Il governo tassa i "cervelli in fuga" che tornano in Italia

Con il nuovo decreto, che partirà dal 2024, lo sconto per i lavoratori impatriati passerà dal 70% al 50%. Ed è già partita una petizione online per far cambiare idea a Palazzo Chigi

di EDOARDO MARTINI
26 ottobre 2023
Il nuovo decreto, che partirà nel 2024, taglia il bonus fiscale per i "cervelli in fuga" che tornano in Italia (Instagram)

Il nuovo decreto, che partirà nel 2024, taglia il bonus fiscale per i "cervelli in fuga" che tornano in Italia (Instagram)

Una clausola che tassa i "cervelli in fuga" che tornano in Italia. È quanto previsto, per adesso in via preliminare, nel bando diramato dal ministero dell’Università e della Ricerca per la secondae dizione del Fis, il Fondo italiano per la scienza, qualche giorno fa. Per essere precisi, nel 2024 si ridurrà lo sconto Irpef per i lavoratori altamente qualificati o specializzati che (ri)spostano la residenza fiscale nel nostro Paese. Eppure fino ad oggi lo sgravio per i lavoratori cosiddetti "impatriati" era del 70%, mentre dal 2024 passerà al 50%.
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Fino ad oggi lo sconto per i lavoratori cosiddetti "impatriati" era del 70%, mentre dal 2024 passerà al 50% (Instagram)

Come funziona la norma per i "cervelli in fuga"

Al momento, la norma fissata nel decreto Crescita del 2019 funziona così: un lavoratore (dipendente o autonomo) che è stato residente fuori dall'Italia negli ultimi due anni deve tornarci, impegnarsi a restare per almeno due anni, e svolgere la sua attività lavorativa prevalentemente sul territorio nazionale. A queste condizioni, a partire dall'anno in cui trasferisce la residenza fiscale e per i successivi quattro, il pagamento delle tasse è molto agevolato: per ogni 100 euro guadagnati, solo 30 vengono calcolati per stabilire l'Irpef da sborsare. Ma facciamo un esempio: un lavoratore che rispetta tutti i requisiti e guadagna 100mila euro all'anno, paga l'Irpef come se avesse un reddito di 30mila euro. In sostanza, è uno sconto del 70% sull'imposta da pagare.

La riforma del 2024

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"Un nuove regime agevolato", il comunicato stampo diffuso da Palazzo Chigi (Instagram)

Per capire meglio la situazione che si verrà ora a creare basta leggere il comunicato diffuso da Palazzo Chigi: dal 2024 ci sarà un "nuovo regime agevolato". Questo potrà durare "per un massimo di cinque anni", e non è chiaro se sarà estendibile in caso di figli o di acquisto di una casa. Ma la notizia principale è che cambiano le cifre: la "riduzione della tassazione" sarà del 50%, e non più del 70%. E ci sarà un limite di reddito: 600mila euro all'anno. Inoltre sarà anche più stringente il requisito di residenza. Bisogna essere stati fuori dall'Italia per almeno tre anni, invece di due. Chi se ne va prima di essere rimasto in Italia per almeno cinque anni, poi, dovrà restituire tutto lo sconto con gli interessi. Non importa se sia per motivi di lavoro, per scelta personale, per legami familiari o altro.

"E' un enorme autogol per il Paese"

La frenata sul rientro dei cervelli non è piaciuta alle associazioni di italiani all'estero che provano a organizzarsi anche con una petizione su Change.org per far cambiare idea al governo. I bonus fiscali, rivendica la raccolta firme, sono "l'unico appiglio di salvezza per tutti gli italiani che lavorano all'estero e sperano un giorno di tornare in Italia con un bagaglio culturale arricchito". Quello del governo, ha attaccato Controesodo su Facebook, "è un enorme autogol per il Paese".
"È essenziale trovare il giusto equilibrio tra incentivare il rientro e assicurare sostenibilità e giustizia fiscale", ha scritto su Linkedin il venture capitalist Gabriele Fenoglio, che da beneficiario della misura si è chiesto "se fosse davvero sostenibile e giusto mantenere un incentivo così generoso non solo per persone estremamente meritevoli ma anche per persone solamente privilegiate". Ora, ha aggiunto, "l'Italia deve guardare oltre gli incentivi fiscali per creare un terreno fertile dove talento e passione possano crescere insieme".
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Il presidente dell'Assocalciatori, Umberto Calcagno (Instagram)

La questione calciatori

E a proposito di autogol c'è poi la questione calciatori. Come ben sappiamo la norma comparsa per la prima volta nel decreto Crescita del 2015 ha aiutato molto le squadre di calcio che, a parità di costo aziendale, hanno potuto garantire ai giocatori provenienti dall'estero ingaggi più alti grazie allo sconto sulle tasse. Nel comunicato stampa del governo si legge che per gli sportivi professionisti restano "invariate le disposizioni" che sono "già previste". Dopo pochi giorni l'orientamento della maggioranza sembra essere mutato, ma solo secondo quanto riportano fonti i maggioranza a diversi organi di stampa. Entro fine anno potrebbe quindi arrivare un testo che bloccherà gli incentivi per gli sportivi, che piacciono ai club e non ai calciatori. "È ingiusto che ci sia un risparmio fiscale per chi proviene dall'estero in un settore come lo sport dove si dovrebbe partire tutti dallo stesso piano", ha ribadito pochi giorni fa il presidente dell'Assocalciatori, Umberto Calcagno, che da anni combatte la sua battaglia controcorrente.