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Il lavoro delle donne passa (anche) dalle cooperative di comunità

In aree marginali a rischio spopolamento della Maremma esistono modelli di resilienza tutta al femminile. Andiamoli a conoscere in occasione del Primo Maggio

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI -
1 maggio 2023
lavoro donne

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Il lavoro delle donne passa (anche) dalle cooperative di comunità. I numeri dello studio di Confcommercio sull’occupazione femminile parlano chiaro: in Italia la percentuale delle lavoratrici è del 43,6% contro una media europea del 54,1%. L’11,1% della disoccupazione made in Italy è donna. Tra le occupate con un contratto da dipendente, il 75% lavora nel settore terziario di mercato che peraltro risulta essere anche il settore più attrattivo per le autonome. Il confronto con gli altri Paesi è impietoso e racconta ancora una volta la storia di un’Italia a due velocità. Al Nord, il tasso di occupazione femminile è di due punti e mezzo sotto la media europea, al Centro di 5 punti, al Sud di addirittura 25. Se a ciò si aggiunge il fatto che più di una persona su sette (14,9%) pur lavorando ha un reddito da povero assoluto, quasi una su cinque (19,5%) ha un salario relativamente povero, quasi tre su dieci (29,4%) sono in condizioni di vulnerabilità (una malattia, un divorzio o perfino la scelta di avere un figlio rischiano di condurla alla soglia della povertà) e che a subire maggiormente questa condizione sono il sesso femminile e i giovani, soprattutto se residenti al Sud, la faccenda si fa ancor più complessa. Conciliazione dei tempi di vita con quelli dell'occupazione, politiche attive e riorganizzazione dei servizi sono l’unica soluzione per uscire da questo vortice.

Cooperativa di comunità

Ci sono però esempi virtuosi che lasciano ben sperare. Modelli di resilienza tutta al femminile che, oltre a dare prova di grande coraggio, rappresentano un valore aggiunto per le comunità in cui operano. Tre di questi trovano casa in Maremma, nella provincia di Grosseto, in aree marginali a rischio spopolamento. Sono le cooperative di comunità “Davide Lazzaretti” a Roccalbegna, “San Giovanni delle Contee” sita nell’omonima località e “Il Borgo” a Montelaterone. Modelli di aggregazione sociale gestite da imprenditrici che hanno dimostrato di essere in grado di costruire risposte condivise dai cittadini a bisogni collettivi.
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Tiziana Peruzzi, presidente di “San Giovanni delle Contee” (Facebook)

Ne abbiamo parlato con le presidenti Clara Cecchini (Coop. “Davide Lazzaretti”), Tiziana Peruzzi (Coop. “San Giovanni delle Contee”) e Stefania Cassani (Coop. “Il Borgo”). Spesso la cooperazione ha il volto al femminile. Quando è stato l'esatto momento in cui avete deciso di incamminarvi su questa strada? Clara Cecchini: "Ci siamo incontrate in un momento delle nostre vite in cui una delle priorità era costruire un progetto solido e proiettato al futuro. Siamo tornate a vivere in questi luoghi e alcune di noi li hanno scelti dopo tanti anni in giro per il mondo. Ci siamo trovate a parlare lo stesso linguaggio, fatto di tutela delle tradizioni, riscoperta delle ricchezze del territorio, rigenerazione economica e sociale e ci siamo a vicenda motivate per rendere realtà queste idee". Tiziana Peruzzi: "Era il 2018. Abbiamo iniziato chiedendoci cosa ci potesse servire, facendo delle riunioni a tema. Cosa sappiamo fare? Che cosa potrebbe servire alla nostra comunità? Cosa possiamo offrire ai turisti? Ci siamo tirate su le maniche e abbiamo scritto una sorta di carta d'identità degli abitanti, del territorio e, soprattutto, di cosa sapevamo fare". Stefania Cassani: "Tutto è iniziato nel 2016. Iniziammo aprendo il circolo Arci di Montelaterone, un borgo meraviglioso ma fantasma. Non c’era più nulla, nessuna attività, nessun luogo di socialità. Coraggiosamente, ci siamo unimmo dando inizio al nostro progetto che oggi conta un bar, una bottega della salute, un emporio di comunità, un punto servizi pagamento, una mensa agricola e sociale, un albergo diffuso, un ostello e un’aula multimediale. La quotidianità delle donne è costellata di ostacoli e, troppo spesso, il sistema di welfare non riesce a fare fronte a tutte le necessità. Come fate a tenere tutto insieme? Clara Cecchini: "La nostra forza è la cooperazione. Anche in ambito privato cerchiamo di aiutarci e sostenerci l'un l'altra. Le nostre famiglie fanno parte del progetto, ci aiutano e ci sostengono partecipando attivamente alle iniziative. Uno degli obiettivi del nostro impegno è lavorare affinché nella nostra comunità possano esistere nuovi servizi e opportunità per le famiglie, il tempo libero, i figli. Solo così le donne potranno vivere più serenamente, a partire da noi". Tiziana Peruzzi: "Gli ingredienti sono: tanta, tantissima passione per il lavoro, altrettanto amore per la comunità, coinvolgimento della famiglia nel progetto. La collaborazione è fondamentale e ne abbiamo avuto prova durante la pandemia. Le cooperative sono grandi famiglie allargate. Per questo riusciamo a far conciliare tutto: lavoro, passione e famiglia". Stefania Cassani: Come per tutte le donne, fare fronte a tutti gli impegni e le responsabilità è faticoso ma la cooperativa di comunità permette di gestirli al meglio e, allo stesso tempo, consente di costruire un processo virtuoso per tutta la comunità, generando lavoro a km zero, con notevoli benefici in fatto di qualità della vita".
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Una panoramica di Montelaterone (Foto: Coop Il Borgo)

Il vostro impegno è strategico per i territori in cui vivete. Al vostro fianco avete persone che, come voi, condividono la missione di "salvare le aree marginali". E se il futuro a misura di donna ripartisse proprio da queste zone? Clara Cecchini: "La storia dei nostri territori è fatta di tante madri, mogli, nonne alla guida di famiglie contadine, di minatori, di pastori. Famiglie molto numerose, in cui le donne crescevano, educavano, nutrivano intere generazioni, prendendosi cura di tutti gli aspetti, da quelli economici ai problemi del quotidiano. Le donne spesso sono state silenziose custodi della storia familiare e motore instancabile del loro progresso. E se il concetto di ripartenza fosse in realtà essere capaci di rivolgere lo sguardo al passato, nell'ottica del riscoprire quanta forza e determinazione, quanta capacità di lottare per ciò in cui si crede e in quello che amiamo, fossero insite nella parola 'donna'?". Tiziana Peruzzi: "Secondo me, anzi noi, certamente sì: il futuro passa proprio da queste zone. Alle cooperative di comunità spetta il compito di ricostruire la memoria storica dei nostri piccoli paesi e farla conoscere alle generazioni di domani". Stefania Cassani: "Sicuramente le cooperative di comunità sono custodi di futuro. Le contraddistingue l’amore per l’ambiente, ingrediente necessario per lo sviluppo strategico di un territorio. Il (tanto) tempo che dedichiamo al nostro lavoro è un investimento per il futuro nostro e dei nostri figli. Abbiamo una grande responsabilità: far capire a chi non crede allo sviluppo delle aree interne che si può fare. Con il nostro progetto abbiamo dimostrato che è possibile vivere in un borgo con generosità e con gli occhi puntati verso una progettualità strategica di sviluppo".
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Piazza Marconi di Roccalbegna dove c'è la Coop “Davide Lazzaretti”

Davide Lazzaretti

La coop di comunità Davide Lazzaretti nasce alle pendici del monte Labbro nel 2019, dalla volontà e dalla determinazione di un gruppo di abitanti del territorio del comune di Roccalbegna che hanno creato un circuito di ricettività diffusa, il "Civico numero 1", con affitto di appartamenti nei borghi storici. La cooperativa cura percorsi trekking di cicloturismo ed enogastronomia, il servizio di centri estivi per bambini e di attività educative e sportive pomeridiane nel dopo scuola. Realizza altresì prodotti artigianali di cartoleria ispirati al progetto e un laboratorio di riuso dei materiali tessili.

San Giovanni delle Contee

La coop di comunità San Giovanni delle Contee si occupa di servizi per la comunità, gestisce una bottega della salute, un emporio di comunità, un piccolo ufficio informazione per turisti e residenti, ha organizzato una rete di ospitalità diffusa. Le attività sono finanziate dagli introiti dell'osteria che porta in tavola piatti riscoperti nella memoria degli anziani del posto realizzati con materie prime locali o acquistate da aziende piccole o addirittura a rischio chiusura.

La coop “Il Borgo”

La coop di comunità “Il Borgo” vuole creare una cooperativa nel settore servizi ambientali, turistici e ricettivi. Dapprima ha riqualificato la vecchia struttura, proprietà della Diocesi, per trasformarla in ostello. Dopo, è stata la volta dell’albergo diffuso, dell’emporio di comunità e della mensa agricola e sociale. Tra le altre attività realizzate figurano servizi sociali (piccoli servizi alla persona per persone anziane), socio-sanitari (già sede di una Bottega della salute) e di pubblica utilità. Tre storie che dovrebbero svegliare le coscienze di istituzioni e comunità tutte: dall’energia e dal lavoro del gentil sesso passa tutto il presente che serve per costruire futuro. Facciamone tesoro prima che sia troppo tardi.