Si è tagliata i capelli sul palco del Global Citizen 2023 a New York, per mostrare solidarietà alle donne in Iran. L'attivista e imprenditrice americana di origine iraniana Sophia Kianni indossava un lungo abito dai colori della bandiera della Repubblica Islamica, realizzato di Leila Hafzi, designer norvegese di origine iraniane, da sempre attiva nell’ambito della moda etica e in particolare dei diritti delle donne. Con "Revolution" addosso Kianni è tornata a compiere il gesto simbolo della protesta contro il regime.
Il Global Citizen è un festival musicale annuale che ha preso il via per la prima volte nel 2012 organizzato da Global Poverty Project. È stata fondata da Ryan Gall e Hugh Evans. Kianni, 21 anni, studia all'Università di Stanford ed è la fondatrice e direttrice esecutiva di Climate Cardinals, la più grande organizzazione non profit per il clima guidata da giovani (oltre 10.000 volontari in più di 40 Paesi), e la più giovane consulente delle Nazioni Unite nella storia degli Stati Uniti.Visualizza questo post su Instagram
Si taglia i capelli al Global Citizen Festival
"Oggi mi unisco alle migliaia di donne che si sono tagliate i capelli come atto di protesta. Unitevi a me nella solidarietà – ha detto la giovanissima attivista sabato sera, dal palco –. Proprio qui, proprio ora". Forbici alla mano la 21enne si è tagliata una lunga ciocca mostrandola al pubblico accorso per l'evento a New York. Donne di tutto il mondo, da settembre dello scorso anno dopo la morte di Mahsa Amini, la ragazza di 22 anni di origine curda uccisa dalla polizia morale che l'aveva arrestata perché dal velo le usciva un ciuffo di capelli, hanno compiuto quello stesso gesto per manifestare apertamente il proprio dissenso all'opprimente regime. Lo stesso governo, guidato dal presidente Ebrahim Raisi con la forte ingerenza anche dell'Ayatollah Khomeyni, che, appena una settimana fa, ha approvato una nuova legge secondo cui le cittadine che non indossano correttamente l'hijab possono essere condannate fino a 10 anni di carcere. Tra i commenti del post, pubblicato insieme all'associazione no profit Middle East Matters (MEM), Kianni ha invitato tutti e tutte coloro che vogliono contribuire alla causa iraniana a visitare la pagina "12 Ways to Take Action for Iranian Women 1 Year After Mahsa Amini’s Death".Sophia Kianni e la lotta ambientalista
L'ex coordinatrice di Fridays For Future, che studia scienze del clima e politiche pubbliche alla Stanford University, Kianni ha origini iraniane ed è quindi naturale che una battagliera e spigliata attivista come lei prendesse posizione anche per la questione sociale che riguarda il suo Paese. Nominata "advisor per il clima" dal Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres, la 21enne è nota per aver fondato la no profit ambientalista Climate Cardinals, che raggruppa giovani di tutto il mondo per trovare una soluzione alla crisi climatica.Un interesse, quello per l'ambiente e lo stato di salute del Pianeta, che si è manifestato in lei per la prima volta durante una vacanza in Iran quando, alzando gli occhi al cielo, si è accorta che non riusciva a vedere le stelle a causa dell’inquinamento. In quel preciso momento ha capito che doveva fare qualcosa. Nel corso degli studi superiori negli Usa, così, inizia a prendere parte alle proteste. Entra in Fridays for Future, affiancando come figura carismatica Greta Thunberg, ed è anima operativa dello sciopero per il clima del Black Friday del 2019. Diventata poi National Strategist per il Movimento, a febbraio 2020 viene invece nominata portavoce di Extinction Rebellion, il movimento ambientalista globale nato con lo scopo di utilizzare la disobbedienza civile non violenta per costringere l’azione del governo contro il rischio di collasso sociale ed ecologico. Ha tenuto discorsi in diverse università, tra cui la Columbia University, la UC Berkeley, la Emory University e la Harvard University e i suoi articoli sono stati presentati su Forbes, CNN, Business Insider, BBC, The Guardian, NBC e Washington Post.Visualizza questo post su Instagram
L'impegno per le donne
Dal clima alla causa delle donne: Sophia Kianni è impegnata anche nelle principali battaglie di rivendicazione dei diritti femminili, dalla polveriera mediorientale in cui si inserisce di diritto l'Iran e la sua politica repressiva, alla deriva conservatrice che si è aperta negli Stati Uniti, in particolare sulle questioni civili come l'aborto. In un post su Instagram di qualche mese fa, in cui si vede l'irano americana a Londra con la premio Nobel Malala e Phoebe Gates, figlia del magnate di Microsoft e sua collega di studi a Standford, aveva scritto:
"Ogni giorno, le donne di tutto il mondo lottano per favorire il nostro empowerment collettivo. È passato un anno dall'annullamento della sentenza Roe v. Wade e oggi penso alle mie eroine femminili: da Gloria Steinem, che è emersa come leader del Movimento di liberazione della donna, a Malala Yousafzai, che ha instancabilmente sostenuto l'istruzione femminile in Medio Oriente. Queste donne ci hanno dimostrato che la perseveranza e il coraggio di chi alza la voce hanno un grande potere. La lotta per i diritti delle donne non riguarda solo una decisione giudiziaria o una legge, ma le difficoltà strutturali che le donne devono affrontare ogni giorno e la necessità di soluzioni sistemiche. Si tratta di garantire alle donne l'accesso all'assistenza sanitaria, all'istruzione e a pari opportunità economiche. Il nostro obiettivo deve essere quello di garantire che ogni donna, ovunque, abbia la libertà e l'opportunità di decidere il proprio destino".