
Il mercantile che utilizza le vele per risparmiare carburante ed emissioni di CO2
Il futuro della navigazione? A vela, ovviamente! Può sembrare strano, ma in tempi di necessari adattamenti al ‘cambiamento climatico’ e con la necessità di ridurre, da un lato le emissioni, dall’altro i consumi (due cose strettamente correlate tra di loro) ecco che il passato torna ad essere attuale. E pieno di insegnamenti che possono tornare utili, anzi utilissimi, anche oggi. Dicevamo appunto delle vele: la Pyxis Ocean, un modernissimo mercantile battente bandiera di Singapore, è salpata qualche giorno fa dal porto di Shangai alla volta del Brasile, e, una volta al largo delle coste cinesi, ha innalzato due vele alte 37 metri e mezzo e con una larghezza massima di 20 metri.
Attualmente le navi mercantili rappresentano il 2,1% delle emissioni totali. Nel giugno scorso il vertice di Parigi su finanza e clima ha fallito, per l’opposizione di Cina e Stati Uniti, nel trovare un accordo sulla tassazione delle emissioni di gas serra prodotte dalle spedizioni internazionali. E anche se pochi giorni dopo, al summit delle Nazioni Unite sulla navigazione internazionale, gli armatori hanno preso l’impegno di centrare l’obiettivo “net zero” entro il 2050, come riuscire a centrare il target, viste le premesse, rimane tutt’ora un mistero. In attesa che tutto questo diventi realtà, l’uso delle vele sembra la soluzione a portata più immediata e che permette migliori performance - anche a livello di consumi e di emissioni- con il minor sforzo.
L’altro punto di svolta è il giro di vite su inquinamento ed emissioni: “In passato le sostanze sputate fuori dai camini delle nave in acque internazionali erano figlie di nessuno”, spiega Armaroli. “Ora c’è molta più attenzione e gli armatori cercano soluzioni alternative”.”Il parco navi in circolazione è molto vecchio, e pur non essendo un ingegnere, immagino che non sia semplice installare le vele hi-tech, su imbarcazioni concepite venti o trenta anni fa”, commenta Armaroli. E per il futuro? “La decarbonizzazione della marina mercantile è una delle sfide più difficili”, ammette il chimico “. Intanto nel porto di Paranagua a metà settembre, siamo certi che all’arrivo della Pyxis Ocean, ci sarà molta curiosità per capire se i risparmi previsti saranno confermati. A quel punto davvero si aprirebbe un’epoca nuova (pardon, anzi antica) della navigazione commerciale.
Navigazione, il futuro è nel vento
La traversata
La traversata della Pyxis Ocean dovrebbe durare sei settimane, venti permettendo. Sulle vele spicca anche la bandiera a 12 stelle dell’Unione europea: il progetto (denominato WindWings) è stato infatti co-finanziato dalla Ue, nell’ambito del programma Horizon 2020. Per un progetto che promette di contribuire, se adottato su larga scala, a migliorare le performance energetiche di un settore difficile da decarbonizzare, per cui si stanno sperimentando anche soluzioni che prevedono carburanti a base di ammoniaca o idrogeno come combustibili del futuro.
Attualmente le navi mercantili rappresentano il 2,1% delle emissioni totali
Il primo test al mondo
Il viaggio della Pyxis rappresenta il primo test al mondo per questa tecnologia eolica, battezzata WindWings, uno dei pioneristici sistemi di navigazione alternativi o ausiliari al gasolio tradizionale che diverse aziende stanno progettando e sperimentando da qualche anno. Quelle di Pyxis Ocean sono vele telescopiche in resina con telaio in acciaio, lo stesso materiale delle vele dei catamarani dell’America’s Cup: le ha ideate BAR Technologies, la società britannica, fondata dall’ingegnere Simon Schofield, dietro la realizzazione delle vele installate sui prototipi che gareggiano allo storico e antico trofeo. Sono alte 37,5 metri, pensate per essere montate su navi cisterna, si spiegano da sole e ruotano autonomamente seguendo il vento. E’ chiaro che parliamo di un fatto sperimentale e di numeri ancora trascurabili: su 110mila navi in circolazione e in fase di costruzione, sono solo 100 quelle che prevedono la possibilità di propulsione eolica. E ci sono ancora alcuni problemi non secondari da verificare e risolvere, come l’ingombro delle vele nelle fasi di carico e scarico. Ma le premesse sono incoraggianti. Secondo i calcoli di BAR una portarinfuse da 210 mila tonnellate di portata coadiuvata da tre vele da 50 metri di altezza potrebbe far risparmiare alla compagnia marittima fino a 1,5 milioni di dollari l’anno sul carburante. Con cinque vele se ne risparmierebbero 2,5 milioni. “Con quattro di queste vele una grande nave consuma ogni giorno 6 tonnellate di carburante in meno”. Un bel guadagno per gli armatori, oltre che per il Pianeta. Inoltre le vele hi-tech possono essere installate anche su navi già in funzione: la Pyxis Ocean, per esempio, è stata varata nel 2017. “Dopo oltre 100 anni si è riscoperto il vento, ed è una buona notizia”, commenta Nicola Armaroli, chimico del Cnr e in un recente passato consulente sulla decarbonizzazione dei trasporti del governo Draghi. “Quando qualche anno fa i combustibili fossili erano a basso costo, si considera una scocciatura issare queste immense strutture sui ponti dei mercantili. Ora con il caro-petrolio ci si sta ripensando”.Il punto di svolta

Una delle due vele a bordo di Pyxis Ocean (Cargill)