Nata a Jalisco in Messico, è arrivata negli Stati Uniti a 7 anni, ha trascorso 5 anni lontano dai genitori e ha lavorato da McDonald's per mantenere la famiglia. Ora Katya Echazarreta, 26 anni, nel suo curriculum può scrivere di aver partecipato anche alla missione NS-21 di Blue Origin di Jeff Bezos, patron di Amazon, ed essere parte del Citizen Astronaut Program, diventando così la prima donna messicana ad andare nello spazio. Un bel salto di qualità!
"Dedico questo volo a te, Messico", ha scritto prima di salire sulla capsula che l'avrebbe portata a diventare anche la più giovane donna americana ad aver raggiunto l'atmosfera terrestre, avendo la doppia cittadinanza. Ma l'affetto della giovane ingegnere per il Paese in cui è nata è speciale. Il sogno che aveva fin da bambina si è realizzato sabato scorso, quando con il razzo New Shepard di Blue Origin ha viaggiato oltre i 100 km di altitudine, punta da cui si considera inizi lo spazio. "Tutti mi dicevano che era il sogno di una bambina, che non sarebbe successo, che era impossibile. Avrei dovuto concentrarmi su qualcosa di più 'serio'", ha detto Echazarreta. "Ora quando la donna lo dirà a qualcuno, non ci saranno scuse, perché è già successo, l'ho già fatto e possono farlo anche loro. Usate la mia esperienza come quel segnale di cui avevate bisogno", invita.Este vuelo te lo dedico a ti, Mexico🇲🇽
I dedicate this flight to you, Mexico🇲🇽 pic.twitter.com/VMCr5NgHEM — Kat Echazarreta (@katvoltage) June 4, 2022
La piccola Katya
Katya ricorda di quando, a 6 anni, stava aspettando un autobus con la mamma ha capito che lo spazio sarebbe stato il suo obiettivo. "Ricordo molto bene quel momento. Eravamo sole, guardai verso il cielo e poi verso di lei e le chiesi: 'Qual è la carriera più difficile che si possa fare'", racconta Echazarreta a BBC Mundo. "Mi rispose: 'Dipende, ma per te penso all'astronauta'". La 26enne è nata a Guadalajara, in Messico, e quando aveva 7 anni si è trasferita con la famiglia al confine con gli Stati Uniti, tra Tijuana e San Diego, dove si è poi stabilita. Come per altri migranti, la nostalgia dei suoi cari è stata determinante per realizzare il suo sogno. "Abbiamo trascorso molti anni a San Diego. Ma è stato molto difficile per la mia famiglia essere così lontani e non poter vedere nonni, zii, cugini. Eravamo gli unici negli Stati Uniti - ricorda la ragazza -. Per me è molto importante il legame che abbiamo con il cielo, le stelle, lo spazio, perché mi ha aiutato molto sapere che, anche se eravamo così lontani, almeno potevamo uscire e vedere la luna, vedere le stelle, e che stavamo vedendo qualcosa di molto simile".Ingegnere Echazarreta
Durante gli studi ha concentrato i suoi sforzi verso una carriera nel settore spaziale. Ha studiato ingegneria elettronica in un community college e ha poi proseguito gli studi presso la prestigiosa University of California di Los Angeles (UCLA). È stata una stagista presso il Jet Propulsion Laboratory (JPL) della NASA, dove le è stata offerta una posizione a tempo pieno. Arrivarci non è stato facile: "Non avevamo soldi, non avevamo un posto dove vivere, ero la sola ad avere un lavoro. I miei genitori si erano appena separati", spiega Echazarreta. "L'unica cosa che mi ha spinto ad andare avanti e a non mollare è stata la consapevolezza che l'Universo è così grande e noi siamo così piccoli. Tutte le cose buone e cattive che sono accadute sono su questo pianeta. E anche se qualcosa sembra troppo grande o impossibile, quando la si guarda da questa prospettiva è così piccola".Space for Humanity
Nel 2019 si è interessata a un programma dell'organizzazione no-profit Space for Humanity (S4H) per portare persone comuni nello spazio e sperimentare il cosiddetto "effetto prospettiva". Si tratta di un cambiamento di percezione che gli astronauti hanno sperimentato osservando il pianeta dallo spazio e che li ispira a cercare soluzioni ai problemi dell'umanità. "Ho fatto domanda nel 2019 senza ottenere risposta, niente di niente per un anno - prosegue Katya parlando a BBC Mundo -. Poi mi hanno mandato un'e-mail per dirmi che ero una semifinalista". Pensava che fosse impossibile, che fosse solo una delle centinaia o migliaia di persone, ma la lista si è accorciata sempre di più: la ragazza è stata scelta tra 7.000 candidati ed è stata la prima persona a ottenere un biglietto per lo spazio attraverso S4H, finanziato dalle altre persone (molte delle quali ricchi imprenditori) che hanno prenotato un posto nelle capsule di Blue Origin. "Dopo aver risposto all'ultima domanda, ho ricevuto la notizia. Ho iniziato a piangere e come prima cosa ho parlato di mia madre", spiega.Visualizza questo post su Instagram