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Pizza sulle punte? “Perché no, ma senza esagerare”. Parola di Virna Toppi

L’’ètoile della Scala di Milano è l’ospite della seconda puntata del podcast “A spicchi”, dove racconta come conciliare creatività e interpretazione, il ruolo che indossa e la donna che è

di MARIANNA GRAZI -
11 marzo 2024
Virna Toppi (Instagram)

Virna Toppi (Instagram)

Ma le ballerine mangiano la pizza? Ma soprattutto: mangiano? A rispondere a queste e altre curiosità è Virna Toppi, l’ètoile del Teatro alla Scala, raccontandosi nel podcast “A spicchi” (disponibile qui) prodotto e ideato da Linkiesta Gastronomika in collaborazione con Petra Molino Quaglia.

Nel corso di sei puntate, la direttrice Anna Prandoni racconta l'evoluzione del gustoso e affascinante mondo della pizza, il piatto italiano per antonomasia, tra i più amati, copiati e  insieme a ospiti provenienti dal mondo dell’arte e della cultura. Tra questi, protagonista del secondo episodio, disponibile su Spreaker da martedì 12 marzo, è appunto la prima ballerina del Teatro alla Scala di Milano.

"A Spicchi" il podcast de Linkiesta Gastronomika
"A Spicchi" il podcast de Linkiesta Gastronomika

La pizza può andare sulle punte?

È questa la domanda da cui prende il via la seconda puntata di “A spicchi”, che esplora il rapporto tra pizza e danza. Una chiaccherata come a tavola, in cui Virna Toppi si racconta, lasciandosi andare ad aneddoti e curiosità sulla sua vita privata e professionale.

Nel corso dell’episodio emerge come l’inimitabile piatto della tradizione italiana e la danza siano accomunati da una creatività che deve però rispondere a determinate regole: ci sono dei limiti nel ballo così come nella preparazione della pizza. Che è dunque, come la danza, armonia ed equilibrio.

Il lavoro di danzatrice, connubio di sforzo fisico e parte artistica

Virna Toppi ne Lo Schiaccianoci (Instagram)
Virna Toppi ne Lo Schiaccianoci (Instagram)

“Ho sempre pensato che noi siamo artisti. Ma il nostro è un mix molto particolare e molto ‘meschino’: a differenza di altri sport, in cui hai l’atletismo, noi dobbiamo farlo con un gran sorriso, esprimendo qualcosa, con dei limiti ben chiari” spiega la famosa ballerina. “La danza classica – spiega – non è semplicemente un ‘mi muovo a destra e sinistra’, ‘guardo un po’ giù, guardo un po’ su’. Io devo guardare esattamente quel punto, mettere il braccio esattamente in quell’angolo, il dito dev’essere esattamente rivolto in questo modo… tutto ciò con uno sforzo fisico disumano. Solo quando lo si prova veramente si può capire cosa c’è dietro al nostro mestiere. Io vedo un 50 e un 50… un 50 di atletismo, di fisicità, e un 50 di artisticità. Se non c’è uno non c’è l’altro e se non c’è l’altro non c’è uno”.

Ma una ballerina… mangia?

Veniamo poi a un tema ‘spinoso’, che riguarda tantissime atlete chiamate a performare col loro corpo, a cui è richiesta (almeno secondo standard canonici tutt’altro che granitici) una cera fisicià: ginnaste e ballerine su tutte. Intanto “Non è vero che le ballerine non mangiano! Anzi, per noi danzatori la cosa è proprio questa: ci alleniamo talmente tanto che stiamo attenti, ovviamente, a quello che mangiamo, ma quando ci alleniamo talmente bruciamo che possiamo permetterci di mangiare di più” afferma la 31enne ètoile. Non possiamo avere tanti vizi nella nostra vita, non possiamo bere – un bicchiere di vino ogni tanto ci sta – non possiamo fumare, non possiamo fare una vita mondana troppo spericolata… possiamo sì uscire la sera, ma senza esagerare: poi però il giorno dopo sei attaccata alla sbarra alle 10 del mattino – prosegue –. Però il cibo è una di quelle cose che... perché rinunciarci? È così buono, e poi è così salutare, quando fatto bene fa anche molto bene, è una gratificazione per noi danzatrici”.

Quello che danzo influenza la mia vita

Virna Toppi e Roberto Bolle (Instagram)
Virna Toppi e Roberto Bolle (Instagram)

Alla domanda su quali siano,allora le difficoltà maggiori che trova nella sua attuale vita e carriera, Virna Toppi non ha dubbi: indossare ogni volta sul palco i panni di personaggi diversi, immedesimarsi in altre persone, pensate da altri, nate dalla mente di registi e autori. “Diciamo che questa è una delle cose più difficili del mio mestiere, devi saper gestire ogni ruolo, devi essere versatile, devi saper fare tutto quello che ti viene richiesto – dice –. Io, per esempio, ho una personalità molto forte e ruoli che sento miei possono essere ad esempio Kitri di Don Chisciotte (è femminile, carnale, giocherellona ma frizzante, allegra, positiva), piuttosto che Carmen, piuttosto che il Boléro. Quei ruoli terreni mi vengono semplici, perché io sono così, terra terra.

Però a volte mi viene chiesto di ballare dei ruoli in cui devo interpretare un cigno, o devo essere super eterea e non toccare il pavimento, o talmente dolce e fragile che un uomo mi può schiacciare, come dire. E ogni volta è lì la challenge… il ruolo ti deve plasmare, devi essere come un pezzo di pongo, devi modellarti a seconda di quello che tu devi fare. È questa la difficoltà del nostro mestiere, che devi essere tutto”.

Ma in realtà, alla fine, nemmeno interpreti straordinarie come lei si perdono mai completamente nel ruolo. Sicuramente “Influenza molto il tuo stile di vita del momento: io mi rendo conto che alla mattina, se è un periodo in cui ballo la ‘Dama delle Camelie’, mi sveglio e da come verso il caffè nella tazzina lo faccio in una determinata maniera… diversamente rispetto a se stessi ballando La Bayadère, dove interpreto Gamzatti, la cattiva che alla fine uccide la protagonista. Sicuramente il balletto che danzo condiziona tanto il momento della mia vita (reale). Ma non lo faccio volontariamente – conclude Toppi – lo faccio perché so che da li a mezz’ora devo essere estremamente fragile, estremamente delicata, dolce, che non posso di punto in bianco cambiare faccia e quindi, naturalmente il mio corpo, il mio essere, la mia anima si plasmano, si modellano a seconda di quello che faccio”.