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Vittoria Bianco verso Parigi 2024: “In acqua mi muovo libera dagli ausili”

La nuotatrice pugliese, già medaglia d’oro in staffetta ai Giochi 2021, punta a qualificarsi per le Paralimpiadi francesi. “Dopo l’amputazione l’unica cosa a cui pensavo era tornare a nuotare, a papà dicevo: andrò a Tokyo”

di MARIANNA GRAZI -
26 marzo 2024
Vittoria Bianco (Bizzi Team)

Vittoria Bianco (Bizzi Team)

Classe ‘95, pugliese doc, Vittoria Bianco ha le idee chiare, ma soprattutto un grande obiettivo chiamato Parigi. “Le Paralimpiadi sono il mio grande sogno – racconta la nuotatrice paralimpica, che insieme al team di fly2paris, il progetto di art4sport che intende affiancare i ragazzi candidati per le Paralimpiadi 2024 nella capitale francese, si prepara per l’appuntamento sportivo dell’anno. Anzi, del quadriennio. Per qualcuno addirittura della vita.

Parigi è ormai alle porte. La Road to Paris prosegue…

“Il primo obiettivo è quello di qualificarmi. Nonostante sia riuscita a fare il tempo minimo necessario per la qualificazione, le convocazioni vere e proprie verranno poi decise dallo staff della Nazionale a fine luglio e sarà compito del Ct, in base al ranking mondiale, selezionare le atlete che andranno in Francia. La strada quindi è ancora molto lunga ma io ce la metterò tutta per esserci”.

Quella di Parigi sarebbe la sua seconda Paralimpiade. Già esserci per molti è un sogno che si realizza, ma lei a Tokyo è riuscita ad andare oltre, trovando un’incredibile medaglia d’oro con la staffetta.

“La medaglia di Tokyo fu inaspettata. Fu un qualcosa di incredibile che davvero non avevo ipotizzato. A Parigi, qualora riuscissi a qualificarmi, il podio sicuramente non sarà facile da raggiungere. Le avversarie sono tante e molto forti”.

Una passione, quella per il nuoto, che parte da lontano. Ci racconta come è nata?

“Mi sono avvicinata a questo sport quando avevo 6 anni. I miei genitori mi avevano fatto provare anche tante altre discipline, come la pallavolo e il tennis, ma quello che mi veniva più naturale da fare era nuotare. Da lì ho iniziato e non ho più smesso: a 12 anni sono entrata in una squadra agonistica, poi c’è stata la parentesi della malattia, ma dopo l’amputazione della gamba ho deciso di ritornare in acqua”.

La staffetta azzurra oro a Tokyo 2021 (Bizzi Team)
La staffetta azzurra oro a Tokyo 2021 (Bizzi Team)

Torniamo indietro proprio a quel momento doloroso. Nel 2016 le hanno diagnosticato un rabdomiosarcoma alla coscia destra. L’operazione, i numerosi tentativi per salvare l’arto ma alla fine la decisione di amputare la gamba.

“La scelta di ricorrere all’amputazione, di fatto, è stata mia. Dopo l’asportazione della massa tumorale, infatti, ci sono state molte complicanze, perché la ferita non si cicatrizzava. Sono dovuta rimanere allettata per sei mesi con un tutore. Non potevo muovermi. Alla fine di quei mesi, però, ho scelto insieme ai medici di ricorrere all’amputazione. Una decisione dolorosa ma che era necessaria pur di ritornare ad essere autonoma e di non pesare sui miei genitori”.

Come ha affrontato quel momento?

“Quando presi quella decisione mi ero già posta un obiettivo: partecipare alle Paralimpiadi di Tokyo 2020. Avere avuto un obiettivo di quel tipo mi ha aiutato ad affrontare più serenamente quel momento. Mio papà mi ha raccontato che la prima cosa che dissi, uscita dalla sala operatoria dopo l’amputazione, fu: ‘Tranquillo papà, andrò a Tokyo’”.

Dunque lo sport è stato fondamentale.

Assolutamente sì. Durante i mesi successivi all’operazione ho iniziato immediatamente a studiarmi il mondo paralimpico: mi sono guardata tutte le gare delle Paralimpiadi di Rio 2016, ho cercato di capire come funzionava il nuoto paralimpico e quali fossero le varie classi. Non avevo dubbi: volevo assolutamente tornare a nuotare. Quel periodo, per quanto possibile, sono riuscita ad affrontarlo con tranquillità, forte di quell’obiettivo che mi ero posta prima dell’intervento.

E il ritorno in acqua come è stato?

“In realtà è stato tutto abbastanza normale. Dopo 7-8 mesi dall’intervento disputai già la mia prima gara. Non ricordo moltissimo di quel giorno. So solo che il tempo che feci non era un granché (ride ndr). Ero chiaramente contenta di essere tornata a gareggiare ma la mia testa era già proiettata a quella dopo e soprattutto a cosa avrei dovuto fare per migliorarmi”.

Si può dire che l’acqua sia il suo vero habitat naturale? Quali sono le sensazioni che prova quando è in piscina?

“Un senso di libertà. Io mi reputo fortunata per il fatto di essere riuscita a tornare a nuotare dopo l’amputazione. In acqua non ho bisogno di nessun ausilio per muovermi. Non ho bisogno di protesi, di sedie a rotelle e di stampelle. Sono libera di esprimermi e di allenarmi in completa libertà”.

Nella vita dell’atleta, dietro ogni vittoria ci sono altrettante sconfitte. Come le affronta? Le capita di arrabbiarti per una gara non andata bene?

“Sì, è successo proprio l’anno scorso. Nel 2022 mi sono dovuta fermare per un problema alla tiroide e l’anno scorso sono tornata in acqua con l’obiettivo di qualificarmi per i Mondiali. Purtroppo però non mancavano molti mesi e dovevo assolutamente migliorare la mia classifica per poter essere convocata. Purtroppo non ci sono riuscita e a quei Mondiali non ci sono andata. La delusione fu tanta, ma superato quel momento, sono tornata a gareggiare. Avevo accumulato tanta rabbia ma riuscii a convertire quelle sensazioni in energia positiva. Poco dopo, in una gara, riuscii infatti a stabilire il mio nuovo record personale nei 400 stile libero”.

Insieme a tanti altri fa parte del team di art4sport, l’Associazione onlus di Bebe Vio Grandis, che supporta ragazze e ragazzi con amputazioni nella pratica sportiva. Come si è  avvicinata a questa realtà?

“Nel 2018 un’amica di famiglia contattò Teresa Grandis, mamma di Bebe Vio e presidente dell’Associazione, con l’obiettivo di farmi rimanere vicina al mondo dello sport e di darmi conforto. Teresa mi parlò di art4sport, di cosa facevano e dei loro progetti. Mi supportò moralmente facendomi capire che nulla era impossibile e che con la giusta determinazione si sarebbero potuti raggiungere grandi traguardi. Quelle parole furono molto importanti per me e infatti nel 2019 decisi di entrare nel team”.

Vittoria Bianco
Vittoria Bianco

Che clima si respira nel gruppo?

“I ragazzi e le ragazze sono tutti molto simpatici e allegri. Il clima è molto sereno, sembra di essere in una grande famiglia”.

Tanti ragazzi uniti dalla stessa passione per lo sport. C’è qualcuno o qualcuna con cui ha legato particolarmente?

“Con Marta Pozzi abbiamo un rapporto molto stretto. In realtà ci conosciamo da prima di entrare in art4sport. Entrambe infatti abbiamo subito l’intervento nello stesso periodo: lei il 14 febbraio del 2019 e io qualche giorno dopo”.

Ha un idolo sportivo?

“Ellie Cole, senza dubbio. Un’atleta straordinaria, che per il mio percorso è stata fondamentale. Durante la degenza al termine dell’operazione, mentre riguardavo le gare delle Paralimpiadi di Rio per avvicinarmi al mondo paralimpico, mi colpì immediatamente. È una nuotatrice fortissima a cui mi sono affezionata subito, anche perché ha subito la mia stessa amputazione. Per me è stata una fonte di ispirazione”.

Le è mai capitata di incontrarla?

“Sì, sul podio a Tokyo. Noi arrivammo prime, loro seconde. Quando mi guardò e mi fece le congratulazioni fui davvero emozionata. Non ci volevo credere. Il mio idolo sportivo che si complimentava con me dopo che ero riuscita a batterla. Fu davvero un momento molto speciale”.