Piccola Galleria Autistica: come un artista non verbale ha trovato la sua voce attraverso la pittura

Jacopo ha 27 anni, è nello spettro, non comunica con le parole ma con la pittura. Dopo aver venduto 60 quadri, ecco il suo spazio espositivo. “Aperto ad altri”

di GIAMBATTISTA ANASTASIO
11 aprile 2025
Jacopo nella Piccola Galleria Autistica

Jacopo nella Piccola Galleria Autistica

Milano – La scoperta è avvenuta 6 anni fa in modo casuale. “Quel giorno – ricorda Melania – ero di turno come volontaria al laboratorio dell’associazione Facciavista e ho dovuto portare con me mio figlio. Facciavista è un’associazione di Vedano al Lambro, in provincia di Monza, che incoraggia i ragazzi nello spettro autistico ad esprimersi attraverso l’arte. Una volta arrivati, ci siamo ritrovati in una sala piena di colori, tele e pennelli: nient’altro che la sala dove si sarebbe tenuto il laboratorio. Ma ad un tratto ho visto mio figlio avvicinarsi ad una tela e iniziare a disegnare e a dipingere”.

Una sorpresa, una vera sorpresa. E altrettanto sorprendente è la risposta di Melania quando le si chiede quali sensazioni abbia provato in quel momento, di fronte a quel figlio finito nella tela: “Mi è venuto di mandarlo a quel paese! Sì, proprio così! L’insegnante che conduceva il laboratorio e gli altri volontari hanno preso a chiedermi, increduli, perché non avessi iscritto al laboratorio anche lui, anche mio figlio, perché non avessi mai detto nulla di questa sua passione, di questa sua abilità. Come potevo far capire a tutti che prima di allora, in 20 anni di vita, mio figlio non si era mai sognato di prendere in mano pennelli e colori pur essendo cresciuto in un colorificio, quello di famiglia, quello che io e mio marito gestiamo da qualcosa come 30 anni?”.

Il colorificio in questione si trova a Milano, al civico 4 di viale Gorizia, di fronte alla Darsena. E da ieri non è più solo un colorificio, è rimasto colorificio soltanto per una metà. L’altra si è invece trasformata in una galleria d’arte, quella dove Jacopo Munego, oggi 27enne, dipinge, espone e vende i suoi quadri. Sì, proprio lui, proprio il figlio di Melania. Quel giorno, in quel laboratorio di Facciavista al quale Jacopo non era stato neppure iscritto, è iniziato un percorso che ieri è approdato alla Design Week, il grande evento nell’ambito del quale è stato inaugurato lo spazio ricavato all’interno del colorificio. Uno spazio “di arte”, "di lavoro” e “di altri”. “Di altri ragazzi nello spettro autistico che abbiano la passione della pittura e vogliano metterla in atto”, dice Melania. Da qui il nome: “Piccola Galleria Autistica”.

Inaugurazione in Darsena. Piccola Galleria Autistica. Il posto dove Jacopo dipinge ciò che non dice
Una delle opere di Jacopo

Anche Jacopo è nello spettro autistico, proprio come i ragazzi di quel laboratorio che poi, una volta rivelatosi in tutta la sua vena artistica, ha frequentato anche lui, affinando così le sue abilità. Jacopo è un autistico non verbale. Non parla, non comunica con le parole. “Da mamma sono grata che mio figlio abbia questa passione perché la vita con un ragazzo autistico a volte si fa complicata. Ma lui comunica attraverso la pittura. Queste strisciate di colore per lui sono terapeutiche”, spiega Melania con gli occhi rivolti ad un quadro astratto del figlio.

Jacopo non dipinge sempre in stile astrattista: “Lo fa solo quando ha bisogno di sfogarsi”. Il suo primo quadro, in quel di Vedano, raffigurava piccole casette colorate accalcate sulle colline. “Qualcosa di molto simile al tipico paesino della Liguria”. Adesso i temi prevalenti sono i fiori e gli skyline di Milano e di New York. Già, per quanto possa far sorridere, dopo Vedano al Lambro, l’altro luogo della Terra al quale si deve la Piccola Galleria Autistica è proprio la Grande Mela.

“Un’altra passione di Jacopo – racconta Melania – è la corsa. Ad un certo punto, insieme ad un amico, decide di correre la maratona di New York: non semplice da organizzare. Alla fine Jacopo si è pagato il viaggio e la corsa con i ricavi della vendita dei quadri. Ha esposto al Pirellone, a Segrate, a Cologno, a Monza. Ed è andata molto bene (ha venduto oltre 60 opere ndr), io ancora oggi faccio fatica a realizzare, resto sempre un po’ basita davanti alla sua capacità di comunicare attraverso la pittura. Ha corso la sua maratona di New York lo scorso ottobre. Ma grazie ai proventi dei quadri è stato possibile portare negli Usa pure l’amico e altri giovani autistici, alcuni di quelli che frequentano la onlus “I ragazzi di Robin”, che ho contribuito a fondare 7 anni fa”, racconta Melania. Uno schema consolidato ora: parte delle vendite va all’associazione, ad altri ragazzi che convivono con l’autismo.

“A me non interessa che mio figlio diventi economicamente ricco, a me interessa che possa arricchirsi come persona, che possa esprimersi benché viva in una società che spesso non lo capisce, che conquisti la consapevolezza che è capace di guadagnarsi le cose da sé, che sappia autodeterminarsi. E che tutti i i ragazzi di Robin riescano a fare altrettanto”.