Uno si chiama Fulvio, l’altro si chiama Cesare. Due nomi "nobili", da antica Roma. Fulvio ha fatto il regista: film che sono andati in numerosi festival internazionali, che hanno ricevuto premi. Ha pubblicato un romanzo, "Ci vediamo a Timisoara". Ha avuto una delle sue pellicole, "Quattro figli unici", alla Mostra del cinema di Venezia. Cesare ha fatto il libraio: uno competente, colto, attento, di quelli che sanno cosa stai cercando, di quelli che hanno letto molto, e non dimenticano in quale scaffale si trova un libro. Cesare ha fatto anche l'attore, un po' per gioco, un po' sul serio: faceva parte, ad esempio, del "Circo nero", una compagnia di attori e musici che ha fatto cose molto belle. Adesso, tutti e due vivono storie in qualche modo parallele, brusche svolte della vita. In una direzione che non ti aspetti. Dal Paese dell’arte, e della cultura, a quello delle ingiustizie, della fatica di vivere, di adeguarsi, di trovare un posto, uno spazio, una vita.
Fulvio
Fulvio ha quasi settant’anni, Cesare ha da poco passato i sessanta. Fulvio Wetzl ha i capelli bianchi e lunghi, spesso porta baffoni da ufficiale asburgico. È nato a Padova, ma ha vissuto a Napoli, a Bologna, a Monte San Savino, vicino Arezzo, e a La Spezia. Adesso non sa dove vivere. "Miou Miou, la mia gatta birmana, mi guarda senza giudicarmi alle 4.46 mentre io non riesco a dormire, perché rifletto sul cumulo che si sta abbattendo su di me, di quelle che fino a un minuto fa ho chiamato sfighe, e che ora con più lucidità chiamo ingiustizie", scrive. Mentre lui da mesi fa la spola con Roma, per assistere la compagna in grave malattia, l’ufficiale giudiziario con il padrone di casa, il suo avvocato e il fabbro sono venuti a casa sua, a Spezia, e gli hanno intimato – e ottenuto – la restituzione delle chiavi, ottenendole immediatamente, e gli hanno chiesto lo sgombero delle sue cose entro il 31 agosto. "Possibile che l'Inps mi abbia revocato da febbraio la pensione di cittadinanza, unica mia entrata in questi tempi grami per tutti, e per il mio lavoro in particolare, per un palese errore dell’ufficio verifiche a Roma, per cui io non percepisco da sette mesi neanche quell’esigua cifra?", si chiede. Fulvio ha fotografie che lo ritraggono con Gianni Amelio, con Roberto Benigni, con protagonisti del cinema italiano. Ma adesso è affidato ai servizi sociali di Spezia, nonostante sia in graduatoria da novembre per le case popolari.Cesare
Cesare alle case popolari non pensa quasi più. Ha fatto richiesta, ha scoperto che chi è single, come lui, finisce giù in graduatoria, sempre sorpassato da gruppi familiari. Ha dovuto lasciare la casa in cui viveva, perché non aveva più soldi per pagare l’affitto; si è visto rubare la bicicletta, anzi le biciclette, un’infinità di volte. Nonostante i lucchetti sempre più grandi, le precauzioni, l’attenzione. Le ha contate, è arrivato a un numero tipo diciassette, poi ha smesso anche di contare. Ladri di biciclette. Sembrava un titolo da film del passato, e invece no, eccola qui. Una persona che vive un momento difficile, derubata anche del poco che ha. Quella bicicletta gli permetteva di fare consegne a domicilio, uno degli ultimi lavori che Cesare ha affrontato, a sessant’anni, in mezzo a ragazzi del Senegal o della Costa d’Avorio. Pedalare, pedalare a sessant’anni, per poco o niente. E quando ti rubano la bicicletta, perdi anche quel poco di lavoro. Cesare, dopo aver lavorato per vent’anni in una libreria del centro, era stato licenziato, per un taglio al personale. Aveva provato ad aprire una libreria tutta sua, in una cittadina di provincia. Non è andata bene, anche perché le piccole librerie non hanno quasi mai vita facile. Sfrattato da casa, senza lavoro. Cesare che era sempre allegro, su Facebook, un giorno ha annunciato qualcosa che allegro non era, per niente. Vi saluto tutti, è stato bello ma non ne posso più. Per fortuna gli amici più tenaci, quelli che non si sono limitati a un "dai, ma che dici, forza Cesare" su Facebook, e la sua naturale voglia di vivere hanno avuto la meglio. È finito all’Albergo popolare, camerate da otto persone, non proprio il Waldorf Astoria. Ma lui, che ha spirito, lo chiamava "il Pop Hotel". Adesso Cesare è ospite dell’Associazione Progetto Arcobaleno. C’è voluto del tempo. L’assistente sociale ha fatto domanda a una commissione del Comune, la Commissione ha autorizzato, Cesare ha fatto un colloquio con i ragazzi dell’associazione e alla fine è entrato. Si è dovuto abituare a una vita diversa, a dover rientrare prima di mezzanotte, come Cenerentola. Ma in definitiva si trova bene. Ha amici che vengono da tutto il mondo: dall’Eritrea, dall’Egitto, o italiani che si sono perduti per strada. A volte, li porta tutti al cinema: quello gratis, che fanno al loggiato degli Uffizi. Li ha portati a vedere Marilyn Monroe in "A qualcuno piace caldo": e anche il ragazzo eritreo, che di film ne ha visti pochissimi in vita sua, ha apprezzato.È (troppo) facile cadere ed essere dimenticati
Cesare ha il reddito di cittadinanza. "Di lavori, in compenso, non me ne hanno proposto neanche uno", dice. Lui ne avrebbe fatti, di tutti i tipi. Ma non gli è mai arrivata nessuna proposta. A Fulvio, invece, hanno revocato anche il reddito di cittadinanza. "Per un palese errore dell’ufficio verifiche a Roma - dice -. Ma da sette mesi non percepisco neppure quella cifra esigua". Cesare aspetta da mesi un intervento di lipotomia: ha una specie di palletta da tennis, ma anche più grande, diciamo una piccola arancia, sulla schiena. È in lista, ma è passato quasi un anno. E i soldi per un intervento privato, ovviamente, non li ha. Nella sua stanza al "Rainbow Hotel", all’hotel Arcobaleno, ha però ricreato il suo mondo. Un computer, una libreria piena zeppa di libri, catalogati a mano, uno per uno. E tutte le sere, su Facebook, segnala i compleanni di personaggi del cinema, del teatro, dello sport, della cultura popolare, ma anche scrittori, filosofi, presentatori televisivi, di oggi o del passato. Con una precisione maniacale, e a volte riscoprendo personaggi dimenticati. Il 22 agosto, erano i cento anni di Micheline Presle, attrice francese ancora in vita. A volte si possono fare cose egregie, e per mille motivi finire a terra. Dopo aver fatto innumerevoli film per valorizzare la città in cui viveva, Spezia, Fulvio Wetzl si ritrova virtualmente in mezzo a una strada. Come si dice in questi casi, “nella generale indifferenza” delle istituzioni che lo hanno cercato, quando c’era da fare un filmato per mettere in luce un aspetto della città, e nell’indifferenza anche di molti amici. È pieno di amarezza, Fulvio. E forse siamo troppo abituati a pensare che, se uno fa "il cinema", debba vivere in un mondo facile, dove i soldi scorrono a fiumi. Dopo uno sfogo che Wetzl ha lasciato su Facebook, qualcuno se n’è accorto. Lo sceneggiatore e regista Francesco Bruni, autore di tanti film di Paolo Virzì, scrive: “È così facile essere dimenticati, e non ci sono paracadute di nessun tipo, né pensioni né altre forme di assistenza. E per un regista che ce la fa, ce ne sono dieci che vivono sulla soglia della povertà. E non è questione di bravura o merito, quanto piuttosto di abilità o fortuna. Nessuna delle due è una colpa, come non lo è l’opposto”. Insomma: è facile scendere, e si crede sempre che tocchi agli altri. E che, in fondo, sia anche un po’ colpa loro. Non è così.Molti, dopo aver letto di Fulvio su Facebook, si sono stretti attorno a lui. Hanno proposto un crowdfunding, per aiutarlo con le spese di sgombero e dei continui viaggi tra Spezia e Roma, dove la sua compagna è in ospedale. Scrive: “Ecco qui aperto il crowdfunding rudimentale: carta Postepay evolution, intestata a Fulvio Wetzl: Iban IT71A3608105138288789188799. Vi lascio anche la mia email, [email protected]”. In cambio, a chi mandi anche solo un piccolo contribuito Fulvio manderà i link ai suoi film più importanti, che normalmente non sono disponibili per la visione free.