Pasqua di guerra a Gerusalemme tra restrizioni, preghiere e speranze di pace

Pochissimi i pellegrini, molte le restrizioni per donne e uomini, tante le preghiere per la pace: nella Città Santa le strade sono vuote e le chiese sono semi-deserte, sembra di essere tornati ai tempi del Covid. A pochi chilometri, le bombe su Gaza e gli aiuti umanitari bloccati

di MARGHERITA AMBROGETTI DAMIANI
31 marzo 2024
Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, celebra la messa del giovedì santo

Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme, celebra la messa del giovedì santo

Gerusalemme si prepara a una Pasqua di guerra. La Settimana Santa si è aperta con la tradizionale processione delle palme che ha percorso la strada che dal santuario di Betfage porta alla Città Santa. Le migliaia di pellegrini sventolanti i ramoscelli di ulivo intrecciati sono però solo un ricordo. La tragedia umanitaria che sta colpendo Gaza ha sradicato anche questa tradizione. Pochissimi quelli giunti da oltre confine, decimati i cristiani della Cisgiordania a causa delle restrizioni imposte da Israele. Di certo, il clima non è di festa.

Nel silenzio assordante di una Terra Santa ormai sfigurata, le uniche a continuare a farsi sentire sono le bombe. Un vuoto che ricorda i tempi del Covid. Nell’opinione del custode di Terra Santa, padre Francesco Patton, però, “non sono i numeri a dare significato alla celebrazione”. Solo nella parrocchia sono circa 600 i cristiani che, rimasti senza casa, vivono da circa sei mesi, ma lo sguardo è sempre rivolto al futuro. Anche il Patriarca dei latini, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, ha dato seguito alle celebrazioni dell’avvio della settimana di Pasqua.

Il problema degli aiuti umanitari

Nel frattempo, nella Striscia di Gaza la situazione sta diventando sempre più drammatica. L’arrivo degli aiuti umanitari continua a essere il nodo più complesso da sciogliere. Philippe Lazzarini, capo dell'Unrwa, ha fatto sapere che Israele ha comunicato all'ONU che non saranno più approvati gli ingressi dei convogli umanitari. Di contro, Antonio Guterres, segretario generale delle Nazioni Unite, prosegue senza sosta nella battaglia finalizzata a consentire l’ingresso di più aiuti per i civili intrappolati nella Striscia. Sullo sfondo, un accordo per il cessate il fuoco ancora fin troppo fragile. Alcuni emissari di Hamas hanno fatto sapere che a Doha la situazione non è di certo rosea a causa di una nuova condizione posta da Israele respinta dal gruppo.

La settimana santa

E mentre c’è chi definisce storica la risoluzione per il cessate il fuoco a Gaza, giunta dopo mesi di veti incrociati di Stati Uniti, Russia e Cina, anche il venerdì santo va deserto. Tra le varie restrizioni, quella secondo cui gli uomini che hanno meno di 55 anni e le donne che hanno meno di 50 anni non potranno raggiungere la Spianata delle Moschee per pregare. Una punizione collettiva che colpisce indiscriminatamente i palestinesi. Che si abbia fede o no, la Quaresima è culturalmente considerata un tempo di riflessione profonda che accompagna a nuovo corso e, per chi crede, a una nuova vita. L’auspicio è che le preghiere - anche laiche - vadano in questa direzione e riescano a dimostrarsi più forti di odio e violenza. Gerusalemme, oggi luogo di contesa, potrebbe divenire il simbolo di una nuova alleanza tra i popoli all’insegna del reciproco riconoscimento, “nella pietà che non cede al rancore”, per dirla con le parole di Faber.