In
Florida, dove sorge il più grande complesso di parchi a tema del mondo e quello di gran lunga di maggior successo, la
Walt Disney Company era abituata a fare e ottenere tutto ciò che voleva. D'ora in poi non sarà più così. A mettersi di mezzo è il governo federale guidato dal repubblicano
Ron DeSantis, che non ha preso –diciamo– bene la scelta della major di
mettere in pausa le donazioni politiche nello Stato e di condannare apertamente la nuova legge sull'istruzione che gli oppositori chiamano "
Don't Say Gay". L'era in cui il principale datore di lavoro privato della Florida poteva agire nella quasi totale libertà è finita giovedì, quando la Camera dei rappresentanti ha votato per revocare a Disney World lo
status di distretto fiscale speciale, un privilegio che la company ha mantenuto per 55 anni, in modo da autogovernare il suo complesso di parco a tema.
Lo status speciale
Topolino saluta i fan durante una parata al Walt Disney World Resort a Lake Buena Vista, Florida
Giovedì 21 aprile i legislatori della Florida hanno votato per togliere alla Walt Disney il suo speciale status di
autogoverno chiamato
Reedy Creek Improvement District. Il Senato aveva già dato il via libera il giorno precedente alla decisione. Questa designazione dava all'azienda il potere di imporre tasse, costruire strade e controllare i servizi pubblici sulle terre dei suoi parchi tematici. Lo suo status speciale aveva effettivamente permesso al colosso dell'intrattenimento di operare come un governo municipale autonomi, con un proprio consiglio di supervisori e vigili del fuoco, e per assurdo dava anche il potere alla Disney di costruire il proprio aeroporto, o una centrale nucleare, se lo desiderava. Ovviamente questa libertà d'azione si ritiene che abbia permesso alla major di
risparmiare decine di milioni di dollari di tasse e imposte, ed è infatti questo uno dei principali motivi per cui la compagnia aveva scelto di costruire i suoi parchi a tema proprio in Florida, dove è diventata il
più grande datore di lavoro privato dello Stato, con circa 80.000 dipendenti.
La ritorsione di DeSantis
Dipendenti Disney contro la legge della Florida chiamata dai critici "Don't say gay"
La mossa dei repubblicani che va a smantellare il
Reedy Creek è stata vista come una
rappresaglia per l'opposizione della Disney alla
legge che gli oppositori chiamano "Don't Say Gay" e dopo che l'azienda ha sospeso le donazioni politiche nello Stato proprio dopo l'approvazione, il mese scorso, della nuova misura. La legge, nota come "
Parental Rights in Education", tra le altre cose
proibisce di discutere dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere fino alla terza elementare nelle classi della Florida e limita questa possibilità anche per gli studenti più grandi. Il governatore Ron DeSantis aveva infatti dichiarato qualche giorno fa che avrebbe firmato la nuova disposizione e dopo il voto del Sanato e della Camera il
distretto speciale della Disney sarà sciolto il 1° giugno 2023.
La legge Don't say gay
Formalmente intitolata "
legge sui diritti dei genitori nell'educazione", la norma che il repubblicano
DeSantis ha firmato il 28 marzo scorso, e che entrerà in vigore a partire dal 1° luglio, proibisce qualsiasi istruzione sull'orientamento sessuale o l'identità di genere tra la scuola materna e la terza elementare - quando gli studenti hanno all'incirca tra i 5 e i 9 anni. Inoltre chiede anche ai distretti scolastici di
evitare di inserire nei programmi argomenti Lgbt "quando non sono adatti all'età o allo sviluppo degli studenti". La legislazione si estende anche ai servizi di supporto agli alunni, compresa la consulenza, e soprattutto
incarica i genitori di fare causa direttamente alle scuole se ritengono che un educatore abbia violato la legge.
Il murale Lgbt friendly della Disney in Florida: le mani di Topolino formano un cuore arcobaleno
I critici sostengono che la legge
isolerà e stigmatizzerà i giovani Lgbt, mentre i suoi sostenitori affermano che invece vada a proteggere i bambini da quei
contenuti ritenuti inappropriati per la loro età. La
Disney inizialmente era rimasta in silenzio sulla questione, ma ha poi scelto di schierarsi in opposizione a questa politica a causa anche delle pressioni dei dipendenti. Dopo che la proposta è diventata una legge a tutti gli effetti, la company ha promesso di fare
pressione per la sua abrogazione in tribunale e combattere disegni di legge simili in tutti gli Stati Uniti. In risposta alle 'minacce', il governatore DeSantis ha detto che la società, che ha fatto della Florida la sua patria, aveva "superato il limite". Inoltre all'inizio di questo mese, i legislatori repubblicani nel Congresso degli Stati Uniti hanno dichiarato che si sarebbero opposti al rinnovo, nel 2024, dei
diritti d'autore dell'azienda su Topolino a causa della sua"agenda politica e sessuale". Insomma nella partita sui diritti che si gioca in Florida tra il governo statale e il colosso dell'intrattenimento è stata avanzata una controffensiva repubblicana. Ora non resta che aspettare la prossima mossa della Disney.