
lavoro donne
Il lavoro delle donne passa (anche) dalle cooperative di comunità. I numeri dello studio di Confcommercio sull’occupazione femminile parlano chiaro: in Italia la percentuale delle lavoratrici è del 43,6% contro una media europea del 54,1%. L’11,1% della disoccupazione made in Italy è donna. Tra le occupate con un contratto da dipendente, il 75% lavora nel settore terziario di mercato che peraltro risulta essere anche il settore più attrattivo per le autonome. Il confronto con gli altri Paesi è impietoso e racconta ancora una volta la storia di un’Italia a due velocità. Al Nord, il tasso di occupazione femminile è di due punti e mezzo sotto la media europea, al Centro di 5 punti, al Sud di addirittura 25. Se a ciò si aggiunge il fatto che più di una persona su sette (14,9%) pur lavorando ha un reddito da povero assoluto, quasi una su cinque (19,5%) ha un salario relativamente povero, quasi tre su dieci (29,4%) sono in condizioni di vulnerabilità (una malattia, un divorzio o perfino la scelta di avere un figlio rischiano di condurla alla soglia della povertà) e che a subire maggiormente questa condizione sono il sesso femminile e i giovani, soprattutto se residenti al Sud, la faccenda si fa ancor più complessa. Conciliazione dei tempi di vita con quelli dell'occupazione, politiche attive e riorganizzazione dei servizi sono l’unica soluzione per uscire da questo vortice.
Ne abbiamo parlato con le presidenti Clara Cecchini (Coop. “Davide Lazzaretti”), Tiziana Peruzzi (Coop. “San Giovanni delle Contee”) e Stefania Cassani (Coop. “Il Borgo”). Spesso la cooperazione ha il volto al femminile. Quando è stato l'esatto momento in cui avete deciso di incamminarvi su questa strada? Clara Cecchini: "Ci siamo incontrate in un momento delle nostre vite in cui una delle priorità era costruire un progetto solido e proiettato al futuro. Siamo tornate a vivere in questi luoghi e alcune di noi li hanno scelti dopo tanti anni in giro per il mondo. Ci siamo trovate a parlare lo stesso linguaggio, fatto di tutela delle tradizioni, riscoperta delle ricchezze del territorio, rigenerazione economica e sociale e ci siamo a vicenda motivate per rendere realtà queste idee". Tiziana Peruzzi: "Era il 2018. Abbiamo iniziato chiedendoci cosa ci potesse servire, facendo delle riunioni a tema. Cosa sappiamo fare? Che cosa potrebbe servire alla nostra comunità? Cosa possiamo offrire ai turisti? Ci siamo tirate su le maniche e abbiamo scritto una sorta di carta d'identità degli abitanti, del territorio e, soprattutto, di cosa sapevamo fare". Stefania Cassani: "Tutto è iniziato nel 2016. Iniziammo aprendo il circolo Arci di Montelaterone, un borgo meraviglioso ma fantasma. Non c’era più nulla, nessuna attività, nessun luogo di socialità. Coraggiosamente, ci siamo unimmo dando inizio al nostro progetto che oggi conta un bar, una bottega della salute, un emporio di comunità, un punto servizi pagamento, una mensa agricola e sociale, un albergo diffuso, un ostello e un’aula multimediale. La quotidianità delle donne è costellata di ostacoli e, troppo spesso, il sistema di welfare non riesce a fare fronte a tutte le necessità. Come fate a tenere tutto insieme? Clara Cecchini: "La nostra forza è la cooperazione. Anche in ambito privato cerchiamo di aiutarci e sostenerci l'un l'altra. Le nostre famiglie fanno parte del progetto, ci aiutano e ci sostengono partecipando attivamente alle iniziative. Uno degli obiettivi del nostro impegno è lavorare affinché nella nostra comunità possano esistere nuovi servizi e opportunità per le famiglie, il tempo libero, i figli. Solo così le donne potranno vivere più serenamente, a partire da noi". Tiziana Peruzzi: "Gli ingredienti sono: tanta, tantissima passione per il lavoro, altrettanto amore per la comunità, coinvolgimento della famiglia nel progetto. La collaborazione è fondamentale e ne abbiamo avuto prova durante la pandemia. Le cooperative sono grandi famiglie allargate. Per questo riusciamo a far conciliare tutto: lavoro, passione e famiglia". Stefania Cassani: Come per tutte le donne, fare fronte a tutti gli impegni e le responsabilità è faticoso ma la cooperativa di comunità permette di gestirli al meglio e, allo stesso tempo, consente di costruire un processo virtuoso per tutta la comunità, generando lavoro a km zero, con notevoli benefici in fatto di qualità della vita".
Il vostro impegno è strategico per i territori in cui vivete. Al vostro fianco avete persone che, come voi, condividono la missione di "salvare le aree marginali". E se il futuro a misura di donna ripartisse proprio da queste zone? Clara Cecchini: "La storia dei nostri territori è fatta di tante madri, mogli, nonne alla guida di famiglie contadine, di minatori, di pastori. Famiglie molto numerose, in cui le donne crescevano, educavano, nutrivano intere generazioni, prendendosi cura di tutti gli aspetti, da quelli economici ai problemi del quotidiano. Le donne spesso sono state silenziose custodi della storia familiare e motore instancabile del loro progresso. E se il concetto di ripartenza fosse in realtà essere capaci di rivolgere lo sguardo al passato, nell'ottica del riscoprire quanta forza e determinazione, quanta capacità di lottare per ciò in cui si crede e in quello che amiamo, fossero insite nella parola 'donna'?". Tiziana Peruzzi: "Secondo me, anzi noi, certamente sì: il futuro passa proprio da queste zone. Alle cooperative di comunità spetta il compito di ricostruire la memoria storica dei nostri piccoli paesi e farla conoscere alle generazioni di domani". Stefania Cassani: "Sicuramente le cooperative di comunità sono custodi di futuro. Le contraddistingue l’amore per l’ambiente, ingrediente necessario per lo sviluppo strategico di un territorio. Il (tanto) tempo che dedichiamo al nostro lavoro è un investimento per il futuro nostro e dei nostri figli. Abbiamo una grande responsabilità: far capire a chi non crede allo sviluppo delle aree interne che si può fare. Con il nostro progetto abbiamo dimostrato che è possibile vivere in un borgo con generosità e con gli occhi puntati verso una progettualità strategica di sviluppo".
Cooperativa di comunità
Ci sono però esempi virtuosi che lasciano ben sperare. Modelli di resilienza tutta al femminile che, oltre a dare prova di grande coraggio, rappresentano un valore aggiunto per le comunità in cui operano. Tre di questi trovano casa in Maremma, nella provincia di Grosseto, in aree marginali a rischio spopolamento. Sono le cooperative di comunità “Davide Lazzaretti” a Roccalbegna, “San Giovanni delle Contee” sita nell’omonima località e “Il Borgo” a Montelaterone. Modelli di aggregazione sociale gestite da imprenditrici che hanno dimostrato di essere in grado di costruire risposte condivise dai cittadini a bisogni collettivi.
Tiziana Peruzzi, presidente di “San Giovanni delle Contee” (Facebook)

Una panoramica di Montelaterone (Foto: Coop Il Borgo)

Piazza Marconi di Roccalbegna dove c'è la Coop “Davide Lazzaretti”