Moda e sociale: anche i fashion designer fanno i conti con il cambiamento

Veronica Bogao, docente all'Isia di Firenze, parla dell'evoluzione degli stili in risposta a una costante trasformazione del contesto esterno

di DOMENICO GUARINO -
13 gennaio 2024
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Si è appena conclusa la 105esima edizione di Pitti uomo che ha riportato alla ribalta le nuove tendenze per l'abbigliamento maschile ed il fashion in generale. Un'edizione in cui l'evoluzione degli stili e degli approcci al tema del gusto e dell'identità ha incrociato un mondo in grande cambiamento, sempre più attento alla sostenibilità, alla pluralità, alla diversità ed all’innovazione.

La figura del Fashion designer

Un mondo in cui il ruolo dei fashion designer sta diventando sempre più cruciale. Per questo abbiamo deciso di parlarne con un'esperta del settore, Veronica Bogao, docente di fashion design all’Istituto Superiore per le Industrie Artistiche (Isia) di Firenze.
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Veronica Bogao

Chi è un/a fashion designer? "Sicuramente si tratta di una persona che ha una conoscenza molto ampia, in quanto è chiamata ad accompagnare un intero processo di produzione. Ovviamente il suo lavoro è legato alla parte creativa, al concept, all’ispirazione, al fare una ricerca, ma allo stesso tempo ci sono tantissimi altri step che i fashion designers seguono e nei quali hanno una capacità di definizione e di scelta molto importante. Come ad esempio nella definizione di una collezione, ovvero un insieme di lavori che abbiano in comune delle caratteristiche: la scelta dei materiali da utilizzare, la forma del prodotto, gli stessi cartamodelli, fino alla definizione di quelle che sono le caratteristiche essenziali di ogni capo prima di essere mandato in produzione. Il ruolo del Fashion Designer è nel far dialogare arte, creatività, storia, materiali, tecnica, processi, costi, ascolto e osservazione del cliente e di cosa c’è ed avviene intorno a questo, all'interno di cicli e tempi brevi e frenetici... molto frenetici".

Moda e sfide sociali

La moda oggi è chiamata a sfide inedite, ad esempio sotto il profilo dell’impegno sociale e della sostenibilità. Quale contributo può dare? "La moda sa essere un potente veicolo di cambiamenti sociali, ad esempio affrontando questioni come la trasparenza del processo di produzione (supply chain) insieme a mettere in evidenza chi c’è dietro i capi e gli accessori che compriamo. Riguardo alla sostenibilità l'attenzione sul ciclo di vita del prodotto (moda circolare), la riduzione degli sprechi, l'upcycling, il riciclo, l'utilizzo di materiali eco-friendly (prodotti con poco impatto ambientale ) sono alcuni dei fattori alla base dei cambiamenti più importanti". Si parla tanto di stili: cosa significa oggi? E in che rapporto sono con la moda? "Lo stile fa riferimento al modo in cui capi e accessori vengono scelti e abbinati diventando elementi distintivi di una persona, un designer, un marchio, un'epoca, ecc. Lo stile personale verrà influenzato da multipli fattori, come ad esempio il background culturale, lo stile di vita, le tendenze del momento e le esperienze personali. E dal momento che lo stile è un mezzo di espressione di identità, la moda rappresenta un modo efficace e diretto attraverso il quale raccontare chi siamo".

I nuovi approcci

Dove nasce la moda oggi? "Oggi i social media sono un potente mezzo per far nascere e promuovere tendenze in modo molto veloce e globale. Fashion weeks e sfilate di moda continuano a influenzare l'audience.
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Alunni dell'istituto a lavoro sui manichini

Allo stesso tempo la moda oggi è frutto della fusione di culture, dell'accettazione della diversità dei corpi, della ricerca ed evoluzione di materiali, metodi e processi e di una maggior attenzione e ascolto dei consumatori". Lei viene dal Sudamerica, che differenza vede o ha visto nell’approccio alla moda da parte dell’Europa? "Penso che in Sudamerica la sostenibilità e l'ecologia siano un modo di vivere, anzi il modo di vivere. In Sudamerica si vive in sintonia con quello che c’è intorno e quello che questo ci offre. Ad esempio: sfruttando le risorse del territorio, le caratteristiche dei materiali e della mano d'opera a disposizione, non sprecando, generando progetti sociali e cooperative produttive. Dell’Europa invece mi ha sempre colpito il fluido rapporto con la silhouette: la relazione fra capo/accessorio, corpo e forma, e la costante ricerca ed sperimentazione senza paura facendo diventare la silhouette sinonimo di identità". Quale sfida le piacerebbe intraprendere nel prossimo futuro? "Una delle sfide che più mi entusiasma è quella di lavorare disegnando esperienze educative. Ponti fra università e industria, fra sperimentazione, ricerca, metodologia e innovazione".