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Home » Lifestyle » Ilaria Carone e il suo Little Lab: cornetti, torte e dolci direttamente dalla finestra di casa

Ilaria Carone e il suo Little Lab: cornetti, torte e dolci direttamente dalla finestra di casa

La giovanissima pastry chef di Bari ha coronato il suo sogno di aprire una pasticceria anche senza punto vendita. Un duro lavoro, dalle 6 alle 21 ogni giorno, ripagato dalla dolcezza delle prelibatezze

Marianna Grazi
6 Novembre 2022
Ilaria Carone Little Lab

Ilaria Carone nel suo "Little Lab"

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Mary Poppins diceva: “Basta un poco di zucchero e la pillola va giù…”. E per Ilaria Carone, 24enne pugliese professione pasticciera, quella pillola da mandar giù aveva tante forme: quella del Covid-19, quella dei problemi burocratici, quella – infine – del caro-bollette. Ma con un colpo di mattarello e quel pizzico di dolcezza necessaria, la giovane pastry chef ha coronato il suo sogno di aprire una pasticceria nella sua città, Bari. Come? Superando tutti gli ostacoli economici e burocratici e… affacciandosi alla finestra.

Se vi capitasse di passare nel quartiere Santo Spirito, a Bari, sarete certamente richiamati da un aroma delizioso, di cornetti appena sfornati. Al civico 13/A di via Foggia ha infatti aperto “Little lab“, un piccolo laboratorio di appena 25 metri quadri, attrezzato nella cucina di casa, dove i prodotti si producono a chilometro zero con la massima genuinità e che dal suo affaccio sulla strada richiama clienti e avventori. Se un punto vendita non era accessibile, la giovane imprenditrice si è inventata una soluzione creativa ma allo stesso tempo efficace, alimentata da una forte passione. 

 

 

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Quella di Ilaria è una Iad, un’Impresa alimentare domestica, la prima sorta nel capoluogo pugliese, nel pieno rispetto delle norme igienico sanitarie. Per rendere il suo sogno di bambina realtà “da grande”, Carone ha frequentato un corso di alta pasticceria dove ha apprendere tutti i segreti del mestiere. Dopo aver lasciato un contratto a tempo indeterminato (una follia per molti, una scommessa per lei), ha vinto un bando nell’ambito del progetto “Io resto al Sud”  per avviare una sua attività. Caso vuole che, a questo punto, sia scoppiata la pandemia del coronavirus e che quei fondi non fossero allora più utilizzabili. Gettare la spugna o rimboccarsi le maniche e trovare un’alternativa quindi? Ilaria non si è persa d’animo e ha ricominciato daccapo, ancora una volta. Con l’aiuto dei genitori, in particolare di mamma Mimma, che a giugno ha lasciato il lavoro da insegnante “per poter realizzare il sogno di mia figlia – racconta a Repubblica – offrendole la cucina di casa e di farle prendere il volo”.

Ilaria e Mimma
La pasticciera Ilaria Carone con sua mamma Mimma (Instagram)

Ci vuole coraggio, in questi tempi, a intraprendere un’attività in cui gas e luce sono indispensabili per alimentare forni, frigorifero e sfogliatrice, visti i rincari di materie prime e bollette. E ci vuole ancora più coraggio, anzi passione, per una ragazza poco più che ventenne, a svegliarsi ogni mattina alle 2.30 per impastare i cornetti e, dopo una pausa caffè, passare alla preparazione di tutte le altre basi, dolci e salate. La pasticceria domestica, infatti, apre al pubblico ogni giorno, tranne il lunedì, dalle 6.30 alle 21, staccando solo per la pausa pranzo. I protocolli di igiene prevedono che la vendita dei prodotti, nel caso di Iad, avvenga esclusivamente tramite prenotazione. Ilaria prepara di tutto nella sua cucina casalinga: brioches, krapfen, biscotti, torte e salati, sfornando – come rivela al quotidiano Repubblica – una media di cento cornetti al giorno. Ovviamente gli ordini fuori orario capitano, che arrivano anche dai social, perché Facebook e Instagram danno una grande mano a far conoscere l’attività. Ma i clienti sono soprattutto quelli che vanno a ordinare le leccornie direttamente alla finestra di Ilaria e Mimma. 

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Instagram

  • «Era terribile durante il fascismo essere transessuale. Mi picchiavano e mi facevano fare delle cose schifose. Mi imbrattavano con il catrame e mi hanno rasato. Ho preso le botte dai fascisti perché mi ero atteggiato a donna e per loro questo era inconcepibile».

È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l’unica persona trans italiana sopravvissuta ai campi di concentramento nazisti.

#lucenews #lucysalani #dachau
  • È morta a quasi 99 anni Lucy Salani, attivista nota come l
  • Elaheh Tavakolian, l’iraniana diventata uno dei simboli della lotta nel suo Paese, è arrivata in Italia. Nella puntata del 21 marzo de “Le Iene”, tra i servizi del programma di Italia 1, c’è anche la storia della giovane donna, ferita a un occhio dalla polizia durante le proteste in Iran. Nella puntata andata in onda la scorsa settimana, l’inviata de “Le Iene” aveva incontrato la donna in Turchia, durante la sua fuga disperata dall’Iran, dove ormai era troppo pericoloso vivere. 

“Ho molta paura. Vi prego, qui potrebbero uccidermi” raccontava l’attivista a Roberta Rei. Già in quell’occasione, Elaheh Tavakolian era apparsa con una benda sull’occhio, a causa di una grave ferita causatale da un proiettile sparato dalle forze dell’ordine iraniane durante le manifestazioni a cui ha preso parte dopo la morte di Mahsa Amini.

Elaheh Tavakolian fa parte di quelle centinaia di iraniani che hanno subito gravi ferite agli occhi dopo essere stati colpiti da pallottole, lacrimogeni, proiettili di gomma o altri proiettili usati dalle forze di sicurezza durante le dure repressioni che vanno avanti ormai da oltre sei mesi. La ragazza, che ha conseguito un master in commercio internazionale e ora lavora come contabile, ha usato la sua pagina Instagram per rivelare che le forze di sicurezza della Repubblica islamica stavano deliberatamente prendendo di mira gli occhi dei manifestanti. 

✍ Barbara Berti

#lucenews #lucelanazione #ElahehTavakolian #iran #leiene
  • Ha 19 anni e vorrebbe solo sostenere la Maturità. Eppure alla richiesta della ragazza la scuola dice di no. Nina Rosa Sorrentino è nata con la sindrome di Down, e quel diritto che per tutte le altre studentesse e studenti è inviolabile per lei è invece un’utopia.

Il liceo a indirizzo Scienze Umane di Bologna non le darà la possibilità di diplomarsi con i suoi compagni e compagne, svolgendo le prove che inizieranno il prossimo 21 giugno. La giustificazione – o la scusa ridicola, come quelle denunciate da CoorDown nella giornata mondiale sulla sindrome di Down – dell’istituto per negarle questa possibilità è stata che “per lei sarebbe troppo stressante“.

Così Nina si è ritirata da scuola a meno di tre mesi dalla fine della quinta. Malgrado la sua famiglia, fin dall’inizio del triennio, avesse chiesto agli insegnanti di cambiare il Pei (piano educativo individualizzato) della figlia, passando dal programma differenziato per gli alunni certificati a quello personalizzato per obiettivi minimi o equipollenti, che prevede l’ammissione al vero e proprio esame di Maturità. Ma il liceo Sabin non ha assecondato la loro richiesta.

Francesca e Alessandro Sorrentino avevano trovato una sponda di supporto nel Ceps di Bologna (Centro emiliano problemi sociali per la Trisomia 21), in CoorDown e nei docenti di Scienze della Formazione dell’Alma Mater, che si sono detti tutti disponibili per realizzare un progetto-pilota per la giovane studentessa e la sua classe. Poi, all’inizio di marzo, la doccia fredda: è arrivato il no definitivo da parte del consiglio di classe, preoccupato che per la ragazza la Maturità fosse un obiettivo troppo impegnativo e stressante, tanto da generare “senso di frustrazione“, come ha scritto la dirigente del liceo nella lettera che sancisce l’epilogo di questa storia tutt’altro che inclusiva.

“Il perché è quello che ci tormenta – aggiungono i genitori –. Anche la neuropsichiatra concordava: Nina poteva e voleva provarci a fare l’esame. Non abbiamo mai chiesto le venisse regalato il diploma, ma che le fosse data la possibilità di provarci”.

#lucenews #lucelanazione #disabilityinclusion #giornatamondialedellasindromedidown
Mary Poppins diceva: "Basta un poco di zucchero e la pillola va giù...". E per Ilaria Carone, 24enne pugliese professione pasticciera, quella pillola da mandar giù aveva tante forme: quella del Covid-19, quella dei problemi burocratici, quella – infine – del caro-bollette. Ma con un colpo di mattarello e quel pizzico di dolcezza necessaria, la giovane pastry chef ha coronato il suo sogno di aprire una pasticceria nella sua città, Bari. Come? Superando tutti gli ostacoli economici e burocratici e... affacciandosi alla finestra. Se vi capitasse di passare nel quartiere Santo Spirito, a Bari, sarete certamente richiamati da un aroma delizioso, di cornetti appena sfornati. Al civico 13/A di via Foggia ha infatti aperto "Little lab", un piccolo laboratorio di appena 25 metri quadri, attrezzato nella cucina di casa, dove i prodotti si producono a chilometro zero con la massima genuinità e che dal suo affaccio sulla strada richiama clienti e avventori. Se un punto vendita non era accessibile, la giovane imprenditrice si è inventata una soluzione creativa ma allo stesso tempo efficace, alimentata da una forte passione.   
 
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Quella di Ilaria è una Iad, un'Impresa alimentare domestica, la prima sorta nel capoluogo pugliese, nel pieno rispetto delle norme igienico sanitarie. Per rendere il suo sogno di bambina realtà "da grande", Carone ha frequentato un corso di alta pasticceria dove ha apprendere tutti i segreti del mestiere. Dopo aver lasciato un contratto a tempo indeterminato (una follia per molti, una scommessa per lei), ha vinto un bando nell’ambito del progetto "Io resto al Sud"  per avviare una sua attività. Caso vuole che, a questo punto, sia scoppiata la pandemia del coronavirus e che quei fondi non fossero allora più utilizzabili. Gettare la spugna o rimboccarsi le maniche e trovare un'alternativa quindi? Ilaria non si è persa d'animo e ha ricominciato daccapo, ancora una volta. Con l’aiuto dei genitori, in particolare di mamma Mimma, che a giugno ha lasciato il lavoro da insegnante "per poter realizzare il sogno di mia figlia – racconta a Repubblica – offrendole la cucina di casa e di farle prendere il volo".
Ilaria e Mimma
La pasticciera Ilaria Carone con sua mamma Mimma (Instagram)
Ci vuole coraggio, in questi tempi, a intraprendere un'attività in cui gas e luce sono indispensabili per alimentare forni, frigorifero e sfogliatrice, visti i rincari di materie prime e bollette. E ci vuole ancora più coraggio, anzi passione, per una ragazza poco più che ventenne, a svegliarsi ogni mattina alle 2.30 per impastare i cornetti e, dopo una pausa caffè, passare alla preparazione di tutte le altre basi, dolci e salate. La pasticceria domestica, infatti, apre al pubblico ogni giorno, tranne il lunedì, dalle 6.30 alle 21, staccando solo per la pausa pranzo. I protocolli di igiene prevedono che la vendita dei prodotti, nel caso di Iad, avvenga esclusivamente tramite prenotazione. Ilaria prepara di tutto nella sua cucina casalinga: brioches, krapfen, biscotti, torte e salati, sfornando - come rivela al quotidiano Repubblica - una media di cento cornetti al giorno. Ovviamente gli ordini fuori orario capitano, che arrivano anche dai social, perché Facebook e Instagram danno una grande mano a far conoscere l'attività. Ma i clienti sono soprattutto quelli che vanno a ordinare le leccornie direttamente alla finestra di Ilaria e Mimma. 
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