Il mio non è stato un vero coming out, nel senso che non ho avuto la classica – e un po’ da cliché – chiacchierata con i genitori seduta sul divano. Per me è stato tutto molto naturale e ho cercato di vivere la situazione con più leggerezza possibile. Erano mesi che mi assentavo dalle cene a casa per parlare con questa “amica” di scuola, ci scrivevamo sempre e io rimanevo spesso a Bologna a dormire da lei. I miei genitori devono aver fiutato qualcosa, perché furono loro un giorno a chiedermi: “Ma siete davvero solo amiche?”.
Io risposi tranquilla di no, grata che avessero capito tutto senza dover affrontare l’imbarazzante conversazione. Ricordo che mio fratello mi disse: "Quindi ti piacciono le donne ora?”. Un po’ interdetta mi ritrovai a dire: “No, non mi piacciono le donne, me ne piace una”.
Con la mia famiglia, non so il motivo, mi sentivo più tranquilla e a mio agio a parlare di lei, mentre con le mie amiche avevo ancora qualche remora. Soprattutto, non glielo avevo ancora detto. Un giorno, qualche settimana dopo, C. venne a casa di una delle mie migliori amiche. Ricordo che eravamo in cinque, sei sedute sul divano, mentre lei giù al portone. Avevo il cuore a mille mentre saliva le scale e prima che entrasse dissi: “Raga comunque C. non è un’amica”.
Le altre non mi guardarono neppure, gli occhi fissi sulla televisione. Solo una disse: “Lo sappiamo, non ti preoccupare”. La gioia e il sollievo di quel momento credo non me li dimenticherò mai. La loro non era indifferenza, volevano farmi capire che era davvero la normalità per tutte. Le persone che ti conoscono veramente e non fingono di non vedere, sanno sempre la verità. Qualche volta anche prima di te.