Perché si chiamano Paralimpiadi?

L’origine e il significato della parola che identifica l’evento sportivo più ambito da atleti e atlete con disabilità, in corso a Parigi fino all’8 settembre

di MARIANNA GRAZI -
29 agosto 2024
Il passaggio della torcia da Florent Manaudou a Michael Jeremias

Il passaggio della torcia da Florent Manaudou a Michael Jeremias

Voi sapete perché le Paralimpiadi si chiamano proprio Paralimpiadi? O perché diciamo Giochi e atleti paralimpici o paralimpiche al femminile? 

Intanto sgombriamo il campo dai pregiudizi o da definizioni frutto di assonanze: non c’entra nulla la paralisi, o la paraplegia degli sportivi. Quel “para” non è legato quindi a condizioni di salute, anche se ovviamente a primo impatto potrebbe sembrare così. 

Le classi di disabilità  

Parigi: partita la cerimonia, clou la sfilata delle delegazioni
La delegazione azzurra guidata da Luca Mazzone e Ambra Sabatini alla cerimonia di apertura (ANSA/ foto CIP/Simone Ferraro)

Anche perché ai Giochi Paralimpici partecipano non solo atleti con disabilità fisiche (che possono comportare ad esempio l’impossibilità di utilizzare braccia o gambe o gran parte del corpo a causa di paralisi appunto, o sono legate l’assenza – per amputazione o malformazioni – di uno o più arti), ma anche con disabilità sensoriali (ad esempio ipovedenti e ciechi) e intellettive e/o relazionali

E il Comitato Paralimpico Internazionale ha stabilito una classificazione ufficiale per gli sport per disabili, con lo scopo di definire delle specifiche categorie basandosi sulla tipologia e il grado di disabilità degli atleti. Vengono infatti individuate sei classi: amputazioni, paresi cerebrali, difficoltà visive, lesioni spinali, disabilità intellettuali e un gruppo che include tutti quelli che non rientrano nelle precedenti. Queste categorie si applicano alla stessa maniera sia ai Giochi paralimpici estivi sia a quelli invernali.

Il nome: origini e significato

Ma torniamo al discorso principale: perché si chiamano Paralimpiadi? Il termine “paralimpico” deriva dalla preposizione greca “para” (accanto o a fianco) e dalla parola “olimpico”.

Il significato dietro questa parola è quindi ben più profondo che un semplice riferimento alla disabilità e sta a significare che le Paralimpiadi sono Giochi paralleli (e non secondari o inferiori) alle Olimpiadi.

I tre agitos simbolo delle Paralimpiadi
I tre agitos simbolo delle Paralimpiadi

E sta a simboleggiare come i due movimenti esistano fianco a fianco, procedano di pari passo sin dalla prima edizione dei Giochi paralimpici, modellati su quelli olimpici e adattati alle persone disabili. Che sono sportivi e sportive tanto quanto i colleghi e le colleghe olimpiche, come ha dimostrato anche il semplice passaggio di testimone (anzi di torcia) che c’è stato durante la cerimonia di apertura dei Giochi a Place de la Concorde, tra un tedoforo ‘normo’, il nuotatore Florent Manaudou, e Michael Jeremias, campione paralimpico di tennis in carrozzina. Lo sport è sport, non ci sono differenze ma a prevalere sono l’unione e il rispetto, la fratellanza tra i popoli uniti sotto un’unica bandiera. 

Che abbia i cinque cerchi o i tre agitos poco cambia, quel che conta è solo procedere tutti e tutte verso la stessa direzione, parallelamente gli uni agli altri.