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Le aziende dei social media devono agire con urgenza e affrontare l'odio anti-musulmano. Anche perché, fino ad ora, le principali piattaforme - e parliamo quindi di Instagram, Facebook, Twitter, TikTok e YouTube - non hanno fatto assolutamente nulla contro l'89% dei contenuti islamofobici che sono stati segnalati loro, secondo uno studio del Centro per la lotta all'odio digitale (Center for Countering Digital Hate). Nello specifico il primato negativo spetta a YouTube, che non ha eliminato nessun post e ha rimosso zero account.
I ricercatori del Centro, che è una ong internazionale senza scopo di lucro che cerca di smantellare il sistema di odio e disinformazione online e ha uffici a Londra e Washington DC, hanno segnalato analizzato centinaia di post che includevano stereotipi razzisti, narrazioni che incitano all'odio e post che glorificano gli omicidi di massa. E pensare che dopo la sparatoria alla sinagoga Tree of Life (Pittsburgh, 2018) e gli attacchi alla moschea di Christchurch (Nuova Zelanda, 2019) quattro di queste piattaforme nel 2019 si erano impegnate, con una dichiarazione congiunta insieme a Microsoft, Google e Amazon, dichiarandosi "risolute nel garantire che stiamo facendo tutto il possibile per combattere l'odio e l'estremismo che portano alla violenza terroristica". Un nobile intento, che però è rimasto tale, visto che in media solo un contenuto su 10 di questo tipo è stato rimosso, stando ai dati. "Ancora una volta, i loro comunicati stampa dimostrano di non essere altro che vuote promesse" dichiara infatti la CEO del Centro Imran Ahmed.
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Donne musulmane negli Usa mostrano i cartelli con il volto di una ragazza islamica che indossa il burqa fatto con la bandiera americana, a simboleggiare la volontà di integrazione
Il report del Centro per la lotta all'odio digitale
Gli esperti del CCDH, utilizzando gli strumenti di segnalazione delle piattaforme stesse, hanno analizzato 530 post che presentano contenuti inquietanti, bigotti e disumanizzanti, in cui si prendono di mira le persone musulmane attraverso caricature razziste, cospirazioni e false dichiarazioni. Questi post sono stati visti almeno 25 milioni di volte. Molti dei contenuti islamofobi erano facilmente identificabili, eppure praticamente non è stato fatto nulla per rimuoverli. Instagram, TikTok e Twitter hanno permesso agli utenti di usare hashtag come #deathtoislam, #islamiscancer e #raghead (un termine offensivo per una persona che indossa un turbante, una kefiah, ecc.). I contenuti diffusi utilizzando questo tipo di hashtag hanno ricevuto almeno 1,3 milioni di reazioni. La tabella qui sotto mostra quanti post sono stati registrati su ogni piattaforma e quanti di questi sono stati cancellati, quanti account rimossi e una percentuali delle azioni intraprese dalle piattaforme.![dati-social-anti-islam](https://luce.lanazione.it/wp-content/uploads/2022/05/piattaforme-1.png)
I dati raccolti dal Centro per la lotta all'odio digitale su 530 post su Facebook, Instagram, TikTok, Twitter, YouTube