Marina Salamon, in prima linea per la difesa dei deboli: "Per avere successo non bisogna disumanizzarsi"

Il messaggio dell'imprenditrice, scrittrice, filantropa e mamma: "Mai perdere la fiducia nelle proprie capacità e mai smarrire la propria autostima"

di GUIDO GUIDI GUERRERA -
22 febbraio 2023
L'imprenditrice Marina Salamon

L'imprenditrice Marina Salamon

Della sua famiglia afferma che si tratta di un modello stile Gaber: dalle porte aperte. E, infatti, Marina Salamon, nota imprenditrice, dirigente di azienda e scrittrice, ha fatto talmente sua questa idea di "strana famiglia" da accoglierne ben due provenienti dalla martoriata Ucraina. Nata nel 1958, Marina è diventata imprenditrice giovanissima fondando "Altana", azienda leader nel settore di abbigliamento esclusivo per bambini. Più tardi, nei primi anni ’90, ha assunto il controllo della società di ricerche di mercato "Doxa" mentre nel 2014 diventa azionista di maggioranza di Save the Duck, un’ azienda che produce piumini senza fare uso di penne d’oca. Oggi tutte le sue attività fanno parte della holding "Alchimia", impresa che opera nel settore della compravendita immobiliare. Molto attiva anche in politica, Marina Salamon ha fatto parte della giunta veneziana all’epoca di Massimo Cacciari sindaco. Consigliere per un decennio del Wwf, si è da sempre dedicata al volontariato e a progetti benefici no-profit. Ama moltissimo gli animali e specialmente i cani, tanto da tenerne un gran numero in casa, tutti adottati dai canili. Ha un marito e quattro figli maschi e ha avuto in affido due ragazze. Marina è una donna carismatica, dotata di una energia straordinaria, di una enorme forza di volontà e di un carattere deciso, mediato da una sconfinata empatia nei confronti del prossimo e in special modo delle persone più fragili e bisognose. Le sue evidenti capacità di imprenditrice e organizzatrice di successo sembrano allora sciogliersi come per incanto in una corrente di immensa dolcezza che la umanizza in modo totale, proprio nell’istante in cui sente di abbracciare una causa che la chiama in difesa dei deboli.
L'imprenditrice Marina Salomon

L'imprenditrice Marina Salamon

I suoi cani abbaiano festosi mentre ci concede questa intervista e il suono della sua voce sembra provenire da uno di quei casolari in cui un tempo scoppiettava allegro un fuoco e tutti della famiglia si sedevano attorno alla tavola per il pranzo, felici di ritrovarsi uniti. Una donna manager, una imprenditrice Marina Salamon capace di trasmettere un calore d’altri tempi, intuibile prima ancora delle parole ben scandite, grazie alla timbrica di una voce attenta, trepida e disponibile, attraverso cui si indovina la passione messa in ogni sua attività. Con quella stessa passione riserva spazi rubati ai suoi impegni quotidiani per studiare, soprattutto teologia in cui si è specializzata, indugia nella meditazione e sa che questo può essere la cura per eccellenza di ogni possibile male e la fonte energetica ideale cui attingere per poterla riversare in qualsiasi modo possibile. Una bella e sorprendete fusione tra pensiero logico e ragioni dello spirito tali da comporre quell’alchimia che ha forse fatto da motivo ispiratore al nome scelto per la sua impresa. Marina, la lady apparentemente di ferro, la ragionatrice in perenne controllo dei suoi pensieri, l’abile donna d’affari, raccomanda a tutte coloro che come lei inseguono un sogno destinato a realizzarsi di non smarrire mai l’umanità. Un monito che forse ha attinto dalla sua stessa famiglia, dai modelli di vita che le sono stati più cari e a cui lei continua a ispirarsi, per una vita migliore, per un mondo migliore. Marina, lei appare come sintesi ideale tra pragmatismo e sentimento. Può essere questa la chiave del successo? “Magari ci riuscissi. Certamente ho cercato di usare la massima razionalità nelle mie scelte senza tuttavia tradire i valori dell’umanità, mantenendo viva la passione per i progetti e le persone. Non so se la chiave del successo consista in questo. In genere lo si ottiene più facilmente mantenendosi fermi sul piano logico senza derive di altro tipo. Tuttavia nel tempo ho imparato l’importanza assoluta di mettere tutta l’attenzione possibile nel rapporto con gli altri, sensibile alla storia di ognuno, senza dimenticare la necessità di costruire progetti e dar vita ad aziende per il bene comune e non solo allo scopo di realizzare o massimizzare un valore". Amore per la tradizione ma anche grandi aperture: un modo per gestire le sue aziende come una grande famiglia? “Se per tradizione intendiamo i valori imprescindibili di fare impresa in modo serio, certamente sì. Per il resto credo che sia indispensabile spalancare porte sul futuro in modo deciso perché se da un lato dobbiamo ispirarci alla grande lezione del passato, quello che ci viene ad esempio dagli artigiani del Medioevo e del Rinascimento che passo dopo passo realizzavano le loro idee, ora ci dobbiamo per forza misurare con la contemporaneità e le sue inderogabili esigenze. Adesso la globalizzazione e il digitale ci spingono ad avere uno sguardo nuovo tanto sul lavoro che sulla gestione delle aziende".
Marina Salamon, nota imprenditrice, dirigente di azienda e scrittrice

Marina Salamon, nota imprenditrice, dirigente di azienda e scrittrice

Tutto ciò che è diventata oggi corrisponde ai suoi sogni di ragazza? “Devo dire che all’epoca non erano sogni così definiti, in ogni caso è stato ricevendo dei ‘no’ a certe mie aspirazioni giovanili di giornalista o di ricercatrice universitaria che sono riuscita a trovare gli stimoli per correggere il tiro e diventare imprenditrice. Sottolineo quindi come spesso i ‘no’ abbiano un grande valore: la cosa importante è saperne fare tesoro senza abbattersi mai, pronti sempre a ricominciare". Il suo è un modello per tante donne. Cosa consiglia a una giovane che vuole avere successo? “Personalmente non ritengo opportuno consigliare un sistema per raggiungere il successo, altrimenti sposerei e propaganderei quei modelli di startup destinate a essere rivendute in fretta. Insisto piuttosto sull’importanza della professionalità, di diventare brave in qualcosa, magari proseguendo nel solco della tradizione di famiglia in cui sono preminenti i valori della umanità e della maternità. A mio giudizio chi vuole farcela a emergere seriamente deve concentrarsi totalmente nell’apprendimento e nel perfezionamento dell’indirizzo scelto, senza mai correre il rischio di disumanizzarsi". È possibile tenere ben in equilibrio il ruolo di madre e manager? “Io dico di sì, anche se i ruoli di imprenditrice e manager implicano tipi di impegno diversi per il semplice fatto che le dinamiche di carriera, conseguenti rinunce incluse, mostrano notevoli differenze. Per estremizzare posso sostenere quanto sia molto più difficile essere madre e manager piuttosto che madre con il ruolo di imprenditrice, cosa che si riesce a svolgere in piena autonomia con l’esigenza di rispondere solo a se stesse. Ma proprio questa sorta di totale ‘autogestione’ implica l’assoggettarsi a tanta disciplina, a grande fatica e spirito di sacrificio, non perdendo mai la fiducia nelle proprie capacità e senza mai smarrire la propria autostima”.
Marina Salomon

Marina Salamon

Essere sempre impegnata nelle sue attività la priva di cose che le piacerebbe fare? “Dopo i sessant’anni ho ricominciato a studiare e sono riuscita a dedicarmi a una serie di attività volte al volontariato e al no-profit che negli anni precedenti avevo a lungo rinviato. Adesso mi ritrovo con più tempo, dopo aver deciso di delegare di più e meglio. Certamente il tempo da regalare a se stessi non è mai abbastanza e ne vorrei ancora. Spero, perciò, di riuscirci organizzando nel modo adeguato la mia vita professionale delegando in modo più deciso in futuro". Dove trova il tempo di studiare e dedicarsi a interessi legati all'approfondimento della teologia "Autodisciplina, niente televisione, solo qualche film e bando alle banalità. Ora che i figli sono cresciuti posso approfittare di quel maggior tempo libero che mi è utile per studiare. Mi ritaglio così spazi dedicati allo studio, alla meditazione e alla preghiera, momenti che mi permettono di unire spiritualità a senso logico per quelle ardue domande che si fanno strada in ognuno di noi ed esigono risposta". Il suo è un concetto decisamente di famiglia allargata tanto da non aver esitato ad accogliere un gruppo di profughi ucraini. A quali principi si ispira la sua idea di accoglienza? “Queste persone, questi profughi, vivono da noi dal marzo dello scorso anno. Sono due famiglie ucraine composte da genitori e figli, che posso definire gente meravigliosa. L’idea è stata quella di utilizzare le stanze vuote dei figli ormai grandi che vivono all’estero per dar vita proprio a una bella famiglia allargata: qualcosa di speciale che innanzi tutto fa stare bene noi, oltre che loro. C’è gioia nello stare assieme con tutto il piacere di condividere le nostre vite, le nostre storie personali, nella speranza che questa guerra finisca presto. Purtroppo la situazione permane molto in bilico così nel frattempo restiamo uniti, con tanto amore: ed è bello. Io non credo ai muraglioni, alle divisioni di qualche genere, sono invece certa che solo nello scambio di tutto l’amore possibile si riesca realmente ad essere felici”. In che mondo viviamo, a suo giudizio? “In un mondo complessivamente buono. Non va mai dimenticato come genitori e nonni abbiano dovuto attraversare guerre tremende con tutti gli orrori insiti in ogni conflitto mondiale. Noi siamo la prima generazione a cui tutto questo è stato finora risparmiato vivendo in condizioni di pace, anche se relativa. Non sono pessimista sul futuro e anzi credo fermamente in un destino buono per tutta l’umanità”. C'è spazio per le donne, per gli emarginati e per quanti sono considerati diversi nell'attuale contesto sociale e produttivo? “Ci sarà, ci deve essere: almeno per quanto concerne l’accoglienza delle diversità. Pensiamo per esempio alle società più economicamente evolute che sembrano meglio inclini al superamento delle differenze religiose, di orientamento sessuale, o alle discriminazioni legate alla condizione femminile. Per quanto concerne le persone più fragili ed emarginate resta ancora molto da fare, basti pensare agli enormi problemi per chi abita nelle grandi città dove trovare alloggi a prezzi ragionevoli è impossibile. Certo le difficoltà per il nostro paese, oppresso da un forte debito pubblico, sono tante a cominciare dalla spesa pensionistica troppo elevata per una società ‘vecchia’. Però noi italiani siamo allo stesso tempo gente piena di risorse, di spirito di iniziativa e di capacità di ripresa in ogni circostanza, e questo nonostante le condizioni di svantaggio rispetto al resto d’Europa e alle differenti condizioni di vita". L'ottimismo confligge con il realismo o è l'arma necessaria per farcela in ogni situazione? “L’ottimismo è cosa buona e la speranza è indispensabile per guardare alla realtà in termini propositivi e costruttivi. Sono aspetti imprescindibili nella mia esistenza, doni di cui sono grata perché mi infondono gioia di vivere sempre e in ogni circostanza. E questo è l’unico sguardo che so applicare alla mia realtà".