Nel 2030 il 45% delle donne lavoratrici sarà single: la rivoluzione sociale è iniziata

Mentre il modello di famiglia tradizionale si sgretola, cresce il numero di donne che scelgono l'indipendenza e mettono in discussione i ruoli di genere imposti dalla società

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
30 settembre 2024
donne a lavoro

Donne lavoratrici (foto di repertorio)

La matematica non lascia spazio a dubbi: entro il 2030, circa il 45% delle donne lavoratrici negli Stati Uniti sarà single. Un fenomeno che, per quanto dirompente, non si limita certo ai confini statunitensi. Anche l’Italia è al centro di una rivoluzione che sta ridefinendo i confini della vita delle donne, tra dinamiche sociali, relazionali e lavorative. Sono sempre di più, infatti, quelle che decidono di stare alla larga dai vincoli tradizionali del matrimonio. Una tendenza ormai conclamata, che ha varie cause e che è legata a doppio filo a dinamiche di natura socio-economica e politica. Quella con cui stiamo facendo i conti è la storia di una crisi strutturale del modello di famiglia tradizionale, tra precarietà del lavoro, mancanza di politiche di welfare adeguate e una società che fatica a riconoscere l'autodeterminazione delle donne.

Alla luce di ciò, è opportuno prendere coscienza del fatto che, nonostante i proclami e le battaglie mediatiche sulla parità di genere, il nostro è rimasto un Paese profondamente e tristemente arretrato in fatto di politiche a sostegno delle famiglie e delle donne lavoratrici. Uno scenario, questo, che non solo penalizza chi desidera costruire una famiglia, ma che rende sempre più difficile conciliare carriera e vita privata. Molte delle donne italiane sono costrette a dover scegliere tra l’affermazione personale e la famiglia. A venire in loro soccorso, infatti, non c’è un reale sostegno da parte dello Stato né tantomeno delle aziende. Non a caso, il tasso di natalità è il più basso d’Europa.

Il problema, però, non sembrano essere solo i figli. Sono in aumento, infatti, coloro che scelgono di ricorrere all’inseminazione artificiale senza un partner, nonostante i limiti normativi ancora esistenti. Il nodo, quindi, sembra riguardare anche la capacità di costruire una vita in due, rapporti veramente paritari e capaci di includere la soggettività di donne sempre più protagoniste delle loro vite. Anche costruire relazioni equilibrate in una società che continua a imporre ruoli e aspettative di genere rigide pare essere diventato un ostacolo insormontabile.

La politica cieca

Il punto è che, alimentato dalle politiche conservatrici di molti partiti, quello sulla famiglia tradizionale continua a essere uno dei dibattiti più attrattivi del momento. Un’attitudine alquanto anacronistica stando ai numeri, ma a cui una parte del Paese sembra non voler rinunciare. Eppure, il cambiamento è già in atto. La politica e le istituzioni dovranno presto prendere atto della realtà: le donne single, indipendenti e spesso madri, stanno ridefinendo il tessuto sociale italiano. Le politiche di sostegno dovranno essere ripensate, favorendo un modello sociale ed economico in cui chi decide di non avere un partner, o chi si ritrova a crescere un figlio da sola, possa farlo in maniera dignitosa e senza stigmatizzazione.

Le istituzioni sono chiamate a una sfida ambiziosa: accogliere questa nuova realtà sociale, con politiche inclusive che riconoscano la libertà di scelta delle donne e superino i vecchi schemi della famiglia tradizionale. Le donne non chiedono più solo emancipazione economica o lavorativa, ma una piena libertà relazionale e personale, che includa anche il diritto a scegliere se e come formare una famiglia. Davanti a scelte complesse e in un mondo che continua a giudicarle, le donne italiane stanno rispondendo come farebbe Emily, la protagonista della serie Netflix Emily in Paris (recentemente sbarcata a Roma): "Non siamo complicate, siamo solo indomabili". Una frase che riflette perfettamente il desiderio di libertà e indipendenza che sta rivoluzionando la società e con cui la politica dovrà fare i conti.