Clara Stella Vicari Aversa: 14 anni per ottenere un posto che doveva essere suo

L'architetto di Messina ha dato l’input all’inchiesta sui concorsi all’Università di Reggio Calabria: "Ostacolata, messa in ridicolo e pesantemente insultata"

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
10 aprile 2023
Clara Stella Vicari Aversa, architetto di Messina

Clara Stella Vicari Aversa, architetto di Messina

Dopo un’attesa di quattordici anni si è conclusa positivamente l’odissea professionale di Clara Stella Vicari Aversa, l’architetto di Messina, che grazie alla sua tenacia ha avuto ragione su un caso di 'mala università' calabrese. Indagati i 'baroni' dell’università Mediterranea di Reggio Calabria a seguito dei quaranta ricorsi, tutti accolti, presentati al Tar e al Consiglio di Stato da Clara Stella per presunti illeciti in un concorso che l’aveva vista vincitrice. Per questo la procura di Reggio ha dato il via all’inchiesta definita “Magnifica” che ha scoperchiato un nauseante vaso di Pandora fatto di intrallazzi e abusi amministrativi all’interno dell’ateneo. I fatti sono questi: la dottoressa Vicari, oggi vicepresidente degli architetti di Messina, partecipa nel 2008 a un concorso per ricercatrice a tempo indeterminato, lo vince vinto ma per una serie di cavilli e anomalie interne il posto viene assegnato a un candidato di sesso maschile. Pare che nelle buste, che dovrebbero restare anonime, ci fosse esplicitamente scritto “candidata e candidato”.
Clara Stella Vicari Aversa, architetto di Messina

Clara Stella Vicari Aversa, architetto di Messina

Clara Stella, ostacolata da tutti, messa in ridicolo e perfino pesantemente insultata, inizia una battaglia che molti avrebbero data persa in partenza. Decisa a non darsi per vinta inanella prove su prove e dà filo da torcere a commissari e docenti, compreso la commissione di quell’università che era riuscita ad alterare perfino l’anno di conseguimento di laurea della candidata cancellando buona parte del suo importante curriculum. Con i metodi tipici di una certa mentalità, i vertici della Mediterranea non hanno certo fatto attendere le proprie reazioni, arrivando a esternare il loro punto di vista con parole assai pesanti: “Non ci possiamo far mettere in scacco da una str*a” e “E’ tornata alla carica quella grandissima putt*a”. Insomma un “pasticciaccio” brutto che per l’ennesima volta mostra l’immagine di un’Italia che non vorremmo conoscere e che, per colpa di certi suoi sistemi ingarbugliati, vorrebbe imbrogliare le carte inseguendo logiche che niente hanno a che vedere con la trasparenza e la certezza del buon diritto per ogni cittadino. Clara Stella ha vinto e dopo un tempo biblico può finalmente occupare il suo posto. Nel frattempo, però, l’inchiesta è aperta e tutto resta “sub iudice”. Perché questa non si trasformi nell’ennesima, effimera, vittoria di Pirro, nella solita bolla di sapone è indispensabile che per volontà e decisione di magistrati scrupolosi tutto davvero cambi. Per evitare che tutto resti com’è.
Clara Stella Vicari Aversa, l’architetto di Messina che grazie alla sua tenacia ha avuto ragione su un caso di “malauniversità” calabrese

Clara Stella Vicari Aversa, l’architetto di Messina che grazie alla sua tenacia ha avuto ragione su un caso di “malauniversità” calabrese

Si ritiene una eroina, una paladina della legalità? “No, per nulla. Mi ritengo una persona normale che ha fatto una cosa normale e soprattutto, credo, la più naturale. Restare immobili davanti alle ingiustizie, magari lamentandosi di quanto il mondo sia brutto e cattivo, non credo sia la scelta migliore. Certo è la più comoda. In casi come il mio, inizialmente i fatti accaduti potevano esser considerati errori. Nessuno di noi è perfetto, siamo tutti umani e sbagliamo. Ma quando si sbaglia più e più volte e sempre nello stesso modo inizi a farti delle domane. E davanti al famoso dubbio amletico, ho preferito ‘armarsi contro un mare di guai ed opponendosi porvi fine’”. Quanto è stata dura per lei? “Molto, ma non parlerei solo al passato. Oggi che, dopo l’ennesima rinnovazione del concorso, sono ricercatrice all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, è duro constatare che ci sono molte persone che pensavano e ancora pensano, nel contesto universitario, che sia io il problema. Nonostante abbia vinto sempre tutti i giudizi dinanzi al Tar e al Consiglio di Stato, ripetute volte, non era la commissione a sbagliare o l’Università a commettere errori, ma io. Diventi un paria anche se hai esercitato un diritto e hai avuto sempre, sottolineo sempre, ragione. In realtà è un problema di formazione culturale e di etica pubblica su cui occorrerebbe lavorare molto visto che tali lacune impediscono di voltare pagina, riconoscere di aver sbagliato (o esagerato) e iniziare un percorso nuovo. In poche parole, per confermare il problema culturale pur essendo il concorso irregolare il messaggio che veniva veicolato era: ‘Tu vinci tutti i ricorsi, mentre lui tutti i concorsi’”.
Clara Stella Vicari Aversa, architetto di Messina

Clara Stella Vicari Aversa, architetto di Messina

Uno stress psicologico che l'ha messa a dura prova... “Sì parecchio, inutile negarlo. Ma ho sempre reagito lavorando sodo, facendo altro. Non mi sono mai fermata nel lavoro piangendomi addosso, anzi mi sono rialzata, reinventata. Lavorando e fingendo che questa storia non esistesse. Altrimenti mi avrebbe uccisa. Come se, in questi ultimi 14 anni, la mia vita precedente universitaria a Reggio Calabria non fosse stata la mia. La mia vita professionale e personale non si è mai fermata perché io non mi fermo e, perché, io mi riconosco nel detto ‘il tempo è galantuomo’. Diciamo che sin da piccola non ho avuto una vita esattamente in discesa e forse anche questo mi ha fortificata. Anche adesso penso che magari doveva andare così”. È stata anche pesantemente insultata. Come ha reagito a questa violenza verbale? “Nessuna reazione. Gli insulti li ho appresi dai giornali, ne ho solo preso atto; certo non danno una bella immagine di chi le ha pronunciate e del ruolo che rappresenta. Potremmo dire che sono imbarazzanti. Nel 2023 abbiamo ancora forme di machismo senza distinzione di età. Mi sono chiesta se, rileggendole, chi le ha pronunciate e chi le ha ascoltate, ne abbia compreso la gravità magari provando a pensare se fossero state rivolte alla propria figlia, alla propria madre o alla propria moglie. Mi ero limitata a esercitare un normalissimo diritto: agire in giudizio ma, essendo donna e per citare la meno imbarazzante, appunto, non si capiva perché non mi dedicassi alla cucina”. Cosa manca al sud d'Italia per vedere affermati i diritti di una donna professionista? “Credo manchino le stesse cose che mancano altrove; non è un tema di sud o nord ma, probabilmente, di città e piccoli centri, di cultura, di reti e di servizi sociali. Certamente al sud una crescita economica che colmi il gap con il reddito di altre parti del territorio può contribuire ad aiutare le donne nella loro indipendenza”. A quali compromessi, una laureata, dovrebbe scendere per ottenere un posto di lavoro? “A nessuno, direi mai, salvo non considerare tale il dover lasciare il proprio luogo di origine per il lavoro dei propri sogni. Non si devono mai accettare compromessi pur nelle difficoltà, spesso grandi. Ma proprio le difficoltà spesso si superano lavorando bene, lavorando tanto, al meglio, con passione, competenza e dedizione”.
Dopo un’attesa di quattordici anni si è conclusa positivamente l’odissea professionaledell’architetto Clara Stella Vicari Aversa

Dopo un’attesa di quattordici anni si è conclusa positivamente l’odissea professionaledell’architetto Clara Stella Vicari Aversa

In che modo ritiene di aver contribuito perché le cose cambino? “Non so se ho contribuito a far cambiare le cose. Il dubbio che si tratti di una goccia nel mare resta. Probabilmente il mio caso dimostra che non bisogna mollare, che la perseveranza aiuta anche se sei sola contro troppe persone, ma è qualcosa che vale in tutti i campi della vita. Ci può volere tempo, molto tempo ma i risultati arrivano e allora si è in pace con la propria coscienza”. Ha avuto mai paura? “Paura no, non mi pare di averne mai avuta e spero di non doverne avere adesso. Stiamo parlando di un concorso universitario. Sentire la pesantezza degli eventi, quella sì, parecchio. Paura, giustificabile per carità, credo che la abbia piuttosto chi decide di tacere davanti alle ingiustizie. Chi tace in genere lo fa perché ha paura. Non a caso molte, davvero tante, persone che mi hanno manifestato vicinanza in questa vicenda mi hanno detto: ‘Hai fatto bene. Avrei dovuto farlo anche io anni fa, ma ho avuto paura’”. C'è speranza? “Sempre! Non posso fare certo la filosofa ma è nella nostra natura. Però mi rendo conto quanto sia difficile che cambino le proporzioni tra le cose fatte bene e quelle fatte male (nella migliore delle ipotesi o fatte illegalmente nella peggiore). Il problema forse sta tutto qui: una percentuale di errori in buona o in mala fede è normale, fisiologica. La mia esperienza, e quella che ho conosciuto tramite l’associazione ‘Trasparenza e Merito’ (a cui devo molto per il sostegno e l’aiuto anche morale avuto), è che tale percentuale è troppo elevata. Troppi concorsi sono annullati od oggetto di indagini penali senza che il sistema produca adeguati anticorpi. Torniamo a quanto dicevo prima: occorre un lungo percorso di formazione culturale che dia valore al pubblico interesse. Se non cambiano le persone non cambiano i sistemi, soprattutto quello della cooptazione. Ovviamente se il tuo percorso si è basato su un metodo sbagliato quando tocca a te essere il selezionatore come fai ad abbandonarlo? Ti manca la sensibilità o la forza psicologica e/o etica. Certo oggi c’è forse una novità rispetto al passato, la forza dei tanto denigrati social network che può aiutare anche i giornalisti nel loro ruolo di comunicatori”.