Procreazione assistita, la donna potrà chiedere l’impianto dell’embrione in caso di morte del partner o separazione

Si legge nell’aggiornamento delle linee guida del 2015 pubblicato in Gazzetta Ufficiale

10 maggio 2024
Fecondazione in vitrio (iStock)

Fecondazione in vitrio (iStock)

Roma, 10 maggio 2024 – C’è una novità importante nell’ambito della procreazione medicalmente assistita (pma). Il consenso non potrà essere revocato e la donna potrà richiedere l’impianto dell’embrione anche in caso di morte del partner o di cessazione del rapporto. Le nuove linee guida, pubblicate in Gazzetta Ufficiale, sono un aggiornamento di quelle del 2015. Il documento è frutto anche del lavoro del tavolo tecnico sulla pma istituito nel 2023. “Ai richiedenti – si legge nelle Linee guida – al momento di accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, devono essere esplicitate, con chiarezza e per iscritto, le conseguenze giuridiche di cui all'art. 8 e all'art. 9 della legge n. 40/2004. Con le medesime modalità deve essere rappresentato che, dopo la fecondazione assistita dell'ovulo, il consenso alla pma non può essere revocato e la donna può richiedere l'impianto dell'embrione anche se il partner sia deceduto (Cass., 15 maggio 2019, n. 13000) ovvero sia cessato il loro rapporto (Corte costituzionale, n. 161/2023)”.

Cos’è la procreazione assistita 

La procreazione medicalmente assistita (Pma), comunemente detta “fecondazione artificiale” è l’insieme delle tecniche utilizzate per aiutare il concepimento in tutte le coppie, nei casi in cui il concepimento spontaneo è impossibile o estremamente remoto e nei casi in cui altri interventi farmacologici e/o chirurgici siano inadeguati. La Pma si avvale di diversi tipi di tecniche che comportano la manipolazione di ovociti, spermatozoi o embrioni nell’ambito di un trattamento finalizzato a realizzare una gravidanza.