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Home » Attualità » Giornata della Terra 2023: siamo ancora in ansia per il cambiamento climatico?

Giornata della Terra 2023: siamo ancora in ansia per il cambiamento climatico?

Il 22 aprile ricorre in tutto il mondo l'Earth Day. Ipsos indaga su com'è percepito il fenomeno della crisi ambientale e quali comportamenti adottare per diventare più sostenibili

Francesca Petrella
22 Aprile 2023
giornata-della-terra-2023-ipsos

Siamo ancora preoccupati per il cambiamento climatico?

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La Giornata della Terra 2023, la più grande manifestazione per la sostenibilità ambientale e la salvaguardia del nostro pianeta, ricorre in tutto il mondo il 22 aprile. Aumento delle temperature, riduzione del livello delle riserve idriche, siccità, desertificazione e improvvise alluvioni hanno reso sempre più evidenti le conseguenze del cambiamento climatico causate da un modello di sviluppo non più tollerabile.

L’indagine di Ipsos per la Giornata della Terra

Ma quali sono le opinioni degli italiani in merito al cambiamento climatico e che comportamenti adottano quando si tratta di ridurre la propria impronta sul pianeta?

giornata-della-terra-2023-ipsos
Il 22 aprile ricorre in tutto il mondo la giornata della Terra

Secondo un’analisi condotta da Ipsos, in occasione dell’Earth Day, nonostante ben 9 italiani su 10 dichiarano che siamo alla vigilia di un disastro ambientale se non modifichiamo il nostro modello di sviluppo e di consumo, quella per il cambiamento climatico non risulta essere la principale preoccupazione dei nostri concittadini.

Infatti, nella polifonia di crisi che stiamo vivendo, l’ansia legata al climate change si posiziona al quarto posto, preceduta da disoccupazione (43%), inflazione (35%) e povertà e disuguaglianze (30%).

Chi deve affrontare la questione del cambiamento climatico?

Anche se non è in cima alle preoccupazioni degli italiani, il cambiamento climatico rimane comunque una questione che urge affrontare e gestire. Ma chi, secondo gli italiani e le italiane, dovrebbe guidare la lotta a questo fenomeno? Per i nostri intervistati la risposta è una sola: la transizione verso un modello di sviluppo più sostenibile è raggiungibile solamente attraverso la collaborazione di tutti gli attori convolti.

Giornata della terra ipsos
Com’è percepito il cambiamento climatico dagli italiani? La preoccupazione diminuisce?

Infatti, le persone continuano a percepire la lotta alla crisi climatica come una responsabilità condivisa tra singoli individui (62%), governo (55%) e aziende (52%), ma allo stesso tempo giudicano inefficaci le azioni che l’esecutivo sta mettendo in campo per contrastarla. Infatti, soltanto il 29% ritiene che il potere politico abbia un piano chiaro su come istituzioni, imprese e singoli individui debbano lavorare insieme per combattere questa piaga.

Quali comportamenti adottare

Guardando invece ai comportamenti che i singoli posso adottare per contrastare il cambiamento climatico, gli italiani e le italiane non disconoscono l’importanza dell’azione individuale: sette su dieci (70%) concordano sul fatto che se ognuno facesse piccoli cambiamenti nella propria vita quotidiana, ciò potrebbe avere un grande impatto per la salvaguardia del pianeta.

Mentre per una quota più piccola, ma comunque significativa (23%), il fenomeno sfugge ormai al nostro controllo perché siamo arrivati ad un punto di non ritorno.

Entrando quindi nella sfera più personale, quando si tratta di chiedere quali comportamenti concreti si adottano per contrastare il fenomeno del climate change, vediamo in cima alla lista azioni quali l’astenersi dall’uso prodotti con pack eccessivi, evitare di acquistare nuovi oggetti e preferire l’usato, riciclare vetro e plastica, risparmiare energia, piccole scelte che non modificano di molto usi e consumi quotidiani delle persone.

Il fenomeno del say-do-gap

È il cosiddetto fenomeno del say-do-gap, in cui a una maggiore attenzione dichiarata per l’ambiente non corrisponde delle azioni che mettono veramente in discussione il nostro modello di sviluppo e le nostre consolidate abitudini consumistiche.

giornata-della-terra-2023-ipsos
La Commissione europea ha imposto regole molto stringenti su produzione e utilizzo di imballaggi in plastica

Infatti, alla domanda quali condotte green hanno intenzione di adottare le persone nel corso dei prossimi anni per la lotta al cambiamento climatico, il 65% degli italiani dichiara di voler evitare i prodotti con molti imballaggi, il 61% prevede di risparmiare energia in casa e il 58% di risparmiare acqua ed evitare l’acquisto di nuovi prodotti. Purtroppo, queste azioni non sono in realtà quelle più green o quelle capaci di ridurre la quantità di CO2 nell’aria.

Come incentivare i comportamenti green

L’analisi Ipsos ha poi indagato quali potrebbero essere gli incentivi che incoraggerebbero comportamenti più sostenibili: una quota pari al 39% dichiara che vorrebbe dei bonus finanziari, o una riduzione delle tasse, che permettano loro di acquistare bene e servizi rispettosi dell’ambiente, mentre per il 29% i modi di fare a basso impatto sarebbero incentivati da un più facile accesso alle informazioni.

Come dice Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola: “La svolta nell’adozione di atteggiamenti più virtuosi avverrà solo quando la sostenibilità non sarà più percepita come un diktat calato dall’alto o un comportamento mosso da paura, ma diventerà un obiettivo socialmente desiderabile, per questo anche più facilmente raggiungibile“.

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L'indagine di Ipsos per la Giornata della Terra

Ma quali sono le opinioni degli italiani in merito al cambiamento climatico e che comportamenti adottano quando si tratta di ridurre la propria impronta sul pianeta?
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Il 22 aprile ricorre in tutto il mondo la giornata della Terra
Secondo un’analisi condotta da Ipsos, in occasione dell'Earth Day, nonostante ben 9 italiani su 10 dichiarano che siamo alla vigilia di un disastro ambientale se non modifichiamo il nostro modello di sviluppo e di consumo, quella per il cambiamento climatico non risulta essere la principale preoccupazione dei nostri concittadini. Infatti, nella polifonia di crisi che stiamo vivendo, l’ansia legata al climate change si posiziona al quarto posto, preceduta da disoccupazione (43%), inflazione (35%) e povertà e disuguaglianze (30%).

Chi deve affrontare la questione del cambiamento climatico?

Anche se non è in cima alle preoccupazioni degli italiani, il cambiamento climatico rimane comunque una questione che urge affrontare e gestire. Ma chi, secondo gli italiani e le italiane, dovrebbe guidare la lotta a questo fenomeno? Per i nostri intervistati la risposta è una sola: la transizione verso un modello di sviluppo più sostenibile è raggiungibile solamente attraverso la collaborazione di tutti gli attori convolti.
Giornata della terra ipsos
Com'è percepito il cambiamento climatico dagli italiani? La preoccupazione diminuisce?
Infatti, le persone continuano a percepire la lotta alla crisi climatica come una responsabilità condivisa tra singoli individui (62%), governo (55%) e aziende (52%), ma allo stesso tempo giudicano inefficaci le azioni che l'esecutivo sta mettendo in campo per contrastarla. Infatti, soltanto il 29% ritiene che il potere politico abbia un piano chiaro su come istituzioni, imprese e singoli individui debbano lavorare insieme per combattere questa piaga.

Quali comportamenti adottare

Guardando invece ai comportamenti che i singoli posso adottare per contrastare il cambiamento climatico, gli italiani e le italiane non disconoscono l'importanza dell'azione individuale: sette su dieci (70%) concordano sul fatto che se ognuno facesse piccoli cambiamenti nella propria vita quotidiana, ciò potrebbe avere un grande impatto per la salvaguardia del pianeta. Mentre per una quota più piccola, ma comunque significativa (23%), il fenomeno sfugge ormai al nostro controllo perché siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Entrando quindi nella sfera più personale, quando si tratta di chiedere quali comportamenti concreti si adottano per contrastare il fenomeno del climate change, vediamo in cima alla lista azioni quali l'astenersi dall'uso prodotti con pack eccessivi, evitare di acquistare nuovi oggetti e preferire l’usato, riciclare vetro e plastica, risparmiare energia, piccole scelte che non modificano di molto usi e consumi quotidiani delle persone.

Il fenomeno del say-do-gap

È il cosiddetto fenomeno del say-do-gap, in cui a una maggiore attenzione dichiarata per l’ambiente non corrisponde delle azioni che mettono veramente in discussione il nostro modello di sviluppo e le nostre consolidate abitudini consumistiche.
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La Commissione europea ha imposto regole molto stringenti su produzione e utilizzo di imballaggi in plastica
Infatti, alla domanda quali condotte green hanno intenzione di adottare le persone nel corso dei prossimi anni per la lotta al cambiamento climatico, il 65% degli italiani dichiara di voler evitare i prodotti con molti imballaggi, il 61% prevede di risparmiare energia in casa e il 58% di risparmiare acqua ed evitare l'acquisto di nuovi prodotti. Purtroppo, queste azioni non sono in realtà quelle più green o quelle capaci di ridurre la quantità di CO2 nell’aria.

Come incentivare i comportamenti green

L’analisi Ipsos ha poi indagato quali potrebbero essere gli incentivi che incoraggerebbero comportamenti più sostenibili: una quota pari al 39% dichiara che vorrebbe dei bonus finanziari, o una riduzione delle tasse, che permettano loro di acquistare bene e servizi rispettosi dell'ambiente, mentre per il 29% i modi di fare a basso impatto sarebbero incentivati da un più facile accesso alle informazioni. Come dice Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola: "La svolta nell’adozione di atteggiamenti più virtuosi avverrà solo quando la sostenibilità non sarà più percepita come un diktat calato dall’alto o un comportamento mosso da paura, ma diventerà un obiettivo socialmente desiderabile, per questo anche più facilmente raggiungibile".
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