito è ampio, anche come dicevamo tra i consumatori. Secondo un sondaggio del novembre scorso emergerebbe una chiara tendenza dell’opinione pubblica sulla carne sintetica, rilevando che il 74% degli italiani intervistati si opporrebbe all’idea di consumare cibo artificiale prodotto in laboratorio, che comprende non solo carne sintetica ma anche prodotti come il latte e il pesce. Certo a commissionare il sondaggio è stata Coldiretti, associazione che da sempre si batte contro la carne 'in vitro',  per cui i dati sono da prendere alla luce di questo fatto non secondario. Ma di sicuro una tendenza viene delineata. Problema di informazione, di cultura o di diffidenza nei confronti dell'UE? Anche questo lo vedremo.