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Teorie del complotto, la risposta semplice alla complessità del reale: “Sempre esistite”

La professoressa Milena Santerini al convegno “Abitare le diversità, culture e complessità nuove” spiega la mentalità cospirazionista con esempi del passato e di oggi

di DOMENICO GUARINO -
6 aprile 2024

Nel tempo della globalizzazione e delle molteplici influenze culturali trasversali, come si impara a comunicare in modo culturalmente sensibile ed efficace in società complesse? E ad affrontare e gestire l’incertezza culturale? Quali competenze occorre acquisire?

Sono questi gli interrogativi alla base del convegno “Abitare le diversità, culture e complessità nuove” che si è svolto a Firenze dal 4 al 6 aprile. 

Tanti i temi trattati, tra questi quello molto attuale della “paura della complessità e teorie del complotto”, cui è dedicato il workshop della professoressa Milena Santerini, ordinaria di Pedagogia all’Università Cattolica del S.Cuore di Milano, dove dirige il Centro di ricerca sulle relazioni interculturali e il master “Competenze interculturali”, oltre che membro del Comitato scientifico della Fondazione intercultura, vice presidente della Fondazione Memoriale della Shoah di Milano e membro del Consiglio di amministrazione del Centro di documentazione ebraica contemporanea.

L’intervista

Teorie del complotto
Teorie del complotto

Cosa si intende per teorie del complotto?

“Le teorie di chi è convinto che esistano delle forze oscure segrete che guidano e condizionano l'umanità. Si tratta di teorie fantasiose che, in genere additano una sola causa per spiegare la complessità dell'esistente”.

Cosa è un complotto, da punto di vista storico?

“I complotti nella storia sono sempre avvenuti. Complotti reali: pensiamo alla congiura di Bruto e Cassio contro Cesare nel 44 a.C., oppure alla congiura fallita contro Hitler nel 1944. Esistono dunque, e sono sempre esistiti, complotti, soprattutto in ambito politico, di persone che si uniscono in genere per neutralizzare un dittatore”.

In che modo questa epoca è più ‘portata’ alle teorie del complotto? Cosa accadeva in passato? E quali i sistemi di verifica delle fonti?

“Certamente anche in passato esisteva una mentalità che cercava una casualità diabolica. Oggi siamo esposti come nel passato. Certo ci aspetteremmo che le conoscenze scientifiche che abbiamo almeno eliminino quella parte di complottismo legato alla mentalità antiscientifica, penso ad esempio ai terrapiattisti o alle teorie fantasiose sul Covid 19.

Ma le paure attuali generate dalla globalizzazione, alla crisi climatica, alle guerre, ovviamente ci espongono alle teorie del complotto esattamente come avveniva nel passato. Anche perché il mondo attuale dei media, soprattutto dei social media, soffrono di mancanza di autorialità, ovvero non sono più riconosciute le autorità scientifiche e culturali che possano accreditare delle verità, come ad esempio nel passato avveniva con l'Enciclopedia Treccani.

Tutto è orizzontale tutto e tutto è sullo stesso piano. Ci sono da creare, dunque, degli anticorpi nella stessa società della comunicazione che possano permetterci di verificare delle informazioni attraverso la possibilità di risalire a delle informazioni vere e verificabili”.

Il convegno di Intercultura a Firenze
Il convegno di Intercultura a Firenze

Che rapporto c’è tra i social media e le teorie del complotto? Come combatterle?

"Certamente internet ha un ruolo fondamentale nella diffusione della mentalità cospirazionista, del complottismo. Per vari motivi. Innanzitutto c'è una disinibizione digitale che è favorita dalla presunzione dell'anonimato, ci si crede anonimi insomma, anche se non è vero. C'è poi una rapidità di diffusione di informazioni confuse e non verificate. Infine l'informazione dilaga in forma liquida, destrutturata, banalizzata, e, soprattutto, all'insegna delle emozioni. Questo favorisce la diffusione se non la creazione di mitologie paranoiche, e quindi ha un ruolo molto importante.

Va detto che, proprio perché la dimensione cospiratoria ha una dimensione emozionale e non solo razionale, non basta una spiegazione razionale a smontarla purtroppo. Perché il complottista vuole credere in una spiegazione diversa, che appunto nasce dalla paura di perdere il controllo, e che porta alla tentazione di dare una risposta semplificata alla complessità. C 'è dunque da fare un lungo ed importante lavoro educativo, formativo e culturale sull'uso del web, e soprattutto per contrastare quel senso di impotenza che hanno i cittadini rispetto a fenomeni che avvertono come incontrollabili”.

Che ruolo avranno le nuove tecnologie (come l’AI) nella formazione della verità socialmente ‘accettabile’?

“Con Chat gpt e con le forme più evolute di AI siamo di fronte ad un problema enorme, ovvero l'impossibilità di capire le fonti delle nostre informazioni. Quindi da un lato possiamo usarla con un ruolo positivo per smascherare le fake news e dall'altra la comunicazione sarà sempre più confusa, nel senso che non aver modo di risalire a chi ci ha inviato le informazioni che ci arrivano. E naturalmente sarà un terreno bellissimo per i complottisti che, come già accaduto – pensiamo a Trump –, riusciranno a diffondere false informazioni, a falsificare anche le foto, per servire al loro progetto politico. Del resto lo abbiamo visto anche nel passato, con il protocollo dei Savi di Sion, un libello falso inventato dalla polizia zarista agli inizi del ‘900, e poi utilizzato da Hitler per giustificare la persecuzione e lo sterminio degli ebrei. E lo vediamo oggi con la possibilità di indicare un nemico politico come la fonte di tutti i mali”.